天使 (Tenshi)

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Era nervoso, il giorno prima non era riuscito a vederla e non sapeva nemmeno come avrebbe risposto al bigliettino che le aveva lasciato. Prese un lungo respiro profondo e scese dal Van per entrare all'interno del Caffè Shop; era dietro al bancone come sempre. Serviva uno per uno i suoi clienti con molta dedizione, sorridendo raggiante come sempre. Quel giorno indossava dei pantaloni bianchi come il latte e una maglietta azzurro pastello con una scritta bianca, alcune ciocche dei suoi capelli erano state sistemate in modo che assomigliassero alle orecchie di un orsetto. Aveva cambiato il colore, non erano più castani, color nocciola; erano diventati neri tendenti al rosa e su di lei stavano un incanto. Portava un choker al collo nero, con un cuore in metallo e di tanto in tanto si fermava a palare con qualche cliente che le domandava da dove prendesse ispirazione per i suoi dolci. Si voltò a guardarlo, inchinandosi educatamente per accoglierlo all'interno del locale. Si avvicinò al suo solito tavolo, posando il suo zainetto di pelle a terra e guardando il menù per cercare di non incontrare il suo sguardo. Era così bella con quel suo nuovo colore di capelli, sembrava più giovane, più viva, più lei. Sembrava che avesse in parte ritrovato se stessa, ma sapeva che c'era sempre qualcosa che la rendeva triste. Si concentrò nuovamente sul menù quando sentì il suono dei suoi passi che gradualmente si avvicinavano al suo tavolo. -Hai già deciso che cosa ordinare?- gli domandò la ragazza e lui si voltò un attimo a guardarla attentamente negli occhi; quel giorno stava indossando delle lenti a contatto, perché i suoi occhi risultavano di un intenso blu scuro. Il suo sguardo, però, rimaneva sempre lo stesso; quello di una persona che sarebbe stata capace di guardarti l'anima e che sarebbe stata anche in grado di metterla a giudizio. Era magnetica, sexy, innocente e spaventosa allo stesso tempo; non aveva mai conosciuto nessuna ragazza in grado di fargli quell'effetto. Si era truccata con una leggera linea di eyesliner, con un roseo blush sulle guance e un rossetto nude sulle labbra. Non aveva mai visto nulla di più bello in tutta la sua vita. Sembrava un angelo, ma non di quelli che si divertono tristemente ad oziare in paradiso; nemmeno un angelo custode, che protegge i terreni dal male dell'inferno; lei era quasi ai livelli di un Arcangelo. La sua era una bellezza celestiale da fare invidia a Lucifero stesso, così bella che anche gli altri angeli avrebbero dovuto invidiarla. Sapeva che il suo era un paragone troppo forte, ma non aveva mai visto niente di così meraviglioso, sembrava la creatura più bella dell'intera mitologia.
Piegò leggermente la testa di lato quando non ottenne una sua risposta, attendendo paziente che lui terminasse di guardarla e ordinasse qualcosa dal suo menù. -Vorrei...- rispose lui tornando a guardare il cartoncino nero imbarazzato, per scegliere una pietanza di quel locale; -una Kumo con una spremuta d'arancia- disse in seguito e lei annuì con un cenno del capo, segnando la sua ordinazione sul suo piccolo block notes. Anche la sua scrittura era molto bella, prendeva le ordinazioni scrivendo un po' in coreano e un po' in giapponese, come se cercasse di tenersi in costante allenamento con entrambe le lingue. Quando si allontanò tirò un lungo sospiro di sollievo, sistemandosi la visiera del cappellino nero che indossava. La mascherina scura gli copriva parte del volto, mentre si guardava intorno nervoso, pregando che nessuno all'interno del locale lo avesse riconosciuto. Guardò la schermata del suo cellulare, notando i diversi messaggi su Kakao Talk dei suoi amici, ma non ci diede molto peso, in quel momento voleva dedicare tutta la sua attenzione a quel negozio e a quella bellissima ragazza. Estrasse dal suo zaino l'album da disegno, la matita e la gomma; tornando a disegnare il ritratto che le stava accuratamente facendo. Non era per niente facile, c'erano molti dettagli che lui voleva catturare, molti particolari quasi invisibili all'occhio umano, ma visibili al suo sguardo attento. Ogni volta che pensava di esserci riuscito, in realtà si trovava lontano anni luce ed era quasi frustrante non riuscire a ritratte tanta bellezza. Si sentiva quasi un incapace, non riusciva a capire che cosa stesse sbagliando, quale dettaglio stesse dimenticato. Tutto sembrava troppo difficile, complesso; stava davvero facendo il lavoro giusto o forse le sue aspettative riguardo a quel disegno erano troppo alte? Non riusciva a capacitarsi del fatto che non riuscisse a disegnare il volto di quella splendida ragazza. Aveva riempito il suo album da disegno di schizzi inutili, perché nessuno riusciva realmente a ritrarre tutta la bellezza che lui vedeva attraverso i suoi occhi quando la ammirava. Sembrava il più bel dono del cielo; "La Venere" del Botticelli non poteva nemmeno reggere il confronto con la bellezza di quella ragazza; quale altro pittore sarebbe stato in grado di dipingere quei meravigliosi lineamenti? Addirittura lo stesso Dorian Gray sarebbe stato invidioso di tanta bellezza, a confronto il quadro di quel giovane nobile non valeva nulla se paragonato alla bellezza angelica e celestiale di quella ragazza. Quale disegno divino vi era dietro di lei nemmeno lui lo poteva sapere, ma sapeva solo che non aveva mai visto nulla di più bello e irriproducibile sulla carta. Continuò a fare diversi tentativi, cercando di raggiungere quella perfezione che tanto agognava, ma più ci provava e più sembrava allontanarsi dal risultato che voleva ottenere. Si stava davvero demoralizzando, non riusciva a capire che cosa ci fosse di sbagliato, qual'era il suo errore? Ci pensava davvero troppo e forse era quello a bloccare la sua creatività. Non doveva pensarci, doveva disegnare e basta. Cominciò a lasciarsi guidare dalla matita, ma prima che potesse terminare, la ragazza si avvicinò al suo tavolo, costringendolo a chiudere il quaderno e riporlo nuovamente all'interno dello zaino. La giovane sorrise e appoggiò sul suo tavolo il bicchiere con la spremuta e la fetta di torta che aveva ordinato; lasciando cadere, prima che se ne andasse, un foglietto azzurro pastello scritto con la penna nere in bella calligrafia. Quando fu certo che si fosse allontanata, lo prese con due dita e lo aprì con estrema cura; leggendone il contenuto: 

"(Più di ieri) Sono diventata strana
(Anche oggi) Non sono me stessa
(Quando arriverà domani) Un'immaginabile me stessa
Qualcuno che non conosco, qualcuno che non conosci"
B

ABE - Hyuna


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