JONATHAN
Se c'è una cosa che irrita persino una persona paziente come me, questa è la spocchia delle ragazzine viziate che modificano l'ordine a pochi giorni dalla consegna. Per realizzare decorazioni particolari ci vuole tempo, non si può buttare via tutto e ricominciare da capo così, all'improvviso.
- E i girasoli no, e le peonie no, e le margherite nemmeno, e le rose più piccole... Quella ragazzina è insopportabile. - sbuffo.
I miei colleghi ridono, la componente femminile del gruppo si prodiga in imitazioni da Oscar.
Jill manda i capelli indietro con altezzosità, Christine si dà arie con una mano, Kelsey fa versetti odiosi.
Scoppiamo tutti a ridere.
- Vaffanculo, che se le faccia lei le roselline color vomito imputridito. Ha fracassato le ovaie. - si lamenta Christine.
- E i coglioni. - aggiunge Bryan, alla mia destra.
Ridacchio.
Improvvisamente immagino Minnie unirsi al coro di lamentele, con il suo solito spirito critico e l'ultima parola sulla punta della lingua.
Quanto è grave pensarla così spesso, dal nulla?
- Ehi, patatone, ti sei incantato? Come sta la tua bella? - mi prende in giro Bryan, lavorando la pasta per un'infornata di biscotti.
- Meglio della tua... Ah, scusa, non esiste.
Bryan mi mostra il dito medio e scoppiamo tutti a ridere.
Ho sempre adorato i miei colleghi e l'ambiente qui, perché tra una torta e l'altra, volano sempre battute, risate, aneddoti e chiacchiere piacevoli. A volte, le ragazze si mettono persino a cantare.
- L'hai già invitata a cena? - continua Bryan, imperterrito.
- No. Avevo intenzione di farlo ieri, ma non c'era l'atmosfera giusta. Oggi magari tento.
Jill si volta con il mattarello di legno in mano.
- Togli quel magari. Per una volta, una ragazza ti affascina davvero e la stai costeggiando: abbi la decenza di impegnarti sul serio ed essere deciso, a quelle come lei non piacciono i mollaccioni. - tuona.
- Non sono un mollaccione. - affermo.
Essere privi di spavalderia non vuol dire non essere determinati, si può lavorare ai propri obiettivi senza far clamore.
- Dimostralo. Con le parole, con i gesti, con tutto te stesso. Ne varrà la pena. - prosegue lei.
- Ma tu neanche la conosci. - si intromette Bryan.
- Indirettamente, sì. Ho sentito mia madre parlare di lei con una sua amica, appena dopo aver chiuso una telefonata con la madre di Minnie. Sommando quello che Jonathan dice di lei, ne è venuto fuori un ritratto abbastanza chiaro. - spiega Jill.
Io, intanto, mi occupo di disporre i biscotti sulle teglie ed infornarli.
Non mi va di entrare troppo nello specifico su di lei, nemmeno in loro presenza, perché la questione del suo ex è ancora delicata e confusa per me.
L'istinto mi suggerisce di non abbassare la guardia, per questo decido che andrò a prenderla al lavoro stasera, perché voglio essere sicuro che quel saccentone non si approfitti di lei.
Stento a credere a quell'armonia perfetta di cui lei parlava, se penso alla scena che ho vissuto in prima persona quando l'ho strappata dalle sue grinfie.
E so che non abbiamo una relazione ufficiale, ma il fatto che il suo ex le ronzi intorno mi dà fastidio come se l'avessimo. Vorrei che tornasse in Australia e non si facesse più vedere.
- Ti sta squillando il telefono, Johnny. - mi richiama Kelsey.
Mi riscuoto e lo afferro.
- Oh, Johnny, come va, amico? - mi saluta la voce pomposa di Michael.
- Tutto a posto. A te?
- Non c'è male... Senti, ma venerdì ci beviamo qualcosa io e te o stai ancora incollato alla rossa?
Sospiro.
Certe volte, diventa davvero pesante con questi continui riferimenti a Minnie.
- Ha un nome, sai? Comunque sì, dai, ci sto. - rispondo.
- Quando ha un nome, diventa una cosa seria, attenzione. Vacci piano, mi raccomando. - ridacchia il mio amico.
Quello che dice lui vale per la categoria di ragazzi a cui lui appartiene, ovvero quelli che ci provano con tutte e tengono a mente pochi tratti di quelle che accettano di passare una serata con loro.
A me non è mai piaciuto quello stile.
Preferisco la vecchia maniera, quella del corteggiamento fatto di parole, gesti dapprima timidi e poi sempre più confidenziali, graduale ma significativo. Provarci con tutte e mai seriamente, mi sembra solo uno spreco di tempo: senza impegno, non si arriva a nulla. Anche per le donne c'è bisogno di impegno, secondo me, ma vale la pena sacrificarsi solo se l'azione è spontanea e non a comando. Non impiegherei mai tempo ed energie per qualcuno che non mi interessa davvero, nel profondo.
E, per quanto si dica che il gentil sesso ama gli stronzi, confido nella mia filosofia di vita e persisto, finché non avrò successo.
- Okay, okay, ci vediamo venerdì, vecchio orso. - saluto Michael.
- A venerdì. - ricambia lui.
Metto via il telefono e torno a lavorare serenamente con il gruppo.
Nel frattempo, la mia mente lavora di fantasia: cosa potrei portare domani a Minnie?
Qualcosa che la stupisca...
Pensa, Jonathan.
Noto Christine decorare dei cupcake con crema azzurra e rosa.
Forse potrei formare una M con la pasta di zucchero e porla sul cupcake, con le altre lettere del suo nome sistemate qua e là. Ambizioso farle così piccole, ma potrei riuscirci.
Mi metto all'opera, intanto, e lascio che a spolverare i pasticcini con lo zucchero a velo sia Bryan.
Stavolta, spero davvero di impressionarla.
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Diventerò obesa a forza di scrivere capitoli così.
Love you 🍰
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Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)
RomanceMinnie non potrebbe essere più diversa da Jonathan, acida lei e dolce lui, ironicamente pasticcere, eppure sono attratti l'uno dall'altra: peccato che a minare il loro rapporto intervenga il passato...