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Liam non è cambiato in questi sei lunghi mesi: stessi capelli castano scuro ritti all'insù, stessa lunghezza, stesso modo di farsi la barba, stesso fisico, ma, soprattutto, stessa espressione del volto.

Mi studia attentamente.

- Ora che hai elegantemente mandato il tuo collega a far innervosire il mio capo, hai via libera per farmi tutte le domande che vuoi. Immagino che non abbiano a che fare con la contabilità, vero? - esordisco.

- Vero. Non essere subito aggressiva, Minnie, abbiamo molto di cui parlare. - risponde Liam, tentando subito di ammorbidire la tensione.

Sollevo le sopracciglia, per niente d'accordo.

- Bene, parla. Ho del lavoro da fare, purtroppo, e non vorrei essere costretta ad intensificare il ritmo a causa tua, più tardi. - impongo.

Liam annuisce.

- Voglio invitarti a riflettere su di noi, Minnie, sul rapporto che avevamo prima che io partissi. Ora che sono di nuovo qui, ha senso sperare di ritrovarlo. - spiega, accorato.

Ci crede davvero.

Pensa sul serio quel che dice.

Sono sconvolta.

- Tu vorresti dirmi che devo cancellare gli ultimi sei mesi e far finta che tu non te ne sia mai andato? O, peggio, passare sopra a tutto quanto e comportarmi come se te ne fossi andato per appena due giorni? Mi stai prendendo in giro, Liam? - strepito.

Lui inspira.

- No, Minnie, sarebbe sciocco da parte mia chiederti di rimuovere gli ultimi sei mesi. Sarebbe ancora più sciocco rinunciare a quel che avevamo, ora che sono qui.

- Ora che sei qui? Ma ti senti quando parli? Ammesso e non concesso che le assurdità che dici si realizzino, cosa credi di fare davanti ad un'altra proposta di lavoro all'estero? Magari in Giappone, o in America. Mi lascerai qui come una deficiente per altri sei mesi? Partirai senza dirmi niente e tornerai come se niente fosse? Smettila di dire scemenze, per favore. - replico, dura.

L'espressione di Liam mi suggerisce che non ha pensato a cosa farebbe in caso si ripresentasse la stessa situazione di sei mesi fa. Che sprovveduto.

- Prova a pensare a quanto eravamo felici, insieme, sei mesi fa. Mi stai dicendo che non è contato niente, per te? - ritenta.

Sbuffo, amareggiata.

- Non hai capito niente di quello che ho detto. Evidentemente, non hai capito niente di me in generale.

Grazie per avermi aperto gli occhi: quella che credevo l'unica esperienza perfetta in amore della mia vita, è solo una stupida illusione.

Ho passato sei mesi ad amare qualcuno che nemmeno mi conosce e i sei seguenti a rimpiangerne la rottura. Che idiota.

- Minnie...

- Minnie un cazzo. Minnie si è frantumata le ovaie di te e ti vuole fuori da questo fottuto ufficio. Fammi il favore di non cercarmi più, Liam. Stammi bene, ciao. - taglio corto, delusa e ferita.

Non credevo di poter aggiungere altro dolore al capitolo Liam della mia vita. A quanto pare, non c'è mai un limite al possibile.

Liam è lento ad eseguire i miei ordini, ma tengo duro finché non sento la porta richiudersi dietro le sue spalle e il silenzio opprimermi improvvisamente. Sono sola e non c'è nessuno che io possa interpellare, adesso, per sfogare il nervoso che Liam mi ha provocato.

E fosse solo nervoso!

Un turbine di frustrazione, rabbia, delusione, dolore, ricordi e rimorsi mi scuote fortemente dentro, proprio in corrispondenza del cuore. Vorrei tanto avere un pulsante di spegnimento dei sentimenti. Voglio cancellare questo sconvolgimento interiore e non sentire più nulla, stare in pace.

Invece questo caos deve essere esternato, in qualche modo, e fra tutti, penso di sentire in maniera più acuta la rabbia: come conseguenza diretta, scoppio a piangere.

Pensavo di aver finito le lacrime per Liam. Ne ho piante così tante, nell'arco degli ultimi sei mesi!

Tiro fuori il cellulare e chiamo l'unica persona al mondo che mi risponderebbe in qualsiasi caso, l'unica del cui appoggio non potrò mai dubitare nella vita, l'unica e basta: mia madre.

- Ciao, tesoro! Come stai? Non sei al lavoro? - domanda subito, tranquilla e premurosa.

Per lei è una mattina serena, perché il lunedì ha il turno come bibliotecaria solo al pomeriggio.

Probabilmente, starà annaffiando i fiori in giardino.

- Liam è tornato. - dico invece, trattenendo un singhiozzo.

Lei conosce tutti i trascorsi nel dettaglio. Inutile dire che, se lo vedesse in questo momento, prenderebbe le forbici da cucina e gli trancerebbe le palle senza mezzi termini.

- Cosa?! Quel pezzo di merda? Adesso vengo lì e gli taglio le palle, aspettami. - scatta subito.

- L'ho mandato via. - la blocco.

Sospira.

- Dimmi che non gli hai dato la possibilità di dire niente. - dice, speranzosa.

- Ha detto che dovremmo riprovarci. - continuo.

La sento sbuffare.

- Sicura che se n'è andato? Magari lo becco ancora per strada e gli faccio male.

- Gli ho chiesto che cosa avrebbe fatto, se gli avessero proposto di nuovo di lavorare all'estero. È rimasto zitto come un coglione, poi ha giocato la carta dell'importanza di quello che c'è stato, ma io gli ho detto che di me non ha capito niente, a quanto pare. Gli ho chiesto di non cercarmi più. - concludo.

Segue qualche istante di silenzio.

- Sono fiera di te, amore mio. Però un calcio alle palle se lo meritava. - aggiunge mia madre.

Sbuffo una risata e asciugo le lacrime.

- È proprio una merda. Pensa di tornare dall'Australia quando gli pare e fare come se non ci fosse mai andato. Ma che se ne vada a fare in culo, una buona volta. - commenta ancora.

Adoro quando mia madre insulta qualcuno. Mi fa sempre ridere e passare il malumore, oltre a rappresentare la donna cazzuta che ho sempre voluto incarnare a mia volta.

- D'accordo, ora è meglio che io lavori un po'. Ci sentiamo, ti voglio bene, mamma.

- Vieni qui a casa, stasera. C'è la partita.

- Quindi papà va con Jimmy e gli altri a vederla. - deduco.

Mio padre segue sempre le partite con i suoi amici, fin da quand'era ragazzo.

- Sì. Più tardi vado al supermercato e prendo le cose che piacciono a te, così ti preparo la cena.

- Grazie, mamma, sei sempre la migliore. - ridacchio.

- A stasera, tesoro.

- Ciao, mamma.

Bene, ora devo solo controllare che il mascara non abbia sbavato troppo, poi posso mettermi a lavorare seriamente e sperare che la giornata giunga al termine in fretta.

Intanto, mando un messaggio a Leighton per avvertirla che a pranzo ci sarà in ballo un argomento serio.

In questo momento, vorrei che Liam non fosse mai tornato dall'Australia.

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Un po' ve lo aspettavate, ammettetelo.

Love you 🍰

Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora