14 - Surprise

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- Io ti odio immensamente, Leighton.

- No, tu... tu mi ami. Mi ami tanto. Come Michael Jackson. Sai che mi ha detto... Mi ha detto che mi ama a San Valentino! - blatera la mia amica, ubriaca fradicia, tra un singhiozzo e l'altro.

Alzo gli occhi al cielo.

- Michael Jackson è morto quasi dieci anni fa.

Leighton scoppia a ridere, come se avessi fatto la battuta più divertente del mondo. Peccato che io abbia constatato un fatto reale.

- It's close to miiidnight and something evil's lurkin' in the daaark...

Leighton inizia a cantare e non è per niente intonata.

- Under the mooooonlight you see a sight that almost stops your heaaart... You try to screeeam...

La fisso sconcertata.

- But terror takes the sound before you make it
You start to freeeeeze as horror looks you right between the eeeyes,
You're paralyzed...

- Leighton, aspetta di arrivare a casa prima di... - tento di interromperla.

- 'Cause this is thriller, thriller night! - grida lei, invece.

Le metto una mano davanti alla bocca e percorro a fatica il breve tratto di strada che ci separa dal nostro palazzo. Leighton sa essere difficile da gestire quando è ubriaca e, stanotte, è davvero presa bene.

- Thriller, thriller night! - riesce ad urlare, non appena la mollo un attimo per chiudere la porta del palazzo.

Si improvvisa Michael Jackson e balla a ritmo con la canzone che sta cantando, ovvero Thriller. Provo a farla smettere, ma non riesco a prenderla né a farle capire che mi deve dare ascolto.

Allibita, tento comunque di portarla in casa mia, ma lei reclama il suo appartamento.

- Vieni, Leigh, ti cedo il letto. - le propongo.

Si mette seduta sul pavimento, incrocia le braccia e scuote energicamente la testa.

- Non puoi andare a casa tua. A chi ti rivolgi in caso d'aiuto? - domando.

Si guarda un attimo attorno, poi inizia a piagnucolare come una bambina di tre anni.

Le parole che cerca di articolare escono confuse, a versi e lagne.

- D'accordo, ti porto a casa tua. Però mi metto sul divano, così se hai bisogno ti aiuto. Okay? - contratto.

Fa cenno di sì con la testa e marcia verso il suo appartamento.

Estraggo le chiavi dalla sua borsa e apro la porta. L'appartamento è buio e silenzioso, e non appena accendo la luce emerge il disordine. Leighton non è esattamente il tipo di persona che passa le ore con l'aspirapolvere in mano e gli oggetti in mano da mettere al proprio posto. Opta per lasciarli lì dove sono.

Riesco a farla sdraiare nel suo letto e, per fortuna, non vomita.

Io mi sdraio sul suo divano e, stanchissima, mi addormento con la sensazione delle gambe pesanti e la testa leggera. Mentre Kyle parlava di affari, infatti, io pensavo al prossimo colore di rossetto da acquistare, a com'erano brutti i brillantini verdi sul vestito della bionda di fronte a me, a quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che il vecchietto in fondo si era fatto la barba. Ne era trascorso tanto, sicuramente.

Ogni tanto rifilavo a Kyle qualche osservazione generica, che avrebbe dovuto fargli capire che non ero interessata a continuare il discorso, ma che invece accendeva in lui nuovi modi per dirottare la conversazione. O, meglio, il monologo raramente interrotto.

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