友情 (Yūjō)

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Non si aspettava che venisse ad aiutarla, nessuno avrebbe mai preso un'iniziativa del genere.
Continuava a passare lo straccio bagnato sui tavoli, mentre lo osservava da lontano curiosa, cercando di capire che cosa lo avesse spinto a tornare da lei per aiutarla. Ci pensava, ma non riusciva a trovare risposte razionali e non riusciva nemmeno ad intrattenere una conversazione con lui. Non sapeva che cosa dire, non sapeva come iniziare il discorso e aveva paura che non gli sarebbe mai piaciuta caratterialmente. Era sempre stata una persona molto chiusa, che si apriva difficilmente con le persone, aveva sempre avuto pochi amici e non le era mai piaciuto uscire con persone che non conoscesse. Forse perché le era sempre bastata la compagnia dei suoi amici o forse solo quella del suo migliore amico... per quale motivo ogni volta che cercava di pensare a come risolvere una situazione pensava sempre al passato? Non era per niente facile continuare a vivere in quel modo, odiava se stessa per come pensava, per la sua mente così limitata. Non riusciva mai a pensare a qualcos'altro che non la riguardasse, doveva smetterla di pensare di essere al centro del mondo. Crescere, ecco quello che doveva fare; doveva crescere ed imparare a lasciare ciò che non le importava più nel passato senza doverci più pensare. Forse era per questo che non riusciva più ad andare avanti, riteneva ancora quella parte di sé importante; che cosa davvero ridicola. Perché stava pensando a tutto quello mentre lui era lì che la stava aiutando? Come poteva non pensare a quanto lui fosse educato e gentile in quel momento. Lei, invece, non faceva altro che pensare a se stessa e ai suoi problemi; era davvero egoista. Prese un bel respiro profondo, ma quando aprì la bocca per dire qualcosa le parole non le uscirono, come se le avessero messo un pezzo di cotone in gola per bloccarle. Si sentì davvero stupida, come poteva non essere in grado di parlare così apertamente con una persona? Eppure con i suoi clienti riusciva sempre ad intrattenere conversazioni piacevoli, ma non capiva per quale motivo con lui le risultasse così complesso. Più ci provava e più sembrava che realmente qualcuno o qualcosa le impedisse di parlare, non riusciva nemmeno a trovare un argomentazione decente per cominciare la conversazione e stava diventando davvero umiliante. -Grazie- disse semplicemente, per poi tornare a pulire i tavoli in evidente imbarazzo, mentre attraverso la mascherina Yuki poté notare l'ombra di un sorriso. Sembrava piacevolmente sorpreso dalle sue parole e la cosa le fece molto piacere, non era riuscita a trovare il coraggio di incominciare una vera e propria conversazione, ma quello sembrava già un ottimo inizio. -Sei molto silenziosa- rispose semplicemente lui senza alzare lo sguardo dal pavimento che stava spazzando, come se cercasse di evitare il suo sguardo, ma non ne avesse una reale intenzione di farlo. Sembravano entrambi molto imbarazzati, ma solo lui si mostrava a suo agio; lei si muoveva goffamente, come un piccolo robot, cercando di capire come fosse finita in quella situazione. Lui, invece, con molta calma continuava a pulire, come se conoscesse quel posto da tutta la vita e non si sentisse minimamente in imbarazzo. Riusciva a mascherare tutto sotto il cappello e la mascherina, ma sapeva che se li avesse tolti lei sarebbe stata in grado di leggere tutte le emozioni che aveva in viso. -Ti piace disegnare?- domandò Yuki riuscendo a ricordarsi dell'album da disegno che tirava fuori ogni volta che si trovava nel suo locale, rammentando anche quanto lo avesse trovato in difficoltà a volte. -Solo le cose belle- rispose lui sentendo le guance andare in fiamme, come se avessero appena preso fuoco e non sapesse come estinguere quell'incendio. Quella risposta parlava da sola, lui sapeva perfettamente che passava semplicemente le ore a ritrarla ed era la musa ispiratrice più bella che un pittore potesse trovare; tutti i più grandi pittori e scultori sarebbero stati invidiosi di lui. -Ti piace Hyuna?- le domandò in seguito il ragazzo e sulle labbra di Yuki comparve un leggero sorriso, mentre si concentrava a pulire a fondo tavolo per tavolo; -ti piacciono i Seventeen?- gli rispose lei con un'altra domanda, non voleva parlare di Hyuna, sapeva che se lo avesse fatto i ricordi l'avrebbero assalita nuovamente e non sapeva come sarebbe stata in grado di gestirli davanti a lui. -Mi piace la musica- rispose semplicemente il ragazzo rimanendo vago, senza preferire il gruppo che aveva nominato e senza nemmeno disprezzarlo. Non voleva rivelare troppo di sé, non voleva che pensasse che non potessero essere amici per colpa della persona che era e del suo lavoro. Lo aveva influenzato troppe volte, non voleva che continuasse a farlo. Aveva perso molti amici, la sua vita era stata troppo influenzata per una sua scelta e aveva paura che continuasse a farlo imperterrita, come un mostro pronto a divorare qualsiasi cosa lui toccasse o alla quale lui si affezionasse. -Sono molto buoni i tuoi dolci- disse in seguito il ragazzo non riuscendo a trovare un altro argomento di conversazione e lei annuì con un semplice cenno del capo, avvicinandosi per pulire l'ultimo tavolo del locale. -Grazie- rispose semplicemente Yuki, ma quando si voltò per continuare la conversazione, notò che il ragazzo stava fissando un punto il lontananza fuori dal locale. La pioggia, però, quel giorno batteva sulle strade di Seoul più forte del solito e lei non riuscì a vedere con precisione che cosa lui stesse osservando; -mi dispiace, ma devo andare- rispose il ragazzo appoggiando la scopa contro una delle sedie, mentre Yuki annuiva con un cenno del capo compressiva; aveva già fatto anche fin troppo. -Mi dispiace- disse mentre si metteva il Trench sulle spalle ed usciva dal locale correndo dall'altra parte della strada. Sembrava davvero dispiaciuto, come se si sentisse in colpa di non poterla aiutare. Yuki appoggiò lo straccio sul tavolo e guardò fuori dalla vetrata, cercandolo con lo sguardo, ma di lui nessuna traccia, sembrava come sparito. Prese la scopa che aveva appoggiato contro lo schienale della sedia e riempì la paletta con la polvere che lui aveva spazzato. Quando si voltò per andare verso il cestino a buttarlo, si accorse di un piccolo ombrello appoggiato sulla stessa sedia dove lui aveva lasciato la scopa. Era di un colore azzurro come il cielo primaverile, che entrava in grande contrasto con le nuvole grigie di quel giorno. Sopra di esso vi era un bigliettino rosa pastello; Yuki si piegò in avanti per prendere in mano l'oggetto e il pezzo di carta, per poi leggerne il contenuto curiosa.

 "(Il colore scuro di una giornata di pioggia a Seoul)
Le macchine che sfrecciano, gli ombrelli che si agitano dappertutto
È nuvoloso e l'aria è fine
(La pioggia che si ferma e il riflesso nella pozzanghera)
Con uno sfondo grigio chiaro, perché me ne sto fermo qui?
Non so se ho molti pensieri o se non ne ho affatto"
Rain -BTS

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