36 - Overwhelm

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Al mio rientro al lavoro, devo subito affrontare una scena che avrei preferito evitare: il mio ex fidanzato incollato alla mia collega ed ex amica, contro una colonna portante al riparo dalla gente che traffica nell'atrio. Non si stanno baciando, sono solo molto vicini e si guardano e si sorridono e si desiderano e... Argh, non li sopporto!

- Buongiorno, Minnie! - esclama Liam a gran voce, d'improvviso.

Sia io sia Suzie siamo molto frastornate. Non stava pensando a come svestirla fino a mezzo secondo fa?

Rinsavisco in fretta.

- Devo proprio ricambiare? - sollevo un sopracciglio.

- Sei brava a ricambiare, perché no? - mi lancia la frecciatina, malvagio e conciso come solo lui sa fare e come non credevo fosse possibile da parte sua.

Non conosciamo mai una persona al cento per cento, questo è vero, ma in sei mesi di relazione pensavo di aver capito qualcosa. I sentimenti offuscano davvero la vista, accidenti. E io che credevo di essere più furba degli altri.

La fase in cui mi commiseravo tra me e me è finita, perciò ora sento solo l'impulso di sorridere. Non si può fare altro di fronte ad errori del passato a cui non è più possibile rimediare.

- Suzie, ti spiace passare nel mio ufficio quando hai finito? - mi rivolgo alla bionda.

- Certo... - annuisce lei, un po' perplessa.

Ah, che voglia di fare la stronza e rinfacciarle tutto! Dai discorsi sugli ex, a quelli sugli uomini in generale, alle critiche ai comportamenti di Liam, nonostante non lo conoscesse ancora... Voglio farla sentire un'incoerente, doppiogiochista, sleale e sporca merdina. Voglio che si senta piccola piccola, come un granello di sabbia. Insignificante, come una goccia d'acqua nel deserto.

Mi avvio verso il mio ufficio e non mi sorprendo di sentire, poco dopo, il rumore dei tacchi di Suzie a breve distanza da me.

Apro la porta e le faccio cenno di accomodarsi, mentre io stessa mi sistemo con calma sulla sedia, poggio la borsa e mi libero della giacca.

Infine, accavallo le gambe e sfodero il tono più tagliente che possiedo.

- Ti diverti a fartela con quel pezzo di merda del mio ex?

Suzie sobbalza e si acciglia, sbalordita che io sia stata così diretta.

- Minnie...

- No, rispondimi. Io non lo trovo divertente, ma vorrei sapere se per te è diverso. Insomma, se ti facesse schifo non lo faresti, giusto? Curioso che tu ti comporti così quando eri tu stessa a concordare con me quando lo insultavo con te e Leighton. Curioso, o forse contraddittorio...

Lei accusa il colpo, come dimostra la sua espressione amareggiata, poi alza gli occhi su di me.

- Ti credevo mia amica. - affermo, dura, per farle capire come ora la nostra amicizia non ci sia più.

- Minnie, non ho voluto avvicinarmi a lui di proposito... Lui è venuto da me, abbiamo iniziato a parlare e...

- E nel frattempo pensava a come ricattarmi perché lo stratagemma di farmi ingelosire usando te non stava funzionando. Tutto chiaro, grazie. - la interrompo, perfida.

Smascherare le intenzioni di Liam in presa diretta traumatizza Suzie, ma in questo momento non rientra fra le mie preoccupazioni. Stupida lei a non calcolare tutte le possibilità, a non starmi vicina per scoprire prima le cose invece che subirle, a tradire su due piedi la nostra amicizia per quello stronzo senza scrupoli del mio ex. 

- Un po' funziona, forse, non ci hai pensato? - ribatte infine, ferita nell'orgoglio.

Appoggio i gomiti sulla scrivania e porto il busto in avanti.

- Non so se ricordi, ma fino a un mesetto fa ero ancora a terra, con l'autostima sotto l'asfalto, a causa sua. Mi sento in diritto di incazzarmi quanto mi pare con lui e con tutti quelli che stanno dalla sua parte, senza che questo si chiami gelosia. - sibilo, furiosa.

Suzie si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guarda il pavimento, poi inspira per farsi evidentemente coraggio e prende la decisione di alzarsi. Ottima decisione, l'unica saggia della sua vita da settimane a questa parte.

Si sofferma un istante ad osservarmi, sconfitta.

- Fuori dal mio ufficio. Sei solo una fallita che non merita neanche gli avanzi. - sputo.

- Ora stai esagerando. - contrattacca.

Mi lascio andare ad una mezza risata derisoria.

- Io? Non credo proprio. E, anche fosse, non me ne frega un cazzo. - concludo.

Lei fa una smorfia disgustata e se ne va, sbattendo la porta dietro di sé.

Un potente brivido di vittoria mi percorre tutta e sento l'euforia scorrere nelle vene.

Sarò anche stata esagerata, ma lei è scesa davvero in basso e un calcio nel sedere se lo meritava proprio. Mi sono sentita presa per i fondelli in una maniera indescrivibile e non accetto critiche da parte sua. Deve solo tacere.

Ora scrivo una mail a Jodie per informarmi sullo stato di avanzamento del contratto in cui è coinvolta l'azienda che ha assunto Liam, in modo da capire se mi ha effettivamente messo i bastoni fra le ruote o se ha accettato il mio rifiuto.

Mentre aspetto che risponda, inizio a smaltire il lavoro della mattinata, ma spesso mi distraggo: una volta fisso i fiori sul davanzale, una volta mi accorgo che le nuvole hanno lasciato spazio al sole, una volta osservo la punta della penna e mi chiedo perché uso proprio questa e non ne sperimento altre; mi perdo nei motivi geometrici delle tende, rifletto sulle mie unghie e mi accorgo che non metto lo smalto da settimane, passo i capelli tra le dita e decido che sarebbe ora di spuntarli un po'...

Infine, lo schermo del computer si anima all'arrivo della mail tanto attesa e vi clicco sopra con impazienza.

Ciao Minnie, 
l'incontro per definire i dettagli dell'accordo si svolgerà a cena questo giovedì, per cui le firme dovrebbero essere apposte venerdì mattina per ufficializzare il tutto. L'ingegnere Turner e il tecnico Edmonds incontreranno il signor Watson domani pomeriggio per discuterne.

Salto la parte dei saluti e torno a leggere il corpo della mail, che mi interessa particolarmente.

Non ho molto tempo piegare Liam al mio volere. E, soprattutto, non ne ho abbastanza per inventarmi qualcosa su come fare.

Mentre mi scervello in tale questione, cerco di portare avanti un po' del lavoro, ma a un quarto d'ora dalla pausa pranzo smetto, con la testa che sta per scoppiare.

Non ho la concentrazione necessaria per dedicarmi a tutti questi calcoli.

Due colpi secchi di nocca alla porta mi fanno avvertire decisamente il mal di testa che ora mi martella.

- Avanti. - sospiro.

La figura alta e smagliante di Liam, di buonumore e in perfetta forma, si staglia davanti ai miei occhi con arroganza. 

Il signor ingegnere in pompa magna.

- Che vuoi? - biascico, stanca e col capo dolorante.

- Non stai bene? - indaga lui, interdetto.

Per fortuna, un pizzico di sensibilità gli è rimasto. Giusto un pizzico, però, non di più.

- Dimmi cosa vuoi e taglia corto, Liam. - lo esorto.

- D'accordo... Vuoi venire a pranzo con me?

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Quelle come Suzie vanno soppresse.

Love you 🍰

Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora