25 - Parents

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Un uomo della sicurezza è intervenuto per evitare scontri violenti, percependo la pericolosità della situazione, e Jonathan è riuscito a portarmi via senza ricorrere alle mani.

Siamo saliti su un taxi e mi ha accompagnata da mia madre.

- Grazie di tutto. - sussurro, davanti al palazzo dove ho abitato a lungo.

- Figurati, quello lì è fuori di testa. 

Sospiro.

Jonathan mi attira tra le sue braccia e mi stringe delicatamente, permettendomi di accostare l'orecchio al suo cuore e sentire il suo battito. Mi accorgo che forse era proprio di un abbraccio che avevo bisogno e gli sono grata di aver saputo interpretare correttamente il mio stato d'animo. Non è facile con una acida e difficile come me.

- Ho paura. - confesso, con voce flebile.

Mi accarezza la schiena.

- Ci sono io con te. Non permetterò a nessuno di farti del male. - mi rassicura dolcemente.

Nuove lacrime sgorgano dai miei occhi, sia di sfogo per la paura e la confusione, sia di commozione per il sostegno di un ragazzo che conosco da poco, ma che si è sempre rivelato straordinario.

Per un po', restiamo così, le sue braccia che mi racchiudono ampiamente, con dolcezza, e le mie lacrime che inumidiscono la sua maglia.

- Okay, forse è ora che io vada. Mia madre starà dando di matto. 

- Anche lei? - controbatte Jonathan, tentando di strapparmi una risata.

- Di lei mi fido. Non mi ha mai sfiorata con un dito, nemmeno quando si poteva dire che me lo sarei meritata. - sorrido debolmente.

Jonathan mi restituisce lo stesso sorriso, come di riflesso al mio.

- Vai e mangia qualcosa, riprenditi. Sei pallidissima. Domani mattina ti porto qualcosa di speciale. - mi fa l'occhiolino.

Il mio sorriso si amplia un po' alla prospettiva. Ha gioco facile a mettermi di buonumore, se usa i dolci! Non che mi dispiaccia il suo stratagemma, comunque...

Mi decido a salutarlo con un bacio sulla guancia, poi scappo all'interno del palazzo e salgo le scale più a rilento del solito. Suono il campanello della porta di casa.

- Minnie, tesoro mio!

Mia madre mi abbraccia di getto, senza neanche lasciarmi il tempo di entrare in casa, e ricambio con tutto l'entusiasmo che riesco a tirare fuori.

- Ciao, mamma. Vedo che ti sono mancata - ridacchio - e mi sei mancata anche tu, ovviamente, ma vorrei entrare e sedermi un attimo.

- Ma certo, amore mio. La cena è già pronta. Tu intanto togliti la giacca e posa la borsa, io metto tutto in tavola e ti rimpinzi per bene che sei tutta pallida. Ma sei sicura che mangi? Mi sembri un po' dimagrita. - dice, tutta preoccupata.

Sorrido al solito spirito materno amorevole e legato alla corretta alimentazione, poi finalmente entro e lascio giacca e borsa in salotto. Prendo il telefono, anche se sono convinta che non lo userò, e mi siedo a tavola.

Mia madre ha preparato di tutto: dalla pasta al riso ai contorni di insalata, pomodori, olive e formaggi, al pollo arrosto e salsina di accompagnamento. Scoppierò a fine pasto.

- Non riesco a mangiare tutto, mamma. - dico subito.

- Non fare storie e mangia. Sei tutta pallida e magrolina. - ribadisce lei, con un tono che non ammette repliche.

Scarto il riso perché non mi è mai piaciuto granché in confronto alla pasta e riempio il piatto di ravioli al sugo, affiancati dal petto di pollo arrosto. Pilucco qualche contorno e la salsina ogni tanto, finché non mi sento sazia.

- Tutto buonissimo, mamma, grazie davvero. 

- Aspetta, c'è anche il tiramisù. - mi ferma, prima che io mi alzi da tavola.

Oh, Cielo. E il tiramisù dove lo metto? Nello stomaco non c'è più spazio.

Mi sforzo di mandare giù due bocconi, poi mi alzo sul serio e mi corico sul divano.

- Preferisci che parliamo domani mattina di quel che è successo oggi? - domanda premurosamente mia madre.

Annuisco.

Le palpebre calano pesantemente sugli occhi.

Mia madre mi dà uno dei miei vecchi pigiami e mi sistema nel letto dove dormivo anni fa, con delle lenzuola pulite.

Ci scambiamo la buonanotte e, subito dopo aver sentito le sue labbra premere sulla mia fronte, cado in un sonno profondo.

***

- Buongiorno, tesoro!

Mi sveglio al suono della voce di mia madre, con la grigia luce londinese che penetra dalla finestra e una sensazione di calore familiare che mi avvolge.

È mattina presto e mancano almeno due ore al momento in cui dovrò essere in ufficio, perciò sento di non aver dormito abbastanza. Oggi, probabilmente, mi addormenterò sulla mia scrivania.

- Buongiorno, mamma. - mormoro, con la voce impastata dal sonno.

- Vieni, ho già preparato la colazione. - mi esorta.

Storco il naso. Ormai, sono abituata ai dolci di Jonathan e alla colazione in sua compagnia. Mi mette sempre di buonumore.

Forse farò colazione due volte oggi: poco male.

- Papà è già sveglio? - domando.

Vorrei salutarlo e scambiare due chiacchiere con lui stamattina, perché solitamente non abbiamo tutto questo tempo per vederci.

- No, si sveglierà tra un'ora. Ci conviene esaurire il gossip prima che si svegli, perché poi sai che devo trovargli anche i calzini. 

- Ed è un impiccione. - aggiungo.

- Ed è un impiccione. - conferma lei, ridacchiando.

La seguo e, dopo la mia solita routine in bagno, ci sediamo a tavola per fare colazione.

I biscotti industriali che mia madre mette in tavola mi paiono un'alternativa triste. Mi sforzo per mangiarne qualcuno, nonostante il mio palato sia ormai stato viziato da Jonathan.

- Quindi? Liam è tornato? - domanda mia madre.

Annuisco solennemente.

- Ieri sera, quando stavo uscendo dal mio ufficio, si è intrufolato in ascensore e ha provato a riavvicinarsi a me. Ero stanca ed è stato scorretto da parte sua approfittarne. - racconto.

- Approfittarne come? Ho il coltello a portata di mano, non ci metto niente a scoprire dove abita e farlo fuori. Faccio due chiamate a Theresa e Josephine e vedi che ci metto due secondi a trovarlo.

Ridacchio. Le amiche di mia madre sono tutte particolarmente pettegole: incontrarne una subito dopo la rottura con Liam significa quasi vedere l'ondata di compassione che emana da lei, insieme ad un'ostilità vitalizia nei confronti dello stronzo. Le invidiose, invece, ci godono, sotto sotto, ed appare evidente in superficie.

Theresa e Josephine sono da sempre le più strettamente legate a mia madre, e quelle che nutrono affetto sincero nei miei confronti.

- Per fortuna, c'era Jonathan ad aiutarmi. Ho chiesto a lui di accompagnarmi qui, perché Liam era pericoloso ieri sera. Mi strattonava per il braccio, mi ha baciata senza che lo volessi... Era fuori controllo, anche quando parlava. - racconto.

Mia madre inizia a dare di matto peggio di Leighton, con minacce varie e colorite accompagnate da gesti amorevoli nei miei confronti e parole dolci. 

Quando non ho più voglia di parlarne, fortunatamente, mio padre si sveglia e mia madre va ad assisterlo nella preparazione per la giornata. Io mi accorgo che, se non lo saluto subito, poi faccio tardi per la seconda colazione e, di conseguenza, per il lavoro.

Se mio padre avesse assistito alla scena di iera sera nell'atrio dell'azienda dove lavoro, ci sarebbe una lapide in più al cimitero.

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La mamma è sempre la mamma. La vostra è più autoritaria o dolce?

Love you 🍰

Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora