Non sono mai stata una di quelle ragazze a cui sta bene tutto. Soprattutto quando si tratta di outfit serali, la scelta si fa complicata.
In particolare, non mi stanno bene gli abiti che fasciano la pancia, perché non ho la pancia piatta, né le minigonne aderenti, altrimenti le mie gambe sembrano due salsicciotti osceni, né tantomeno quelle spalline malpiazzate sugli abiti dove sembra che le mie braccia strabordino come lardo in vendita.
Per andare a cena con Leighton, perciò, provo un vestito che mi stava bene l'anno scorso e spero che mi stia ancora bene dopo tutti i dolci che Jonathan mi ha portato: è blu scuro, abbastanza corto ed è stretto in vita da una cintura di pelle color nocciola. Piastro i capelli, applico un trucco senza pretese e aspetto la mia amica fuori dalla porta.
- Mmh... Accettabile. La prossima volta, però, ti faccio uscire con i leggings di pelle. - commenta Leighton, perfettamente soddisfatta del suo abito in seta color prugna che evidenzia quanto sia snello e in forma il suo corpo.
Inorridisco alle sue parole.
- Sei matta? Manco li ho i leggings di pelle!
- Li ho io. - mi fa l'occhiolino.
- Ah, no! Non se ne parla. - protesto.
Leighton mi prende sottobraccio e iniziamo a scendere le scale del condominio.
Invidio quanto si sente a suo agio nei tacchi, anche senza plateau.
- Questo è ancora da decidere. Un'altra cosa da decidere, ad esempio, è il posto dove andiamo a mangiare. Idee? - dirotta abilmente il discorso.
Non mi sono lasciata sfuggire la sua insistenza, ma lascio correre perché discutere con lei è assolutamente inutile. È come pretendere che un cane miagoli.
Mi concentro sulla sua domanda.
- Non vado al Clou da un secolo. Che ne dici di rimediare? Se non sbaglio, i cuochi sono di origine francese. - propongo.
Leighton studia l'idea per qualche istante.
- D'accordo. Me ne aveva parlato bene Casey, la cameriera dai capelli rosa di qualche mese fa, ti ricordi?
- Quella con l'ossessione per i tizi tatuati? - tento di ricordare.
- Sì, esatto! Infatti metteva sempre Justin Bieber. So tutte le sue canzoni a memoria perfino adesso.
Ridacchio e mi sporgo verso il bordo del marciapiede per attirare l'attenzione di un taxi. Il Clou non è esattamente vicino a dove abitiamo noi.
Per fortuna, il tassista ci nota e accosta.
- Al Clou. - istruisco.
Durante il viaggio in taxi, Leighton continua a ripescare ricordi su ex colleghi, soprattutto di sesso femminile, e non posso fare a meno di commentare a mia volta ognuno di loro, perché, frequentando spesso il locale, sono sempre al corrente dei cambiamenti nel personale.
Uno di quelli che mi è dispiaciuto non veder più girare fra i tavoli è sicuramente Gale: si era procurato il posto per tutta la durata dell'estate, in modo da potersi pagare alcune spese legate alla sua vita da studente universitario qui a Londra e non faceva che commentare con la sua voce così effemminata tutti gli snob della città. E sono tanti. Morivo dal ridere per il modo in cui imitava i più odiosi e trattenevo a stento le risate quando entrava nel locale un bel ragazzo: il suo tentativo di sembrare carino e affascinante metteva in imbarazzo il ragazzo in questione almeno cinque volte su sei. Quando gli andava bene, ovvero quando si trovava effettivamente di fronte ad un omosessuale, c'era da ridere ancor di più, perché la timidezza dello sconosciuto veniva ridicolizzata dall'eccentrico e solare Gale. Incredibile come, nel complesso, la sua vita sessuale sia sempre stata più attiva della mia. Certo, io ho un concentrato di acidità che allontanerebbe persino Hello Kitty, ma, cavolo, questo risultato è assurdo.
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Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)
Roman d'amourMinnie non potrebbe essere più diversa da Jonathan, acida lei e dolce lui, ironicamente pasticcere, eppure sono attratti l'uno dall'altra: peccato che a minare il loro rapporto intervenga il passato...