CAPITOLO 10

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“Un amico è colui che conosce la melodia del tuo cuore...e te la canta quando tu ti sei dimenticato le parole...”
Anonimo

Andrew's pov

Sento il suo corpo tremare, le sue lacrime bagnarmi la spalla, ma non posso fare altro che stringerla più forte, perché dopo mesi ho di nuovo tra le mie braccia la mia migliore amica.
Forse un giorno, non molto lontano, le chiederò perché ha detto quelle cose su di me; ma ora so solamente che non voglio perderla!

Si stacca da me, le asciugo le ultime lacrime; lei mi sorride tristemente e dice: “ grazie, non dovevi.”
Abbassa lo sguardo e poi aggiunge: “Forse è meglio se ora raggiungi i tuoi…”

Non le lascio finire la frase e dico: “non devo andare da nessuna parte… resto qui fin quando non tornano i tuoi genitori”. Non dice niente, annuisce solamente.

La sua camera è come la ricordavo, è la stessa da quando ci conosciamo. Da quello che c’è qui dentro capisci tutto ciò che le piace: le pareti sono di color azzurro, il suo colore preferito; un armadio a muro, di fronte il letto, e vicino alla porta finestra che porta al balconcino, c’è una scrivania con dei fogli e dei colori.
Da qualche mese ha scoperto la passione per il disegno ed è davvero brava! Mi ha inviato qualche foto dei suoi disegni mentre ero in vacanza a Malta con i miei genitori, ma non li ho mai visti dal vivo, se così si può dire.

Poi verso la fine della parete, c’è uno scaffale con tutti i libri che ha letto, anzi, tutti i libri che ha divorato, perché lei finisce di leggere un libro due giorni dopo averlo comprato.
In effetti è l’unica cosa che è cambiata in questi anni, il numero dei libri e il poco spazio libero che rimane in quello scaffale.

Sento il mio stomaco brontolare, è da pranzo che non tocco cibo…

“hai fame?" Le chiedo e lei si tocca la pancia e annuisce.
" allora vieni!" Le allungo la mano destra e lei la stringe sorridendomi.

Quando scendiamo le scale, lei mi lascia la mano e va in cucina
" cosa vuoi mangiare? Qui a casa, ci dovrebbe essere qualcosa da mangiare!"
" non mi fido di te ai fornelli" dico sorridendole
" fai bene!" dice ed entrambi iniziamo a ridere
" ma tu sei bravo, da quel che ricordo..." dice con tono nostalgico
" se ciò che ho cucinato ti è rimasto in mente, vuol dire che sono un cuoco eccellente" dico gonfiando il petto ed alzando il mento
" continua pure a crederci" dice sorridendo
" ehi" dico in tono offeso.

Esco dalla cucina. Lei mi segue e mi chiede:" dove vai?"
"Dove potrò mangiare qualcosa di decente" dico beffandomi di lei.
" vieni con me?" chiedo dopo aver visto la sua faccia delusa.
Sorride e annuisce.

Davvero credeva che l' avrei lasciata qui?

Beh dato come ti sei comportato nell'ultimo periodo...

Ignoro la mia coscienza, indossiamo i giubbotti e usciamo di casa.

Lei chiude a chiave la porta e poi mi raggiunge al cancelletto, mi sorride, ma sembra ancora triste e persa nel suo mondo.
Non la biasimo era pur sempre sua nonna, quindi sente la sua mancanza, ma stasera voglio sentire la sua risata e vedere uno di quei sorrisi che le creano le fossette ai lati della boccae che aveva qualche secondo fa, non quei sorrisi forzati e quello sguardo perso che ha in questo momento.

Sono le 20.30 se vogliamo mangiare qualcosa di decente, ci conviene prendere la mia macchina. Perciò andiamo verso casa mia e mentre camminiamo, per non creare silenzi imbarazzanti, le chiedo: " com'è stato il viaggio ad Oxford?"

Credo che glielo abbiano chiesto in molti, ma lei mi sorride dolcemente e inizia a raccontarmi il suo viaggio e tutti i posti che ha visitato, le brillano gli occhi quando parla della sua esperienza, non mi racconta molto...
Solo che hanno studiato molto l'inglese e che hanno visitato dei posti stupendi! Mi racconta anche di questa Valentina, con cui ha condiviso la camera e che le ha promesso che le avrebbe trovato un ragazzo entro quest'anno.

Un muro di ghiaccio tra NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora