Non si dissero nulla di particolare, le loro semplici parole riempivano un silenzio che sarebbe stato imbarazzante, ma era felice. Felice di poter finalmente dire di avere un rapporto con lei e felice di sapere che era stata lei a cominciare tutto quello. Doveva smetterla di essere così timido e di sentirsi così intimidito; eppure si sentiva ancora quel bambino al quale aveva insegnato i nuovi passi della coreografia. Sapeva che da quell'episodio era passato molto tempo, che non si erano più visti da allora, ma in sua presenza provava ancora quella sensazione che aveva avvertito la prima volta che l'aveva incontrata. La guardava e ogni dettaglio del suo viso gli sembrava perfetto, pensò al disegno che aveva fatto prendendo ispirazione da lei, da quella bellissima musa ispiratrice. Ogni cosa che lei diceva, anche la più stupida, la più insignificante, per lui era bellissima. La vedeva più allegra, più sollevata, più viva, come se si fosse tolta un grande peso dal cuore, anche se i suoi occhi trasmettevano ancora molta tristezza. Lo guardava come si guarda un amico e gli parlava tranquillamente, senza alcuna vergogna, come se non avesse bisogno di filtri per essere se stessa. Rideva e lo faceva spesso, quel suo sorriso così dolce e solare, come se il suono della sua risata fosse il canto celestiale di qualche angelo e si sentì in paradiso accanto a lei. Non credeva quanto una persona potesse davvero renderlo così felice e pieno di vita, come se gli desse una potente scarica di adrenalina di cui lui potesse usufruire quando stava sul palco a ballare e cantare. Parlava di tutto quello che le veniva in mente, di qualsiasi cosa, ma stava molto attenta a non parlare di se stessa e del suo passato come ex ballerina e coreografa; non accennava nemmeno a parlare della sua famiglia, come se quell'argomento per lei fosse un taboo. Lui non voleva nemmeno fare domande, non voleva essere indiscreto, sarebbe arrivato un momento dove lei si sarebbe trovata più in confidenza e ne avrebbe parlato più liberamente. Eppure un po' curioso lo era, voleva sapere che cosa l'avesse spinta a scappare dal Giappone e che cosa l'avesse spinta a prendere la decisione di intraprendere una carriera, per poi abbandonare tutto e fare qualcosa che non centrasse nulla; che cosa l'aveva spinta a prendere queste decisioni? Che cosa l'aveva portata a vagare di Casa Discografica in Casa Discografica? Per quale motivo aveva abbandonato casa sua? Perché proprio la Corea del Sud? Perché Seoul? Tutte domande molto intelligenti che sapeva avessero una risposta, ma aveva paura a domandare, non sapeva come chiedere, non sapeva come comportarsi. Sapeva che erano domande indiscrete, che sicuramente il suo morale sarebbe cambiato radicalmente, ma se avesse avuto l'opportunità di aiutarla lo avrebbe fatto volentieri. Cercò di allontanare quel pensiero, non era giusto nei suoi confronti che lui continuasse a pensare a qualcosa che potesse in qualche modo ferirla. Ancora si ricordava quando l'aveva vista sotto la pioggia, quando stava camminando dall'altra parte della strada, notando le lacrime che si confondevano con le gocce della pioggia torrenziale. Sotto gli occhi era leggermente rossa, per questo aveva notato che stava piangendo, ma nessuno avrebbe mai notato quel piccolo particolare, nessuno si sarebbe mai accorto che stesse piangendo. Eppure quella tristezza, vederla sola camminare dall'altra parte della strada mentre piangeva, gli aveva messo davvero molta tristezza nel cuore e di istinto si era affiancato a lei per coprirla con il suo ombrello. Era così dolce, così piccola rispetto a lui che gli era venuta voglia di proteggerla, di dirle che sarebbe andato tutto bene, mentre lei lo guardava come un piccolo pulcino bagnato.
Sedere di fronte a lei in quel momento e poter ascoltare il suono della sua voce, era la cosa più bella che potesse capitargli dopo il suo debutto come artista. Non si sentiva mai così ispirato in presenza di nessuno; gli faceva venire voglia di ballare per lei, di cantare per lei, di fare qualsiasi cosa per una ragazza come lei pur di renderla felice, di vederla anche solo per qualche secondo felice.
Bellissima, lei era davvero la cosa più bella che avesse mai visto e l'unica che volesse custodire come se fosse il fiore più prezioso del mondo. -Ho sentito il tuo gruppo alla radio- disse ad un certo punto richiamando la sua più completa attenzione, -come?- domandò Moonbin sorpreso da quell'affermazione. -Crazy, Sexy & Cool... corretto?- gli chiese lei guardandola curiosa, come se avesse paura di essersi sbagliata. Lui annuì con un cenno meccanico del capo, come se ancora non riuscisse a credere che avesse ascoltato la sua canzone alla radio, si sentiva quasi onorato che avesse avuto del tempo da dedicare alla sua musica. Per lui una cosa così piccola era riuscito a scuoterlo nel profondo, lasciandolo quasi senza parole. -Ti piacerebbe venire un giorno ad un mio concerto?- le domandò Moonbin di slancio e a quella domanda Yuki strinse con forza la forchetta che aveva in mano; forse quella domanda era davvero stata troppo avventata, aveva lasciato la scena musicale per un motivo, non voleva certo tornarci così di punto in bianco. I suoi muscoli si irrigidirono e sentì il suo respiro farsi irregolare, come se stesse per avere un attacco di panico. Non doveva farle quella domanda, doveva imparare a chiudere la bocca, sapeva che non sarebbe stata una buona idea, che cosa gli era passato per la testa? Perché non pensava prima di aprire la bocca? Si sentiva davvero un idiota, come poteva non vedere quanto fosse evidente il fatto che avesse lasciato il suo vecchio impiego per un motivo.
-Mi piacerebbe- rispose Yuki ridendo dolcemente, come se quel momento di tensione non vi fosse mai stato, mentre il sorriso tornava a troneggiare sulle sue labbra perfette. Confuso, Moonbin, la guardò come se non credesse davvero alla risposta che avesse dato; -non vado ad un concerto da molto tempo- continuò Yuki cercando di mostrarsi sicura di se.
Ci stava provando con tutte le sue forze, ci stava provando a non piangere, si stava trattenendo dal buttare fuori dal suo negozio il ragazzo, ma sapeva che non era colpa sua, come poteva sapere lui? Non era colpa sua. Farsi rivedere sarebbe stato un problema, ma avrebbe preso le giuste precauzioni e le giuste distanze, non voleva che qualcuno potesse riconoscerla. HyunA le aveva detto di andare avanti, di mettere un attimo da parte il passato e di viverlo come tale, perché era ancora giovane e aveva ancora tanto da imparare e tanto ancora da poter costruire, aveva paura, ma sapeva che la sua Unnie aveva ragione e avrebbe fatto in quel modo.
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Beauty Cake
Fiksi PenggemarYuki è una ex make-up artist e una ex ballerina. Il suo lavoro era quello di seguire gli idol in giro per il mondo per poterli truccare e ballare per loro, ma un giorno decise di abbandonare tutto e di aprire un caffè shop nel centro di Seoul, riusc...