I want to go back home

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14 novembre

Diedi un bacio sulla guancia a Riccardo, che sorrise ed un generoso coro di classe partì a gridare ''bacio! bacio! bacio!'' esaminai l'espressione di Riccardo. Se io glielo avessi concesso mi avrebbe anche baciata e non certo perchè qualcuno lo aveva sollecitato, per Lui sarebbe solo stata una valida scusante. Mimai un debole ''no.''

Ultimamente mi capitava sempre più di dimenticare perchè frequentassi così tanto il mio compagno di classe, per poter stare con Dominic, senza destare i sospetti di nessuno. Tranne i miei, dovevo ricordare a me stessa sempre più spesso che è normale provare attrazione per qualcuno ma questo non vuol dire tradire, questo non vuol dire amare. Eppure... sentivo di star tradendo una parte di me stessa. Sentivo che stavo tradendo Dominic ed il solo pensiero mi bastava. Una spiaggia rocciosa sul cuore e Lui il mio mare. Non mi sentivo più forte come un'onda, non mi sentivo più una forza della natura. Lui era divenuto la mia forza, mi ricordava perchè facevo quel che facevo. In tutto questo mio padre non sospettava nulla, conosceva Riccardo e lo adorava, non nominava in alcun modo Dominic, nemmeno la materia che insegnava, ma mi parlava di più e si interessava alla mia relazione. Avrei solo dovuto tirare avanti quella spinosa menzogna fino alla fine della maturità. Poi non sarebbe più importato a nessuno, avremmo perfino potuto andare a vivere insieme. A chi sarebbe importato della liceale e del suo professorino? A nessuno. A quel punto saremmo stati semplicemente: Dominic e Lucrezia. Una coppia come un'altra che si baciava all'alba di un nuovo giorno. Si sussurrava ''ti amo'' all'orecchio, privata di tutte le paure. Sfiorarsi i corpi senza sobbalzare. Andare a vedere un film insieme e lanciarsi i pop corn addosso.

''Disturbo?'' mia madre fece irruzione nei miei pensieri, nei miei sogni infantili, nei miei miraggi. ''sei già entrata in camera mia, mamma, anche se ti dicessi di sì, che cosa cambierebbe?'' un piccolo sorriso alleggiò sulle sue labbra ''nulla tesoro. Chiudi la porta.''

''Mi spieghi perchè non mi includi nei tuoi piani?'' mi finsi sorpresa e dubbiosa ''non so proprio di cosa tu stia parlando, cara mamma.'' ''hai ragione.'' si chinò ed infilò una mano sotto il mio letto portando alla luce una prova inconfutabile ''vuoi dirmi che queste non sono sue?'' sottrassi le mutande dalla sua presa ''ti sbagli, sono di Riccardo.'' mi accarezzò con fare compassionevole ''bambina mia, non devi fingere con me, posso sembrarti frivola e lo sono. Di certo non sono stupida, però.'' mi avvolse con il suo braccio guantato. Mi appoggiai alla sua spalla. Piansi tutte le lacrime di cui ero capace sulla sua spalla. ''Puoi fidarti di me, tesoro, lo sai che puoi fidarti. Sono una tomba per quanto riguarda la tua  vita e poi tuo padre..mi guarda a malapena, che cosa dovrei dirgli?'' ''mamma, mi dispiace.'' alzai la testa ''non importa, tesoro, non importa.'' sfregai la mia guancia contro la sua. Sangue dello stesso sangue, carne della stessa carne, pensieri più contorti ma stesso cuore inibito. Vuotai il sacco come non avevo mai fatto. Le parole uscirono senza che me ne accorgessi, a ruota libera, senza alcun freno. Nessun filtro inibitore. Due cuori. Il cuore ed il suo riflesso.

''Bambina mia, per quello che vale, se lo vorrai, potrai contare su di me, Te lo assicuro. Ti amo.'' ''Ti amo anch'io, mamma.'' ''shopping terapeutico?'' mi chiese levandosi i guanti ''arese?'' mi illuminai ''come ti vizio, solo io.''

Comprarmi delle frivolezze mi avrebbe aiutato, per qualche ora sarei rimasta contenta per gli acquisti ma una volta passato quello stato? Homesick, rimaneva la nostalgia del mio posto sicuro, delle tue braccia, di casa.

Presi in braccio Rufus e mi preparai ad una giornata all'insegna del lusso.

A letto con FreudDove le storie prendono vita. Scoprilo ora