Nel pomeriggio, passeggiamo per ore. Credo che tutta Londra ci abbia visti insieme.
Tuttavia, non sono mai stata così contenta di passeggiare, perché il sole primaverile ci scalda dolcemente, l'aria ci accarezza e, improvvisamente, il mondo mi sembra di nuovo pieno di colori. La bolla grigia in cui ero intrappolata si è dissolta.
Non che mi piaccia ammettere tutte le verità che mi passano per la testa, ma devo riconoscere che è merito di Jonathan. In poco tempo, è riuscito ad assumere la sua importanza per me.
- Oh, entriamo lì, ti prego! - esulto, indicando una profumeria.
- Ti serve un profumo? - domanda Jonathan, perplesso.
Alzo gli occhi al cielo.
- Ma devo proprio spiegarti tutto? Quando dico che voglio entrare in un negozio, intendo che è il tipo di negozio in cui potrei trovare qualcosa che mi piace. Non necessariamente ne ho bisogno. E non è detto che io compri effettivamente qualcosa, ammesso che mi piaccia. Deve colpirmi prima di meritare il mio acquisto. - delineo.
Jonathan annuisce, attento. Se capisce questo, mi ha già praticamente conquistata.
Inevitabilmente, penso a Liam. Lui tendeva ad annoiarsi quando lo trascinavo in giro per negozi e mi suggeriva di chiedere a qualche mia amica di accompagnarmi. Il più delle volte, seguiva vagamente i miei spostamenti all'interno del negozio in questione, mentre partecipava all'attività con vivo interesse solo quando capiva che ci tenevo o che mi sarei arrabbiata seriamente se fosse stato assente con la mente.
- Cosa compri in profumeria, di solito? - domanda Jonathan, curioso.
- Trucchi, tanti trucchi, e quasi nessun profumo. Se conti le boccette di profumo che ho, sono tre o quattro. Ho tantissimi campioncini di profumi diversi sparsi nelle varie borse, però, perché me ne infilano sempre un paio nel sacchettino quando compro qualcosa, anche se non c'entra niente.
Il ragazzo al mio fianco assume un'espressione concordante.
- Non usare troppo o troppi profumi, hai un buon profumo di tuo. - asserisce.
- Grazie. - gli sorrido.
Entriamo in profumeria e l'atmosfera eleva il mio umore già alto in mezzo secondo. Adoro osservare gli stand con prodotti colorati e brillanti, nuovi di zecca. Mi lancio subito all'esplorazione di smalti e rossetti, di cui ho già molti colori: non sono mai abbastanza per me.
Peccato che spesso rimangano nel beauty perché non ho voglia di mettermi lì e sperimentare.
- Minnie? - mi chiama Jonathan.
Lo vedo fermo davanti al cartellone pubblicitario di una supermodella che sfoggia il trucco perfetto al millimetro con un sorriso abbagliante e i capelli scompigliati all'indietro, come se avesse avuto un ventilatore acceso davanti alla faccia mentre la fotografavano.
- Sì?
- Con cosa fa quella linea nera sopra l'occhio? - domanda ingenuamente, tracciando col dito la coda felina che delinea il contorno superiore dell'occhio della modella e lo prolunga verso l'alto.
- Eye-liner, il più bastardo fra tutti i trucchi. Devi avere una pazienza di ferro e la mano di Picasso per imparare ad usarlo. - spiego.
Jonathan ridacchia.
- Quindi c'è un motivo se non te l'ho mai visto mettere.
Assottiglio lo sguardo a fessura.
- Che cosa stai insinuando? Guarda che sono capace a metterlo, eh. - mi faccio valere.
- Ah, sì? - continua a sbeffeggiarmi, in tono subdolo e derisorio.
La commessa alla cassa sta smanettando sulla tastiera del computer, con tre scatoline a fianco e un palese nervosismo addosso.
Adocchio un eye-liner a penna sullo stand contiguo al cartellone pubblicitario.
- Mettiti di qua, ti faccio vedere come lavora una make-up artist. - mi vanto, spostandolo in modo che mi nasconda dalla commessa.
- Addirittura... - ridacchia Jonathan.
Prendo l'eye-liner e inizio a disegnare la linea sul mio occhio destro, facendo attenzione a congiungere il tratto della codina e quello del contorno superiore. Osservo il risultato, soddisfatta.
- Il suo è fatto meglio. - osserva Jonathan, volendo chiaramente provocarmi.
- Il suo è photoshoppato. - replico, tagliente.
Solleva le sopracciglia, colpito.
- Okay, visto che non posso uscire da qui con l'eye-liner solo da una parte, resta fermo. - sussurro.
Faccio giusto in tempo ad applicarlo anche dall'altra parte che sento i passi della commessa. Rifinisco velocemente l'attaccatura.
- Non ti puoi truccare qui senza comprare quello che stai usando. - mi fa notare, acida.
Faccio un sorriso di convenienza e lascio l'eye-liner al suo posto.
- Infatti lo compriamo. - si intromette Jonathan, ripescando un eye-liner identico, ma non aperto.
La commessa sta per obiettare, probabilmente contrariata perché non ha ripreso esattamente lo stesso, ma io prendo Jonathan a braccetto e ci volgiamo verso la cassa.
- Sì, lo prendiamo. - annuisco.
Lei stringe le labbra in una linea dura e si reca dietro la cassa, senza fiatare.
Ah, la vecchia e cara legge de "il cliente ha sempre ragione"!
- Sono venti sterline. - sibila.
- Venti sterline per un pennino?! - esclama Jonathan.
Trattengo una risata.
- I trucchi costano più di quanto immagini. - confermo.
- Alla faccia! - commenta lui, ancora esterrefatto, tirando fuori il portafoglio.
Allunga la banconota alla commessa acida, che pronuncia un "arrivederci" che sembra un "vaffanculo", e io lo ringrazio con un largo sorriso.
Usciamo ancora a braccetto.
- Scusa, ma voi donne prosciugate lo stipendio così? I profumi costano tanto e si sa, ma per due colori in faccia spariscono centinaia di sterline, è possibile?! - obietta ancora.
- Be', dipende dalla marca che scegli e dalla qualità dei cosmetici. Anche gli assorbenti costano, sai? - osservo.
Jonathan si volta a guardarmi, cauto.
- Non dirmi che spendi venti sterline anche per un assorbente!
Scoppio a ridere.
Quasi nessuno comprerebbe più assorbenti, se costassero così tanto.
- Ma no, sono quasi dieci sterline a scatola. In una scatola ce ne sono una trentina, però. Vai avanti tranquillamente per almeno due mesi... A volte anche tre, dipende. - lo informo.
- Io vado avanti per cinque mesi, non chiedermi come faccio. - mi prende in giro lui, piegando il tono di voce a note femminili.
Non posso fare a meno di ridere.
- Non te lo chiedo, allora. Quando vuoi, insegnami. - ridacchio.
- Eh, aspetta che mi vengano. Sono un po' in ritardo, ora che ci penso. - continua lui, con fare effemminato.
Rido a crepapelle e, guardandomi ridere, finisce per farlo anche lui.
Siamo nel bel mezzo di un marciapiede di Londra e ridiamo come due cretini, ma gli sguardi altrui ci scivolano addosso come olio, senza influenzarci minimamente.
Il lato umoristico di Jonathan mi piace parecchio.
__________
I maschi non sanno quanto costino i trucchi. Beati loro.
Love you 🍰
STAI LEGGENDO
Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)
RomanceMinnie non potrebbe essere più diversa da Jonathan, acida lei e dolce lui, ironicamente pasticcere, eppure sono attratti l'uno dall'altra: peccato che a minare il loro rapporto intervenga il passato...