CAPITOLO 22

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Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità.
Anonimo

Clhoe’s pov

“ la ferita va molto meglio tra tre o quattro giorni potrà bagnare il polso” mi dice il medico davanti a me mentre mi cosparge la ferita con una pomata, dopo averla visitata.

Alla fine ha capito che non è stato un tentato suicidio, ma solo un incidente, ci ha creduto di più dopo che gliel'ha confermato mia sorella un paio di visite fa...

“quindi potrò tornare a nuotare?” dico con un sorriso ebete e il medico annuisce e sorride.

“la ringrazio. Buona giornata!” dico con fin troppo entusiasmo; allungo la mano per stringere la sua in segno di saluto e lui la stringe dicendo: “buona giornata anche a lei!”

Esco dal suo studio con un sorriso a trentadue denti, manca poco che cominci a saltellare e urlare in giro per l’ospedale.
Questi giorni senza poter nuotare sono stati una lenta agonia… non avevo modo di scaricare i brutti pensieri se non con le canzoni, non potevo neanche andare a correre.

Raggiungo le scale che portano al piano della camera di Andrew, le salgo a due a due e quando arrivo al piano e incontro Greg, che mi guarda strano.
“ciao Greg, oggi è l’ultimo giorno che ci vediamo!” cantileno. Lui mi guarda male.
“finalmente” dice, poi mi guarda e mi fa un occhiolino sorridendo, per poi sparire in un’altra camera.
Tutto sommato è simpatico

quando vuole…

Arrivo fuori dalla stanza di Andrew e sento una canzone che riconosco benissimo, perché è una delle canzoni della mia playlist.

Quella che gli hai fatto sentire ogni giorno quando era in coma!

Si, ma lui non lo sa…

It's not our world me minus you! Are those moments still inside (you)? Don't be afraid of my whispers at night. Don't you know? That I'm still here next to you!
(Traduzione: Non è il nostro mondo me senza te! Quei momenti sono ancora dentro te? non avere paura dei miei sussurri di notte. Non lo sai? Che io sono ancora qui accanto a te!)

Con il cuore che perde un battito, dopo questa strofa, apro piano la porta ed entro.

Quando entro, lo vedo affacciato alla finestra, con il  cellulare al suo fianco, che continua a riprodurre la canzone, e lui perso nel suo mondo mentre guarda verso l’orizzonte.
Fingo un colpo di tosse e lui si gira. Mi squadra dal basso verso l’alto e prende il telefonino in mano per fermare la canzone che riecheggia nella stanza.

“com'era? Ah si! non si devono disturbare gli altri pazienti?” dico beffandomi delle sue stesse parole.
È stato un attimo, ma le ho viste le fossette che si formano ai lati della sua bocca quando sorride.

“avevo già messo gli auricolari al posto e poi ho sentito questa canzone ed anche se non  l’ho mai sentita, mi è sembrata familiare, quindi la stavo ascoltando per capire se realmente non l’avevo sentita.” Si giustifica
“non c’è bisogno di giustificarsi, l’hai fatto perché ti andava di farlo, fine della storia.” dico tranquillamente, con me non ha mai avuto bisogno di giustificarsi, ci siamo sempre capiti al primo sguardo.

Mi sposto dalla soglia della porta e poggio le mie cose sulla solita sedia.
Mi guarda e sembra che stia pensando a qualcosa. Riuscirò a capirlo al primo sguardo, ma non ho poteri sovrumani e quindi non riesco a leggerli nella mente, quindi gli dico: “non mi hai ancora risposto comunque”
Gli chiedo riferendomi alla conversazione avvenuta prima che entrasse la madre nella stanza per comunicargli l’orario delle sue dimissioni.

Un muro di ghiaccio tra NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora