忘れます (Wasuremasu)

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Yuki aveva la sensazione di aver già udito il suo nome, sentiva che lo aveva anche già incontrato. La combinazione del suo nome e del suo viso le ricordavano qualcosa, un ricordo, ma sembrava quasi inafferrabile, come se non riuscisse a rammentare realmente ogni dettaglio. Eppure voleva sapere, voleva ricordare dove avesse già udito quel nome. -Mi dispiace, ma ora devo andare- disse il ragazzo alzandosi in piedi, mentre la ragazza si voltava a guardarlo sorpresa, come se si fosse appena destata da un sogno ad occhi aperti. -Non c'è nessun problema- rispose Yuki forzando un sorriso, per poi salutare il ragazzo con un cenno della mano. La sua mente era ancora alla ricerca di quel ricordo inafferrabile, sentiva che conteneva qualcosa di davvero importante che non poteva essere dimenticato. Quasi si arrabbiò con se stessa e diede la colpa alla sua memoria per questo; era sempre stata in grado di ricordare tutto quello che l'aveva resa infelice, ma i ricordi che potevano essere "felici" sembrava che il tempo li avesse sbiaditi. Ricordava poco dei momenti in cui era stata realmente felice e forse erano anche quelli più dolorosi, perché sapeva che non sarebbe più stata in grado di riviverli. Si alzò in piedi e riportò il piattino in cucina, prendendo i dolci che aveva preparato. Uscì dal negozio, camminando lungo la strada che l'avrebbe riportata a casa, continuando a pensare al nome del ragazzo che sedeva sempre infondo al locale. Era davvero convinta di averlo già udito in precedenza, sapeva che quel nome faceva già parte dei suoi ricordi, ma non rammentava dove lo avesse già udito in precedenza. Più si sforzava, più esso le sfuggiva e si sentiva sempre più lontana dal sapere dove avesse già incontrato quel ragazzo. Forse era solo la sua immaginazione, magari realmente non lo aveva mai incontrato prima di allora, ma perché invece sembra così convinta del contrario. Si fece pensierosa e per tutto il tragitto di ritorno a casa continuò a pensare a quel nome, a quel ragazzo così misterioso e a come a piccoli passi si stessero conoscendo. Trovava tutto ciò spaventoso, aveva paura di rivivere qualcosa già accaduto in precedenza, ma non riusciva a non essere attratta da quella presenza così magnetica. Sembrava avvolto da troppi strati di mistero e lei voleva svelarli uno per uno. Una parte di lei le diceva di allontanarsi, di cambiare nuovamente vita, di cominciare tutto da capo e di non affezionarsi più a nessuno se non voleva che ciò che era accaduto in passato si ripetesse nuovamente. Un'altra parte di lei voleva conoscerlo, essergli amica, voleva stargli vicino nei momenti difficile e creare dei ricordi; ma non riusciva a non pensare a quello che era accaduto cinque anni prima. Non riusciva a non pensarci, tutto era marchiato a fuoco nella sua memoria, costringendola a ricordare ogni particolare, ogni attimo di quell'anno. Si era sentita portare via tutto, aveva visto tutto quello in cui credeva venirle sottratto e lei era stata così impotente, così piccola da non riuscire a cambiare quello che era accaduto. Forse quella parte predominante di lei aveva ragione, doveva andarsene prima che potesse capitare nuovamente una cosa del genere; ma come poteva mollare tutto e ricominciare, non era stata per nulla face prima, come poteva esserlo adesso. Non poteva cambiare nuovamente città e non poteva certo tornare in Giappone dalla sua famiglia, sarebbe potuta scappare a Osaka, ma lì i suoi pareti l'avrebbero riconosciuta e avrebbero chiamato i suoi genitori. Quando era piccola aveva sempre sognato di vivere ad Osaka, ma la sua famiglia lavorava a Tokyo e per loro Osaka era una città troppo piccola. Sarebbe dovuta scappare in una città dove i suoi genitori non sarebbero stati in grado di raggiungerla, ma più pensava ad una fuga, più si rendeva conto che non aveva le energie per cominciare nuovamente tutto da capo. La sua decisione finale non fu coerente con la sua parte dominante e sapeva che se avesse intrapreso quel cammino qualcuno sarebbe rimasto ferito. Non voleva che accadesse, ma sentiva che fosse inevitabile. Aprì la porta della sua abitazione ed entrò all'interno del suo appartamento, salutando la piccola lontra che venne ad accoglierla. Gli accarezzò dolcemente la testa, ma quando Youngjae si accorse del sacchetto che stringeva tra le mani, si precipitò in cucina, pronto per la sua cena. Yuki sorrise e si avvicinò al bancone per nutrire il suo piccolo animaletto. Continuò a ripensare a Moonbin e dove lo avesse già incontrato, ma la sua mente sembrava un grande buco nero che le impediva di afferrare i ricordi che lei ritenesse più importanti. Appoggiò la ciotola piena di cibo a terra, controllando che Youngjae mangiasse quello che gli aveva preparato, ma successivamente si ricordò della scatola che aveva sotto il suo letto. Se avesse aperto quella scatola forse avrebbe avuto l'opportunità di ricordare con più chiarezza, ma sapeva che se lo avesse fatto non sarebbero venuti a galla solo ricordi di qualche anno fa, ma anche quelli che aveva volontariamente cancellato dalla sua mente. Non poteva, mantenere la sua lucidità mentale intatta era una priorità, non poteva permettersi di tornare ad avere incubi ogni notte che sarebbero peggiorati di giorno in giorno. Aprire quella scatola sarebbe stato come aprire il Vaso di Pandora, non poteva permettere che accedesse una catastrofe, non poteva pensare che la sua lucidità mentale potesse essere danneggiata anche da sole poche fotografie. Non era ancora pronta a pensare che fosse arrivato il momento di andare avanti, aveva fatto un errore scappando dal Giappone, non poteva farne un altro aprendo quella vecchia scatola. Doveva rimanere sotto il letto, finché lei non avrebbe trovato un giorno il coraggio di buttarla, ma dentro di sé sapeva che questo non sarebbe mai successo. 

Yuki, il suo nome era bello quanto lei. Finalmente era riuscito a conoscere il suo nome, finalmente era riuscito a sapere quale nome coronasse quel viso angelico; eppure quando gliel'aveva domandato l'aveva vista spaventata, come se non volesse rivelare se stessa. Non sapeva per quale motivo fosse così riluttante, ma forse era per questo motivo che i suoi occhi erano sempre così tristi e lontani anni luce dalla terra sulla quale viveva. Neve in giapponese, ecco che significato aveva il suo nome, era bello e puro come lei. La neve è morbida e soffice, ma porta il freddo e forse nel suo cuore di gelo ce n'era troppo. Non pensava che fosse una persona fredda e distaccata, ma credeva che il gelo che aveva posto sul suo cuore servisse per nascondere una parte di lei che volesse nascondere, che desiderava non venisse rivelata a nessuno. Era curioso, non poteva dire che non lo fosse, ma forse quel segreto era troppo grande anche per lui, forse nemmeno lui sarebbe stato in grado di reggerne il peso così bene come stava facendo lei. Vederla triste e affranta lo demoralizzava, perché si sentiva impotente e non sapeva come poterla aiutare, come poterle tendere la mano per salvarla da quello che la stava divorando lentamente. Si sentì quasi inutile, non riuscendo a capire come potesse aiutarla.
Lui pensava troppo, forse la ragazza nemmeno lo voleva il suo aiuto e lui continuava a pensare come potesse esserle utile. Non poteva nemmeno chiederle come si sentisse, non era così in confidenza, ma lui voleva vederla davvero felice, voleva che le uscisse un bel sorriso spontaneo e che il ghiaccio sul suo cuore si sciogliesse, lasciando che la neve rispecchiasse solamente il suo aspetto esteriore. Non credeva che tutto ciò potesse accadesse in breve tempo ed era perfettamente conscio che quello a cui stava pensando era davvero troppo. Doveva smettere di pensare che standole vicino i suoi problemi si sarebbero dissolti e non poteva nemmeno pensare di entrare nella sua vita così forzatamente per poterla aiutare, doveva procedere a piccoli passi, senza nessuna fretta. Aveva notato la sua titubanza anche nel solo dirgli il suo nome, quindi doveva procedere con calma, senza mettere nessuna pressione. Un giorno tutto sarebbe risultato più chiaro e forse in un futuro molto lontano potevano anche diventare due buoni amici. 

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