CAPITOLO 38

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Dieci anni dopo...

Clhoe's pov

"UN ATTIMO!!!" grido alla persona che sta suonando ininterrottamente al citofono, ma ovviamente non può sentirmi perché io sono in camera da letto e lei/lui fuori dalla porta, quindi continua a suonare.

Una volta raggiunta la porta, la apro esausta.

"tu?" dico alla persona che mi trovo davanti

"buongiorno amour!!" dice muovendo davanti ai miei occhi la solita bustina bianca del bar vicino casa mia, .

"Betty ti perdono solo perché mi hai portato le conchiglie alla crema più buone di Milano. Dio ne avevo una voglia matta stamattina" dico facendola entrare in casa.

"già, ne è ghiotta" dice toccandomi la pancia che ormai sembra stia per scoppiare.

"come state?" chiede mentre si accomoda al tavolo della cucina.

"io un po' esaurita, ho preparato e controllato il borsone da portare in ospedale almeno dieci volte al giorno ed ogni volta mi sembra che manchi qualcosa. Lei invece direi che è pronta per venire al mondo" dico sorridendo ed accarezzandomi la pancia.

"Non ti ho mai visto tanto raggiante in tutti questi nove mesi come oggi, anche con le solite occhiaie sotto gli occhi" dice ridendo.

"Non so se prenderlo come un complimento o meno" dico sorridendo.

"mangia che è meglio" dice ridendo e mi passa una conchiglia alla crema.

Ne do un morso e dopo un po' sento un calcetto che proviene da Beatrice.

"o dio Bea ha scalciato" dico prendendo la mani di Betty e portandola sulla pancia.

Quando mordo un'altra volta la conchiglia, lei scalcia di nuovo e Betty emette un gridolino di felicità.

"dio, queste cose non le senti quando fai il chirurgo" dice alzando la maglietta che indosso fino sotto al seno e quando Beatrice calcia un'altra volta, vediamo la forma molto simile ad un piedino poco più giù del seno.

"si è già girata, quanto manca al parto?" chiede con aria saccente Betty.

Betty si è laureata in medicina cinque anni fa e dopo un anno di tirocinio, è diventata il chirurgo più richiesto all'ospedale di Milano.

Lei si è trasferita a Milano dopo l'università, io, invece, mi sono trasferita dieci anni fa e dopo essermi laureata in architettura, sono stata assunta in un importante studio di architetti a cui ha colpito la mia tesi su una città interamente ecologica.

"circa una settimana, almeno secondo la ginecologa" dico abbassandomi la maglietta è dopo mi rigiro la fede tra le mani.

Ci siamo sposati non appena ho scoperto di essere incinta, con rito civile e non religioso perché volevamo risparmiare per le cose necessarie per Beatrice.

Lui si è trasferito a Milano qualche anno dopo di me e ci siamo ritrovato casualmente in un supermercato due anni fa, mi ha offerto un caffè in onore dei vecchi tempi e di lì è cominciato tutto, anzi ricominciato tutto.

"Non mi hai mai detto perché avete deciso di chiamarla Beatrice" dice in tono pensieroso

"perché Beatrice significa: colei che rende felice ed infatti anche se non prevista, ci ha reso felici di poter allargare la famiglia" dico allegra.

"ti va di vedere la sua stanzetta?" chiedo entusiasta

"ma certo, non sto più nella pelle, l'avete terminata?"

"sì proprio ieri abbiamo, anzi ha montato la culla" dico ridendo

"il bello di essere incinta, dire: «no io non posso aiutarti a fare sforzi, vuoi che ti partorisca qui seduta stante?»" dice ridendo.

Mi alzo dalla sedia per farle strada verso la stanzetta di Beatrice, ma come arrivo alla porta della cucina mi sento tutta bagnata. Guardo in basso e mi rendo conto che mi si sono rotte le acque.

" Betty, mi sa che è arrivato il momento" dico con il fiatone, presa dall'ansia.

"o mio dio!! Ma non mancava ancora una settimana?" dice avvicinandosi a me

"a quanto pare Bea vuole nascere prima" dico in tono sarcastico

"ok, stai calma e fai dei respiri profondi, dimmi dove trovo la borsa da portare in ospedale e nel frattempo chiamo l'ospedale per far preparare la sala parto" dice mentre cerca il telefono nella borsa.

Le spiego dove si trova la borsa e poi stringo forte i denti perché sto avendo un'altra contrazione.

"lo hai chiamato?" chiedo a Betty mentre saliamo in macchina.

"no sono solo riuscita a chiamare l'ospedale"

"d'accordo, faccio io" dico e cerco di chiamarlo per avvisarlo, evitando di urlarle nell'orecchio non appena risponde.

"amore è arrivato il momento" respiro profondamente quando mi risponde.

"ma come? manca ancora una settimana! " dice mentre sento dei rumori di sottofondo.

"lo so, lo so, ma non è che posso dirle di restare nel mio utero ancora per una settimana, sta- Aaaaaaa" un'altra contrazione

"d'accordo d'accordo, sono in macchina il tempo di arrivare, ci vediamo all'ospedale" dice e sento lo sportello della macchina chiudersi.

"Speriamo che arrivi prima lui della bambina" dico scherzando a Betty.

Lei sorride e parcheggia nel parcheggio dell'ospedale.

"ci siamo" dice lei prima di uscire dalla macchina.

"ci siamo piccola Bea, tra un po' ci conosceremo" dico accarezzandomi la pancia.

Andrew's pov
Proprio oggi dovevano fare dei lavori sulla strada?
Dio santo, non ci voleva.

Sono passati dieci minuti da quando mi ha chiamato e già aveva le contrazioni, non credo che riuscirò a fare in tempo.

Mi tiro i capelli esasperato e suono il clacson.

"dai dai!" dico digrignando i denti.

Dopo altri cinque minuti sto correndo verso il reparto di ginecologia.

stanza 8 terzo piano

Mi ha detto la madre, quando mi ha chiamato per chiedermi dove fossi.

Corro a perdi fiato e quando arrivo al piano, li trovo tutti lì: i miei e i suoi genitori, mio fratello, sua sorella.

"sei arrivato finalmente" dice mia madre

"scusate, non è stata colpa mia sono uscito dall'ufficio non appena mi avete chiamato, ho trovato degli impedimenti"

"l'importante è che adesso sia qui" dice la sua voce stanca, ma dolcissima.

Mi volto e la trovo sul letto con il volto stanco ed in braccio il regalo più bello che la vita ti può fare...

"ciao" le dico avvicinandomi e lasciandole un bacio a fior di labbra.

"ciao" dice sorridendo lei.
"amore mio, ti presento il tuo papà" dice baciando il dorso della sua manina.

È la creatura più fragile e piccola dell'universo e so che questo significa avere tanta responsabilità in più d'ora in poi, ma mi basta guardare quelle sue manine ed il suo visino che già passano tutte le mie mille paranoie su di noi è sul nostro futuro.
Perché il nostro futuro non è mai stato così reale come lo è ora.

"ben venuto al mondo mio piccolo Alessandro " dico abbassando per lasciargli un bacio sulla fronte.

SPAZIO AUTRICE:

SPERO VI PIACCIA QUESTO CAPITOLO, È UN CAPITOLO DI PASSAGGIO, NEI PROSSIMI GIORNI PUBBLICHERÒ ANCHE L'EPILOGO.

ORMAI STA PER GIUNGERE LA FINE DELLA STORIA...

Un muro di ghiaccio tra NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora