怒り(Ikari)

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Quella mattina Yuki si alzò di mala voglia dal letto, era molto tentata di non andare a lavorare quel giorno e non voleva vedere nessuno. Averlo incontrato l'aveva messa di pessimo umore e l'aveva fatta stare male tutta la notte, aveva dormito solo due ore e a fatica riusciva a reggersi in piedi. Si preparò una tazza di caffè per riuscire a rimanere sveglia tutto il giorno e diede da mangiare al piccolo Youngjae. Le era stato accanto tutta la notte, cercando di alleviare i suoi sensi di colpa e cercando di non farle avere altri incubi. Ammirava l'intelligenza di quel piccolo animale, era come riuscisse ad intuire tutte le sue emozioni, provando anche a starle vicino. Chiuse gli occhi lasciando che la caffeina facesse effetto sul suo corpo, preparandola per quella lunga giornata di lavoro. Moonbin sarebbe sicuramente venuto ed era l'unico motivo per il quale lei volesse andare al lavoro quella mattina, se non ci fosse stato lui non si sarebbe nemmeno presa la briga di aprirlo quel giorno. Guardò fuori dalla finestra, prevedendo che il sole avrebbe promesso una lunga giornata raggiante e con una temperatura tiepida, come per prepararla all'arrivo dell'estate. Guardò all'interno della sua cabina armadio che cosa potesse indossare, ma tutto quello che aveva metteva in mostra ed in risalto le sue gambe e quel giorno non voleva mostrare la fasciatura che si era fatta alla caviglia. Non aveva molte opzioni. Decise di prendere una gonna plissettata nera e di accompagnarla con delle parigine dello stesso colore, in modo da nascondere quell'orrenda fasciatura che aveva sulla caviglia. La abbinò ad un top rosa pastello e decise di sistemare i suoi capelli in morbidi boccoli. Non voleva perdere molto tempo, ma quel giorno voleva che i suoi capelli avessero un leggero effetto ondulato, in modo che tutta l'attenzione si concentrasse su di essi e non sul suo modo di vestire. Terminato di prepararsi, salutò la sua piccola lontra e si chiuse la porta del suo appartamento alle sue spalle, scendendo in strada. Una berlina nera parcheggiata davanti alla sua abitazione, creò dei sospetti nella giovane, ma non gli diede molto peso. Molti ricchi passavano in quel quartiere e non era nemmeno la prima volte che una macchina del genere venisse parcheggiata di fronte a casa sua. Scosse il capo, per cercare di allontanare tutti i pensieri che le affollavano la mente e quando fece per voltarsi ed imboccare la strada che l'avrebbe portata al suo negozio, si imbatté in un ragazzo alto con i capelli corvini, gli occhiali da sole scuri che nascondevano gli occhi e una mascherina nera che celava alcune parti del suo viso. Yuki continuò a guardarlo, mentre il sole le puntava dritto davanti agli occhi, costringendola a portare una mano sulla fronte, per poter osservare meglio la figura del ragazzo. Si era già tinto di nuovo i capelli e sulle sue labbra compariva il solito sorriso da bambino. La salutò con un cenno della mano, ma lei non riuscì a ricambiare quel gesto, continuò a guardarlo, non sapendo se essere arrabbiata o triste. Sentiva dentro di sé un mare di emozioni che non sapeva come esprimere, ma sapeva che tutto quello che stava tenendo dentro le stava facendo del male. Abbassò lo sguardo e prese a camminare, quando il ragazzo si mise di fronte a lei, impedendole di andare oltre. Lo fulminò con lo sguardo, ma lui non fece una piega e le sorrise nuovamente, come se lui al contrario suo si stesse divertendo. -Che cosa vuoi da me Taemin?- gli domandò la ragazza alzando il tono di voce, ma il ragazzo di fronte a lei le fece segno di abbassare la voce, per poi cominciare a parlare. -Avevo bisogno di parlare con te- rispose lui cercando di trovare un dialogo con lei, ma non sembrava molto propensa ad avere una lunga conversazione con lui. -Devo lavorare- rispose Yuki seccamente cercando di evitarlo, erano passati troppi anni dall'ultima volta che si erano visti e che si erano parlati, non voleva tornare a rivivere ricordi che stava cercando di dimenticare. Preferiva fare finta di nulla e trattarlo male per poterlo allontanare, piuttosto che tornare a vivere nel dolore e con la paura di fare ogni notte degli incubi che la riportavano indietro nel tempo. -Ti voglio rubare solo pochi minuti del tuo tempo- rispose il ragazzo guardandola dritto negli occhi e lei dissentì con un cenno del capo, -non è ancora il momento- rispose la ragazza cercando di proseguire per la sua strada, ma lui continuava a impedirle di passare. -Sono passati due anni, quando pensi arriverà il momento?- le domandò Taemin guardandola offeso dalle sue parole. Due anni erano passati da quando aveva lasciato la scena musicale e forse erano passati più anni da quando lei aveva smesso di parlare con lui. -Se continui a farti tutte quelle tinte ti cadranno i capelli- rispose Yuki con un'affermazione che non era per niente inerente a quello che lui le aveva domandato; -non è colpa mia lo sai... non farmi cambiare discorso, ho davvero bisogno di parlare con te- continuò il ragazzo cercando di dissuaderla, ma lei non voleva. Due anni non le erano bastati per dimenticare tutto, non le erano bastati per riuscire ad andare avanti. Il suo cuore traboccava ancora di dolore e lui non riusciva a capire quanto per lei fosse doloroso, quanto stesse soffrendo. -Ho bisogno di parlare con te dopo quello che è successo- disse il ragazzo costringendo la giovane a guardarlo e in quegli occhi vide la sua stessa sofferenza, vide i suoi occhi pieni della stessa tristezza che provava lei. -Io non so come aiutarti- rispose la ragazza continuando a guardarlo, non era mai stata brava a consolare qualcuno, non era mai stata brava a tirare su il morale delle persone, soprattutto quando accadevano queste cose. -Parla semplicemente con me- le chiese Taemin cercando di trattenere le lacrime e lei annuì con un cenno del capo, capendo solo in quel momento per quale motivo fosse venuto da lei e sapeva che forse su quell'evento gli doveva delle spiegazioni. Gli fece segno con il capo di seguirla e in silenzio, insieme, percorsero la strada che portava al suo negozio. Nessuno dei due osò parlare, come se potessero rovinare o rompere qualcosa che si stava formando di nuovo. 

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