思い出 (Omoide)

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-Vieni Youngjae- disse la giovane Yuki guardando la sua piccola lontra, che osservò la sua padrona contrariato. -Non possiamo rimanere qui, dobbiamo andare- ripeté la giovane a bassa voce, cercando di convincere il suo piccolo animaletto domestico a seguirla. Youngjae corse velocemente verso di lei, nascondendosi nel suo capotto, come faceva di solito quando aveva freddo. Si guardò intorno per controllare se non l'avesse sentita nessuno, ma si udiva ancora il leggero russare di suo padre e sicuramente sua madre era abituata ai rumori, quindi non ci aveva fatto caso ed era tornata a dormire. Fece strisciare i piedi lungo il parquet, mentre tentava di raggiungere l'ingresso dell'abitazione senza fare rumore. Si fermò davanti alla sua stanza, osservandola con malinconia, sapendo con certezza che non l'avrebbe più rivista. Passò oltre e finalmente giunse alla sua destinazione. Mise le scarpe ai piedi e prese in mano la valigia rosso sangue, con dentro tutto il necessario per scappare e costruirsi una nuova vita. Aprì la porta, chiudendosi bene nel cappotto di lana che aveva comprato con i soldi del suo nuovo lavoro; cercò di coprire bene anche Youngjae che si era stretto forte al suo petto, cominciando a tremare come una foglia. -Quando arriveremo in aeroporto farà meno freddo Youngjae, te lo premetto- disse la ragazza cercando di coprirlo al meglio sotto la sciarpa rossa che le aveva confezionato sua nonna prima che morisse. Si chiuse la porta dell'abitazione alle spalle, fermandosi per un secondo a pensare se stesse realmente facendo la cosa giusta; ma non poteva avere ripensamenti, ormai il destino aveva scelto per lei. Appoggiò la fronte sulla porta, sorridendo tristemente, -addio- disse semplicemente, per poi prendere la sua valigia e camminare lungo le strade innevate di Tokyo.
Yuki era il suo nome e quest'ultimo significava neve; era arrivata come neve e se ne sarebbe andata come tale. Fredda e impassibile; gelida e morbida; bianca e soffice; ma se ne sarebbe andata lasciandosi tutto alle spalle. L'arrivo dell'inverno portava via qualcosa per lasciare spazio a qualcos'altro di più prezioso e lei avrebbe fatto lo stesso. Si lasciò guidare dalla sua fredda compagna di viaggio, cominciando tutto da capo.

Yuki si svegliò in un bagno di sudore, portandosi una mano alla fronte esasperata. Non riusciva più a dormire decentemente, sempre lo stesso sogno continuava a tormentarla. Si guardò intorno, come se avesse paura di essere tornata nella stanza della casa dei suoi genitori. La sua camera era invece sempre la stessa, con gli stessi pochi oggetti ad arredarla. Si sentì sollevata a sapere che tutto era stato solo un sogno, ma era stanca di rivivere quel ricordo tutte le notti che si addormentava. Youngjae dormiva ancora in un angolo accanto a lei nel letto, non si era nemmeno accorto che la sua padroncina si fosse svegliata. -A te neanche le bombe ti svegliano- disse la ragazza accarezzando dolcemente il cucciolo di lontra, che al suo gesto si svegliò di soprassalto, guardandola quasi infastidito.
Yuki si alzò da letto e si diresse in salotto, aprendo la porta a vetri per far girare l'aria all'interno dell'abitazione, mentre si spostava in cucina per prepararsi una bella tazza di caffè americano. Il cielo era di un intenso azzurro limpido e Youngjae approfittò della porta a vetri aperta per correre nella sua piscinetta a farsi un bel bagno, come gli era solito fare. L'odore intenso dell'aroma di caffè le diede la possibilità di attenuare i ricordi che ancora si stavano accumulando nella sua mente; il calore della tazza infuse una piacevole sensazione, che la aiutò a rilassarsi piacevolmente. Tolse dal frigo alcuni dolci che erano avanzati dal suo negozio, mangiandone qualcuno per evitare che andassero a male; non le piaceva buttare il cibo. Ci aveva speso molto tempo e denaro per prepararli, non voleva che tutto andasse buttato al vento.
Preparò la colazione di Youngjae e successivamente si diresse in camera sua per prepararsi, come ogni giorno, ad un'altra giornata di lavoro.
Cercò di non pensare al sogno che aveva fatto quella notte, cercò di spostare la sua mente altrove; ma era come se glielo avessero marchiato, tatuato, nel suo cervello. Non poteva fare nulla, non poteva rimanere a pensare che esso la distruggeva psicologicamente, non dandole la possibilità di andare avanti come desiderava. Quello era il lato negativo, quello era l'unico tassello che doveva essere eliminato, ma che ancora affollava la sua mente come se si divertisse a vederla soffrire. Si lasciò andare alle lacrime, non dovendosi preoccupare che qualcuno la stesse osservando. Continuò il suo pianto cercando di affogare tutti i suoi sentimenti in esso. La stanchezza aveva preso possesso del suo corpo, non riusciva più a pensare lucidamente per colpa del suo passato. Quando era una ballerina, quando era stata una make up artista, i ricordi non le avevano mai affollato la mente in quel modo; ma ora che aveva aperto quel negozio tutto quello che in passato non l'aveva tormentata, ora la stava distruggendo. Secondo il Karma il suo conto non era ancora stato saldato e trovava ingiusto che solo lei dovesse essere punita. Si asciugò gli occhi colmi di lacrime, ricordandosi che quello non era il momento adatto per piangere; ricordandosi che non doveva cedere alle emozioni. Tutto quello che era accaduto in passato, rimaneva in esso; lei doveva solo imparare a vivere al meglio il suo presente per costruirsi un futuro migliore. Ora era in Corea, a Seoul, si stava costruendo una vita migliore di quando era a Tokyo, non poteva certo continuare ad affogarsi nelle sue lacrime. Terminò di vestirsi e guardò l'orologio a muro che aveva appeso in cucina. Non era in ritardo, ma non era nemmeno in anticipo, doveva assolutamente andare in negozio per preparare i nuovi dolci prima dell'arrivo dei clienti. Si mise lo zaino in spalla e salutò Youngjae prima di uscire dal suo piccolo appartamento.
Era una bella giornata di sole e come ogni giorno il traffico della capitale iniziava la sua routine. A pochi metri dalla sua abitazione si trovava la sua pasticceria, con la scritta in corsivo rosa pastello e petali di pesco che ne decoravano l'insegna. Aprì la porta a vetri del locale, richiudendosela subito dopo alle spalle; per poi prepararsi ad una giornata di lavoro come tante altre.

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