約束とさようなら(Yakusoku to sayōnara)

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I suoi occhi scrutavano curiosi fuori dalla finestra dell'istituto, mentre tutti i suoi compagni si godevano l'ora di pranzo, mangiando quello che i loro genitori avevano preparato per loro. Lei non aveva molta fame e continuava a guardare fuori dalla finestra osservando il panorama. La Corea da quella prospettiva le sembrava davvero troppo lontana e a volte sognava di poter fare le valige e poterlo raggiungere. La sua mente continuava a spaziare, immaginandosi scenari surreali, mentre il vociferare dei suoi compagni diventava solo il rumore di sottofondo dei suoi pensieri. Aveva sempre sognato di prendere tutto e andarsene, senza avere nessun peso sul cuore, dire ai suoi genitori che la piccola Yuki che conoscevano era diventata Umi, ovvero un potente mare in tempesta che aveva bisogno di liberare tutta la sua creatività in un altro paese. Forse avrebbero capito, avrebbero apprezzato quel suo desiderio e le avrebbero detto con gran passione di partire. Voleva che tutto fosse più facile, che tutto quello che sognava si avverasse in un solo istante, come se fosse la magia che la fata aveva fatto a Cenerentola prima di andare al ballo. In realtà l'unica cosa che desiderava davvero era stargli sempre vicino, seguirlo come se fosse la sua ombra come quando erano bambini. Stringere con le dita il tessuto posteriore della sua maglietta e seguirlo in silenzio, senza sapere dove stessero andando, semplicemente fidandosi di lui ciecamente. Le sue dita giocarono con la penna che teneva in mano, mentre sorrideva a quel pensiero che aveva rubato tra i suoi ricordi. -Guarda che cosa ti ho comprato- disse una voce maschile costringendo la ragazza a voltarsi per guardare chi le stesse parlando; Takeshi le aveva messo sul banco molti dolci, tra cui il Melon Pan, uno dei suoi cibi preferiti. Le sorrise dolcemente, come se fosse fiero di quello che aveva fatto e cominciò a scartare una barretta al cioccolato, aprendo successivamente una piccola confezione di latte alla fragola, mentre porgeva alla ragazza quello al cioccolato. -Non eri a dieta?- domandò la ragazza ridendo allegra, mentre il suo migliore amico continuava a mangiare, come se non gli importasse. -Certo, ma faccio finta di nulla- rispose lui scompigliandole dolcemente i capelli; -come hai fatto a farti dare una settimana di vacanza?- domandò Yuki guardandolo curiosa, cercando di capire che cosa il suo migliore amico le stesse nascondendo, ma lui scosse il capo, non sembrava per niente intenzionato a darle una risposta. Continuò a mangiare facendo finta di nulla, come se la domanda che gli avesse fatto lei, non l'avesse nemmeno ascoltata. -Sei pessimo- disse in seguito Yuki fulminandolo con lo sguardo, mentre il suo migliore amico cercava di trattenere le risate per la sua reazione. Voleva bene alla ragazza, ma stava nascondendo una verità che l'avrebbe solamente addolorata e non voleva farlo. Sapeva che anche nascondendolo in quel modo l'avrebbe fatta soffrire, ma non voleva che passasse tutta la sua vita a torturarsi per colpa sua. -Sono pessimo- ripeté Takeshi guardando la ragazza dritto negli occhi, bevendo un sorso della sua bevanda, -che cosa ha preparato di buono tua madre oggi- cambiò discorso il ragazzo guardando all'interno della borsa della sua migliore amica, scorgendo il bento che sua madre le preparava ogni mattina con tanta cura. -Mi ha preparato il riso a forma di panda e i polipetti con dell'insalata- rispose Yuki spostando anche lei il suo sguardo per guardare il suo porta pranzo con la forma di un orsetto. -Tua madre ha fatto le cose che mi piacciono- disse il ragazzo mettendo le mani all'interno della sua borsa, estraendo il bento e cominciando a mangiare con gusto, senza chiedere il permesso alla ragazza. -Quello sarebbe mio- gli fece notare Yuki inarcando un sopracciglio, ma Takeshi continuò a mangiare, -tua madre l'ha fatto per me, perché sa che sono tornato- le rispose lui costringendola a dargli un calcio da sotto il tavolo per vendicarsi del fatto che le avesse rubato il suo pranzo. -Ahia!- gridò il ragazzo massaggiandosi con una mano lo stinco della gamba, nel punto esatto dove lei lo aveva colpito. -Mia madre cucina per sua figlia, non per quell'ingrato che le ruba il cibo- rispose la ragazza, costringendo il suo migliore amico a farle la linguaccia, mentre continuava a mangiare. Yuki scartò il suo Melon Pan, mangiandolo e ripensando a quando avrebbe voluto prendere il prossimo volo per la Corea e partire con lui, ma sapeva che finire la scuola era molto più importante di qualsiasi altra cosa. Non voleva deludere i suoi genitori, sapeva che loro ci tenevano a lei e non voleva che pensassero che prendesse la decisione di andarsene perché non aveva più voglia di studiare. -Hai pensato a quello che ti ho chiesto?- domandò in seguito Takeshi e la ragazza annuì con un cenno del capo, voltandosi per guardarlo dritto negli occhi, -per l'università- rispose lei semplicemente, sapendo che lui avrebbe capito al volo quello che lei intendesse dire. -Ma hai talento, per quale motivo non vuoi?- le domandò lui curioso di sapere per quale motivo avesse preso quella decisione, -perché non mi piace quel mondo, ci entrerei solo per stare con te e non voglio che questo accada- rispose Yuki cercando di spiegargli per quale motivo avesse fatto quella scelta, sapeva che un po' lo aveva deluso, ma avrebbe certo accettato quel suo pensiero, non l'aveva mai obbligata a fare nulla e non avrebbe certo cominciato a farlo ora. -Capisco, ti aspetterò lo stesso- rispose lui, mentre sulle sue labbra compariva un sorriso triste e Yuki rimase a guardarlo per un lungo periodo. Per quale motivo era triste? No, la sua tristezza sapeva che non dipendeva dalle sue parole, sapeva che c'era qualcosa che le stava nascondendo, ma cosa? Si era soffermato molto sull'ultima frase, per quale motivo era stato così insicuro nel pronunciarla? Sentiva che c'era qualcosa che non andava, ma ancora non riusciva a capire che cosa fosse. 

Le sue dita si strinsero sulla cornice di quella fotografia, mentre cercava di trattenere le lacrime. Se lui fosse stato con lei in quel momento, se fossero stati di nuovo uno fianco all'altro... gli sarebbe piaciuto conoscere Moonbin, gli sarebbe piaciuto il locale che aveva aperto, ma sapeva che l'avrebbe criticata per il fatto che non avesse intrapreso la sua stessa carriera. Suonarono al campanello, costringendola ad appoggiare nuovamente la fotografia sulla sua scrivania, per andare a controllare chi avesse suonato. Aprì la porta, trovando Moonbin con una piccola rosa pastello stretta in una mano. Era vestito con dei jeans azzurro chiaro e una maglietta bianca, la mascherina scura copriva sempre il suo volto, ma i capelli castani erano scompigliati e ancora un po' bagnati, come se avesse appena fatto la doccia. Le sorrise, porgendole il fiore che aveva comprato per lei, -spero di non deluderti- le disse semplicemente e a quelle parole la ragazza sorrise dolcemente, per poi stringere la sua mano e chiudersi la porta del suo appartamento alle sue spalle. 

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