くいだおれ (Kuidaore)

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Rimaneva lì, fermo e immobile, come una statua. I suoi lineamenti scultorei, come se fosse appena uscito da uno dei dipinti del Caravaggio, come se il suo corpo fosse stato creato prendendo spunto dal David di Michelangelo. Giocava con la cannuccia della sua bevanda, mentre guardava distrattamente la schermata del suo telefono. Il suo cupcake, con la crema al burro indaco, rimaneva in un angolo del tavolo, aspettando e pregando che il giovane lo assaggiasse. La sua curiosità la stava uccidendo, forse perché non le era mai piaciuto il mistero. Aveva smesso di leggere i libri gialli per quel motivo; arrivava sempre a metà del libro, per poi andare al finale e leggerlo per sapere chi fosse l'assassino. La sua curiosità l'aveva portata anche a conoscere molti segreti di idol, che davanti alle telecamere si fingevano persone e a telecamere spente ne erano altre. Forse era anche quel motivo che l'aveva portata a scegliere quel lavoro. Aveva sempre sentito parlare degli idol come persone senza difetti, li avevano dipinti quasi come dei greci intoccabili, ma lei aveva sempre saputo che la loro perfezione era solo nascosta da strati di trucco. Ecco per quale motivo quel ragazzo la incuriosiva, sembrava avvolto da strati di mistero.
Decise di non farci caso, si disse di spostare la sua attenzione altrove, cercando di concentrarsi sul suo lavoro. Tornò a sistemare la vetrina del suo negozio, quando il suo sguardo cadde nuovamente su quel ragazzo. Non ne conosceva il motivo, non sapeva per quale motivo la sua attenzione fosse costantemente indirizzata a lui, ma l'unica cosa di cui era certa era che volesse sapere chi fosse.
Il suo cupcake era ancora lì, ma la poccola forchetta d'argento che gli aveva dato, era macchiata di piccole briciole di cioccolato e crema al burro indaco. La bevanda era quasi a metà del bicchiere di plastica, ma lui non sembrava essersi mosso. Rimaneva fermo al suo tavolo e continuava a guardare disattento la schermata del telefono, passando da un social network e l'altro; terminando sempre per scrivere su Kakao Talk. Passava tutto il tempo a scrivere, come se da quello dipendesse la sua esistenza. Yuki lo osservava mentre eseguiva le sue solite mansioni, ma alla fine decise di lasciar perdere, perché se avesse svelato subito quel mistero non ci sarebbe stato più nessun gusto ad osservarlo con tutta quella curiosità.

Ci aveva impiegato giorni prima di decidere di entrare in quella pasticceria; il nome scritto in corsivo sull'insegna rosa con disegnati piccoli petali di fiore di pesco, lo portava direttamente in Giappone e attirava la sua curiosità. Era passato davanti a quelle vetrine centinaia di volte, si era fermato ad osservare quella ragazza così dedita al suo lavoro centinaia di volte e non aveva mai trovato il coraggio di entrare. Non sapeva nemmeno lui per quale motivo non avesse mai trovato il coraggio di entrare, non sapeva nemmeno lui per quale motivo si fosse sentito così in soggezione davanti a lei. Aveva sentito parlare di quella pasticceria molto spesso dai suoi amici, ma l'unica cosa che era stato in grado di fare fu quella di osservarla dall'esterno. I suoi capelli del colore delle nocciole, i suoi occhi a mandorla grandi e profondi e il suo solito grembiule rosa confetto legato in vita. Sembrava così perfetta che non riusciva nemmeno a trovare le parole per descriverla. Aveva osservato la cura che ci metteva nel suo lavoro e l'impegno, aggiunto alla passione, che mescolava insieme ai suoi dolci, rendendoli così unici. I colori dei suoi capolavori cambiavano a seconda della stagione e delle sue emozioni, ma più la guardava e più era sicuro di averla già vista, come se già l'avesse conosciuta. Quando aveva raccolto tutto il coraggio ed era entrato, quando aveva incrociato il suo sguardo e aveva osservato il suo brillante sorriso, il suo cuore aveva cominciato a battere troppo velocemente. Quella splendida ragazza bella come la stessa neve che attecchiva in inverno, aveva davvero uno strano effetto su di lui. Aveva cercato di distrarsi, di tenere la mente e gli occhi occupati in modo da non incontrare il suo sguardo, ma era stato davvero difficile. La bevanda che aveva ordinato, insieme al cupcake, avevano davvero un sapore celestiale. Non aveva mai assaggiato nulla di così morbido e soffice, un dolce che si sciogliesse in quel modo quando lo metteva in bocca. Quella crema al burro color indaco, con scaglie di cioccolato che ne decoravano la cima; aveva un sapore così intenso e dolce che lo aveva portato davvero davanti alle spiagge umide dell'isola di Jeju. Si era sentito come quando sua madre lo portava in vacanza lì e lui correva sulla spiaggia umida cercando di raggiungere le potenti onde dell'oceano senza successo. Quel negozio, quella pasticceria e quella ragazza; non ci poteva credere, aveva un dono eccezionale. Era tornato indietro con i ricordi grazie a quel dolce e non riusciva a credere che una cosa così piccola e saporita fosse in grado di fare una cosa del genere. Con la coda dell'occhio osservò la giovane Yuki, che con molta attenzione inseriva all'interno della vetrina altri dolci rosa come la primavera. Adorava quell'accostamento cromatico, tutti quei colori pastello donavano al negozio una nota di colore, regalando armonia nel locale. La clientela era davvero numerosa e tutti assaggiavano e assaporavano dolci differenti, scattando fotografie per poi metterle sui social network. Studenti, anziani, giovani lavoratori; c'era un vero e proprio via vai di gente ed il negozio era quasi pieno. Si dedicava davvero tanto al suo lavoro e quella clientela ne era il risultato; se i dolci non fossero stati buoni quanto belli, allora il suo negozio sarebbe rimasto vuoto, ma non era così. Si portò la mascherina bianco latte di nuovo sulle labbra, per poi sorridere dolcemente. Prese la sua bevanda, non volendo lasciarla lì mezza piena; si mise il trench sulle spalle e spostò lo sguardo sulla ragazza dietro al bancone. Quando lei alzò lo sguardo, lui lo abbassò timidamente, per poi uscire dal negozio salutandola con un semplice cenno della mano. Era a conoscenza del fatto che il suo modo di fare non era per niente educato, ma sarebbe tornato spesso in quel Caffè Shop, avrebbe avuto tutto il tempo per trovare il coraggio di guardarla negli occhi e salutarla come si doveva.

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