さようなら, 友人 (Sayōnara, yūjin )

121 12 3
                                    

-Yuki scendi!- le gridò Takeshi dalla strada, mentre lei si affacciava dal balcone per guardare di che cosa avesse bisogno. -Dove andiamo?- gli domandò lei curiosa di sapere che cosa avesse in mente, ma lui non le rispose, le fece nuovamente cenno con la mano di scendere. Non aveva altre soluzioni, annuì con un cenno del capo per poi rientrare all'interno della sua abitazione per mettere una felpa. Si avvertiva già l'arrivo dell'autunno e non voleva ammalarsi. Avvisò i suoi genitori che sarebbe andata da Takeshi e successivamente li salutò con un cenno della mano, uscendo dalla porta di casa per raggiungere il suo migliore amico. Lui la stava aspettando ansioso, come se dovessero fare qualcosa di illegale di lì a poco. -Che cosa hai combinato?- gli domandò lei curiosa di sapere che cosa avesse in mente, ma il ragazzo la prese semplicemente per mano, cominciando a camminare. Yuki lo seguì in silenzio non sapendo che cosa stesse architettando, ma non sembrava nulla di positivo dalla sua espressione sul viso. Gli strinse dolcemente la mano e la fece dondolare avanti e indietro, come spesso piaceva fare a lui. Non vedeva nessuna emozione, come se tutta la sua solita allegria fosse sparita di colpo lasciando spazio al vuoto e alle tristezza. -Mia mamma ha cucinato takoyaki- cercò di distrarlo Yuki e a quella sua affermazione il ragazzo sorrise lievemente, voltandosi finalmente a guardarla dritto negli occhi. -Voglio camminare con te tutta la notte, ci stai?- le domandò Takeshi con gli occhi lucidi di lacrime e a quella sua domanda lei annuì con un cenno del capo, cercando di sorridere raggiante per tirargli su il morale. Sapeva che c'era qualcosa che non andava e voleva sapere che cosa lo stesse turbando, ma non voleva mettergli troppa fretta, prima o poi gli avrebbe detto tutto quello che pensava. -Andiamo a mangiare un gelato?- le propose lui facendo tornare il suo solito sorriso sulle sue labbra e lei annuì con un cenno del capo, avviandosi verso i quartieri più affollati della capitale, quelli che erano soliti frequentare. Estrasse dalla tasca della sua felpa il portafogli di Sailor Moon che lui le aveva regalato, ma quando fece per tirare fuori i soldi Takeshi mise una mano sulle sue, dissentendo con un cenno del capo. -Questa sera offro io- rispose lui guardando il gelataio per ordinare i loro soliti gelati; quando ebbe terminato di pagare si sedettero su una panchina, per poter osservare tutte le persone che prendevano quella strada per tornare a casa. -Come sta procedendo il tuo lavoro in Corea? Stai lavorando bene?- gli domandò la ragazza e Takeshi annuì con un cenno del capo, senza dilungarsi troppo sull'argomento; diede un morso alla sua pallina di gelato e successivamente si voltò a guardarla. -Ho saputo che hai vinto la borsa di studio, mi raccomando non abbandonare e metticela tutta- le disse il ragazzo cercando di incoraggiarla, -almeno con la borsa di studi a Seoul posso infastidirti- rispose Yuki sorridendo e mangiando allegramente il suo gelato.
Quella notte sarebbe stata davvero molto, se non troppo, lunga. Camminarono per le strade della capitale, parlarono di tutti i momenti che avevano trascorso insieme e il tempo per Yuki sembrò infinito. Sentiva un grande peso premerle sul cuore, sentiva che c'era qualcosa che non andava, ma non ci faceva molto caso. Quando era con Takeshi il mondo intorno a lei spariva, esistevano solo lei e il suo migliore amico. Voleva che quei momenti in sua compagnia potessero durare all'infinito, ma da quando era diventato trainee non c'era più tempo per stare insieme. Lui lavorava sempre e studiava coreano per mettersi in pari con gli altri, mentre lei studiava medicina e coreano per poter mantenere la sua borsa di studi. Non avevano più lo stesso tempo per stare insieme, non avevano più la possibilità di incontrarsi come prima, era tutto cambiato, ma stavano inseguendo i loro sogni ed era l'unica cosa che davvero doveva essere importante. La loro amicizia sarebbe durata in eterno, di questo non si doveva assolutamente preoccupare. 
Camminarono lungo la banchina per attendere il treno che li avrebbe riportati a casa. Yuki stava camminando sulla riga che delimitava i binari, mentre lui le stava accanto attento che non cadesse. Le teneva dolcemente la mano, mentre lei faceva un passettino alla volta sulla striscia colorata, come se stesse immaginando di camminare in equilibrio su un filo metallico. -Vieni Yuki ti devo parlare- le disse in seguito il suo migliore amico costringendo la sua la giovane a spostarsi per poterlo osservare con più attenzione; le sue mani tremavano, come se facesse davvero freddo, ma la temperatura non era poi così bassa e in quel momento non capì per quale motivo si stesse comportando in quel modo. Estrasse dalla giacca che indossava una busta del colore dei fiori di pesco allo sbocciare in primavera, che mise successivamente nelle mani della ragazza. Yuki lo guardò confusa, piegando leggermente la testa di lato. -In questa lettera ti spiego perché me ne sto andando via e per quale motivo ho preso questa decisione, vorrei che la leggessi con attenzione, ma soprattutto vorrei che la leggessi con il cuore- cominciò Takeshi innervosendola, -avrei voluto farlo in modo diverso, dirti tutto di persona, ma non c'è più tempo e io non posso aspettare. Yuki sei la mia migliore amica e lo sarai sempre, non ti dimenticherò mai, quando me ne andrò voglio che continui a ricordarlo, ricordati che non sarai mai sola, ma che in qualche modo io sarò sempre accanto a te- continuò lui, mentre in lontananza si udì il fischio sordo del treno. -Leggila quando me ne sarò andato, sappi che ti ho voluto bene come ad una sorella e ti proteggerò sempre- disse il ragazzo, mentre una lacrima cominciò a rigargli il viso. La salutò con un cenno della mano, ma prima che lei potesse rispondere o dire quello che stava pensando, lui non c'era più. Il suo corpo era sparito tra i fari del treno e le rotaie.
Un urlo di dolore squarciò quella notte, un urlo che si poté udire in tutta Tokyo. Il corpo del suo migliore amico era sotto le ruote di quel treno che lui aveva deciso di prendere in modo diverso. Cadde sulle ginocchia, scoppiando in un pianto isterico, mentre cercava di raggiungere il suo corpo in mezzo ai binari, mentre i passeggeri che avevano assistito all'evento tentavano di fermarla prima che si facesse del male, ma a lei non importava, voleva solo andare dal suo migliore amico. Il suo sangue, il sangue della persone che le era stata accanto fin da bambini macchiava quel treno, mentre il suo corpo si trovava in mezzo ai binari.
Cercarono di calmarla, chiamarono diverse ambulanze e i loro genitori, mentre cercavano di fare del loro meglio per recuperare il cadavere. Sua madre e suo padre le parlavano, ma era come se avesse dell'ovatta nelle orecchie, non riusciva a sentire nessuno. Tra le mani stringeva la lettera che lui le aveva lasciato, mentre i medici dell'ambulanza parlavano con i suoi genitori del suo stato mentale. La strinse con forza, lasciando che le lacrime continuassero a bagnare il suo viso e estrasse la lettera dalla busta. Lesse la prima riga con dolore;
"Cara Yuki, perdonami..." 

Beauty CakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora