苦しみ (Kurushimi)

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Moonbin guardò quella scena impietrito, non poteva credere a che cosa i suoi occhi stessero guardando. Si stava dirigendo al lavoro quando ci aveva ripensato e aveva preso la decisione di tonare indietro, non volendola lasciare sola. Quando si era fermato davanti alla vetrina di quel negozio, si era reso conto che forse la sua presenza non sarebbe stata gradita. Vederla in quello stato, i suoi occhi gonfi di lacrime e la sua disperazione, si era chiesto che cosa la stesse turbando. Voleva entrare, abbracciarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, ma lui come poteva farlo? Nemmeno si conoscevano e pensava di potersi comportare come se fossero grandi amici. Si credeva troppo importante per lei e non si era nemmeno reso conto di quanto quella povera ragazza avesse bisogno di un abbraccio per stare bene. Si sentiva così inutile, così fuori posto. La pensava costantemente, i suoi pensieri erano sempre contornati dal suo viso o dal suo sorriso e lui non era stato capace di vedere quanto lei stesse male. Chiuse gli occhi cercando di non piangere; era arrabbiato con se stesso, dal suo comportamento; si stava facendo una colpa di tutto. Si comportava come se la conoscesse da sempre e poi quando lei aveva realmente bisogno di qualcuno che le stesse vicino, lui non c'era. Prendeva il suo caffè, faceva finta di nulla come tutti i giorni e poi se ne andava, come se nulla fosse successo. Si sedeva infondo a quel tavolo solo per guardarla, solo per sapere se lei fosse rimasta lì o se ne fosse andata. Il suo non era un comportamento corretto, si comportava da immaturo e stava perdendo quello che riteneva più prezioso.
Tirò un calcio ad un sassolino che si trovava sul marciapiede e si voltò nuovamente a guardare la vetrina del negozio. Yuki sembrava così fragile, così piccola e indifesa; si era sempre mostrata forte, ma vederla crollare in quel modo gli spezzava il cuore, lo distruggeva dall'interno. Vedere quel piccolo fiore così fragile traboccare di dolore, lo faceva sentire impotente, come se davvero lui non servisse a nulla. Come poteva in questo modo dirsi degno di stare al suo fianco? Si sentiva troppo stupido, era troppo arrabbiato con se stesso pr riuscire a pensare lucidamente; ma il suo sguardo si soffermò sulla ragazza accanto a Yuki. I lunghi capelli biondi e mossi, il caratteristico rossetto rosso sulle labbra, sapeva di conoscere quella ragazza, sapeva di averla già conosciuta. Il suo modo di vestire gli era molto famigliare e anche il suo viso sarebbe stato capace di riconoscerlo chiunque. Kim HyunA, tutti la conoscevano nel mondo del k-pop, era una ragazza provocante, ma allo stesso tempo molto cute e piena di aegyo. La sua domanda in quel momento fu per quale motivo quella ragazza si trovasse in quel locale con Yuki e per quale motivo fossero così in confidenza. HyunA era una idol, Yuki era una semplice proprietaria di un locale, per quale motivo sembravano così legate, come se si conoscessero da sempre. Una ragazza bella e famosa come HyunA che cosa la legava a Yuki? Forse la risposta era nella sua memoria, ricordava di aver già visto Yuki, sapeva che la sua memoria non lo stava ingannando, ma dove? Dove aveva visto una ragazza così bella? Doveva aveva avuto la possibilità di incontrarla? Si mise a pensarci con impegno e tenacia, cercando di ricordare fatti che forse aveva rimosso dalla sua mente, ma nulla, sembrava quasi che quel ricordo fosse irraggiungibile. Si sentiva così frustrato, così lontano dall'ottenere quello che desiderava e più ci provava, più quello che lui voleva raggiungere si allontanava, come un miraggio nel deserto. "Piacere di conoscerti Moonbin" quella voce, quelle parole morbide come il velluto, sapeva di averle già udite e forse in quel momento la sua mente stava cominciando a collaborare, forse stava cominciando a capire che cosa la legasse a HyunA. I suoi ricordi cominciarono a farsi sempre più chiari, come se la nebbia che prima li oscurava si stesse dissolvendo. Capiva tutto quello che prima sembrava un mistero e cominciava a ricordare cose che prima non sapeva nemmeno di essere in grado di rammentare. Si era fatto una promessa a se stesso e senza nemmeno rendersene conto la stava mantenendo, tutto quello che aveva sempre desiderato si era realizzato grazie alla persona che ora sedeva in quel tavolo a piangere disperata. Se davvero voleva vederla sorridere, se davvero voleva che smettesse di essere triste, allora doveva mettere quella sua stupida timidezza da parte e preoccuparsi per lei, come aveva fatto quando le aveva regalato l'ombrello. Doveva fare di tutto, doveva tentarle tutte, almeno alla fine di quella vita avrebbe potuto dire che ci aveva provato e che non aveva alcun rimpianto. Doveva imparare ad essere soddisfatto e smetterla di pensare che non contesse nulla, se davvero voleva contare qualcosa nella vita di quella ragazza allora doveva imparare a farsi notare. Chiuse gli occhi e si sedette sul bordo del marciapiede lasciando libero sfogo a tutti i suoi ricordi, a tutti quei momenti che aveva pensato dispersi. Più ricordava e più questo gli sarebbe stato utile. Doveva imparare, doveva capire come renderla felice, perché in quel momento l'unica cosa che desiderava era vederla felice. 

HyunA tenne stretta tra le sue braccia la giovane ragazza, mentre questa continuava a piangere disperata, come se avesse trattenuto tutte quelle lacrime per troppi anni. Era come se non avesse mai pianto prima di quel momento, ma HyunA sapeva che lo aveva fatto, che era stata da sola, ma che lo aveva fatto anche troppe volte. Come poteva il mondo farla sentire così sola? Come poteva il mondo distruggere tutto quello che lei pensava di possedere e tutto quello che la rendesse felice. Il mondo era ingiusto con lei, la faceva stare male, la faceva soffrire e la stava distruggendo. Se la stava portando via pezzo per pezzo, senza avere nessuna pietà nei confronti di quella povera creatura, che non aveva mai fatto nulla per meritarsi tutto quell'odio da parte dell'universo. Si vedevano le ferite interne che cercava di nascondere, come si vedeva il dolore che cercava di non esprimere. Il mondo la stava divorando senza nemmeno darle un'occasione, le stava portando via tutto quello che amava e tutto quello in cui credeva, mentre la giovane guardava in silenzio cercando di non mostrarsi debole davanti agli altri. Yuki era indifesa, un fiore delicato che non aveva fatto nulla per meritarsi tutto quel dolore, ma il mondo o il destino aveva scelto un cammino che la stava portando ad autodistruggersi lentamente e dolorosamente.

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