花 (Hana)

174 18 3
                                    

Yuki guardò fuori dalla finestra, ricordando tutto quello che l'aveva fatta soffrire in passato e come la sua vita era cambiata. Stava pensando a tutte le persone che aveva incontrato lungo il suo cammino. Non sapeva che cosa nella sua vita fosse andato bene e che cosa male, non riusciva a vedere più tutto con delle sfumature; o era bianco o era nero e forse era per questo che peggiorava ogni giorno. Non riusciva più ad avere una via di mezzo, o era tutto bello e felice o era tutto triste e deprimente. La maggior parte dei suoi ricordi infatti erano tristi, tutto quello che avrebbe voluto fare era stato spazzato via in soli pochi secondi e lei non aveva mai avuto il tempo di vivere tutto appieno. Il ricordo del suo primo amore era vivo nella sua mente come se fosse stato marchiato a fuoco nel suo cuore; sapeva che non sarebbe mai stata in grado di dimenticarlo, era a conoscenza del fatto che lo avrebbe ritenuto importante per tutta la sua vita, ma l'unica colpa che si faceva era di non aver mai detto tutto quello che provava e questo la uccideva; la distruggeva interiormente e non riusciva mai a capire come fosse stata così codarda. Bevve un sorso di the dalla tazza che aveva in mano e si voltò a guardare Youngjae che dormiva comodamente acciambellato sul divano, mentre i rumori del traffico cittadino entravano dalla finestra della sua abitazione. Aveva preso il giorno libero, voleva tenere il negozio chiuso quel giorno per prendersi del tempo per se stessa. Parlare con HyunA unnie le aveva fatto bene, ma doveva prendersi una pausa da tutto e da tutti per cercare di ritrovare se stessa. Era scappata, aveva cambiato troppe volte lavoro, ma non si era mai fermata a chiedersi che cosa volesse davvero, aveva fatto tutto per necessità e sopravvivenza, non si era mai presa del tempo per se stessa e per decidere realmente che cosa volesse fare. Era sempre stata troppo impulsiva, certo aveva fatto lavori che la incuriosivano, che le piacevano, ma sentiva che non era realmente quello che voleva. Stare a casa un giorno le avrebbe davvero fatto bene, avrebbe smesso di andare al lavoro fingendo che tutto andasse bene e si sarebbe presa una pausa per stare a casa a sfogarsi. Chiuse gli occhi e tornò a guardare fuori dalla finestra osservando il grigio cielo di Seoul; forse non era una buona idea uscire di casa per andare lì. Era un'idea folle, senza senso, ma chi glielo avrebbe impedito? Nessuno, nessuno avrebbe mai saputo che lei era passata per quel luogo. Aveva pensato di prendere un volo per Tokyo, quel giorno era importante per lei, ma non poteva più mettere piede nella capitale nella quale era nata, anche se sapeva che lui l'avrebbe odiata per tutta la vita. Provò a pensare positivo, ma sapeva che non tornare in Giappone per quel giorno era davvero orrendo e un'offesa, ma non riusciva, non aveva ancora il coraggio di tornare indietro. Cercò di non piangere, mentre finiva di bere il suo the e si dirigeva verso la cucina per appoggiare la sua tazza vuota nel lavandino. Appoggiò la schiena contro una delle ante della dispensa e prese un lungo respiro profondo, allontanandosi da tutti i ricordi di quando aveva vissuto a Tokyo con la sua famiglia. Ricordava ancora il colore della divisa che indossava e il colore dell'elastico per capelli che di solito utilizzava; sapeva che non era passato molto tempo, che una ragazza come lei doveva terminare prima i suoi studi e poi andarsene di casa, ma la vita le aveva giocato un brutto scherzo e lei era stata costretta a lasciare tutto e cambiare vita. Ricordava ancora il profumo dei fiori di pesco che sentiva dal suo banco vicino alla finestra, quando arrivava la primavera; i suoi libri e quaderni sotto il banco e la sua borsa con attaccati troppi gadget dei Pokemon, che il suo migliore amico le regalava. Il suo primo telefono e la sua prima gita fuori casa, il suo primo bagno al mare e il negozio di fumenti vicino a casa. Tutto era un bel ricordo, ma tutti quei bei ricordi erano strazianti e più dolorosi di quelli brutti, perché sapeva che non sarebbe più stata in grado di riviverli nel modo in cui lei avrebbe voluto. Ricordava che ad un certo punto ridere non era più divertente come prima, piangere non era più come prima e andare a scuola tutti i giorni era diventata un'agonia. Tutto quello che faceva, tutto quello che cercava di fare la portava a stare male e tutto piano piano aveva cominciato a cambiare, a prendere una forma diversa da quella che aveva prima. Non c'era più il sole a brillare sul suo viso, non c'era più il profumo dei fiori di pesco che entrava dalla finestra di quella classe, era come se improvvisamente fosse arrivata la neve. Gelida e distruttrice, non c'era mai stato nulla di bello in essa. Il suo nome dicevano che avesse il significato più bello del mondo, perché la neve porta festa, dolcezza, divertimento ed è pura; ma Yuki aveva sempre odiato la neve. Ogni volta che accadeva qualcosa dii brutto essa incorniciava il suo panorama, la neve era sempre quell'elemento triste e deprimente che la seguiva tutte le volte che le spezzavano il cuore. Non voleva continuare a pensare che la sua vita fosse sempre triste, voleva pensare anche positivo, ma non era facile. Ci aveva provato molte volte, aveva sempre cercato di trovare il lato positivo delle cose, ma era stanca. Era caduta troppe volte, si era rotta in mille pezzi troppe volte ed era stanca ogni volta di rimetterli insieme e fare finta che non sia successo nulla. Non era più in grado di essere la ragazzina allegra di un tempo, se ne rendeva conto, sapeva che quella ragazza era morta in Giappone tanti anni fa. 

Guardò fuori dal finestrino del taxi, spostando poi nuovamente lo sguardo sul mazzo di fiori che teneva tra le mani. Sorrise dolcemente e si asciugò velocemente una lacrima, cercando di ricomporsi. La gonna azzurra che indossava le arrivava di poco sopra il ginocchio e sistemò con un gesto della mano la camicetta bianca di seta che indossava. Pagò il tassista e scese dall'auto, guardando quel luogo che le sembrò inizialmente così triste, ma successivamente divenne più familiare. Aveva molti pensieri e ricordi che affollava la sua mente, ma non sapeva come esprimere tutto quello che stava pensando. Camminava, senza dire niente, in silenzio, per non disturbare quella quiete. Si avvicinò e sorrise a quella piccola immagine, per poi appoggiare successivamente il mazzo di fiori a terra. -Ciao angelo- lo salutò Yuki con un gesto della mano, cercando di trattenere le lacrime, -mi dispiace di non essere venuta prima, sai com'è sempre stata la mia vita- disse in seguito lei cercando di sorridere, mentre le lacrime piano piano cominciavano a rigarle il volto. -Ci sono tante cose che avrei voluto dirti e avrei voluto spiegarti perché ho cambiato agenzia e non sono rimasta con voi, ma ti dico solo che l'ho fatto per proteggere me stessa e forse tu avresti capito... ora sono qui, ma voglio dirti la cosa più importante di tutte, quella che non ho mai avuto il coraggio di rivelarti. Io ti amo e ti ho amato tanto, spero che tu possa capire quanto io sia stata fifona e possa perdonarmi se ti ho fatto soffrire, io volevo solo che tu fossi felice, perché tu eri la mia felicità- 

Beauty CakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora