Capitolo 35

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VANESSA

Da quì il le persone sembrano formiche. Così piccole. Io però, mi sento ancora più piccola, piccola e insignificante.
Ormai  sono  mesi che salgo quassù, su questo enorme e altissimo palazzo. Si tratta di un edificio a poca distanza dal centro, abbandonato, che ho scoperto due settimane dopo il mio arrivo. Mi piace stare quassù, salgo le scale  fino ad arrivare sul tetto, mi siedo sul cornicione, con le gambe a penzoloni e rifletto. A volte anche per delle ore. "Faccio un giro" dico ai miei,  loro se la bevono, ma se sapessero che praticamente da due mesi a questa parte ogni giorno rischio di precipitare da un'altezza superiore ai venti metri non penso mi lascerebbero la stessa libertà che ho finora. Sono successe molte cose, è passato un mese da quando Derek è tornato a casa, da quando ho scoperto che Riccardo, Alessia e Erik, sono la mia vera famiglia, un mese da quando sono andata da Luke per la prima volta. Per certi versi le cose sono migliorate, con i miei genitori parlo spesso, ma a volte si fanno prendere dall'euforia del momento e dimostrando troppo amore nei miei confronti.. certo ne sono felice, ma non essendo abituata a tutta questo, mi scanso e mi rinchiudo in me stessa... Con Erik, invece, è come se fossimo stati sempre insieme, come se non fossimo mai stati separati, insomma con lui le cose vanno più che bene. Ogni tanto mi sta troppo addosso, ma capisce quando ho bisogno dei miei spazi. Per quanto riguarda Derek... Beh con lui le cose non vanno un gran ché. La distanza è troppa, ed è insostenibile, per cui abbiamo discusso e siamo arrivati alla conclusione che era meglio chiudere ciò che doveva ancora nascere. Perché sì, ci siamo dichiarati, e per un periodo abbiamo avuto una piccola relazione a distanza, ma come ho già detto, proprio quest'ultima ha complicato il tutto. Ci sentiamo raramente, ma è meglio così. Con il mio terapista, Luke, beh ho smesso di andare anche da lui. Ci sono andata solo due o tre volte, dopo quel primo incontro, poi ho mandato a fare in culo lui e la sua terapia del cazzo. Adesso i miei stanno cercando qualcun'altro, che stavolta, riesca a capirmi sul serio..
Resta quindi il fatto che sono bloccata.
Non mangio molto, non dormo, continuo ad essere perseguitata dai soliti incubi. E niente, onestamente non credo di poter resistere ancora a lungo.
Sbuffo, guardo l'ora, è tardi. Controvoglia mi alzo,  e mi incammino per andare a casa.
Come mio solito, faccio la strada più lunga, quella che passa per il centro, ma se avessi saputo cosa sarebbe successo, forse avrei aspettato ancora un po' sul cornicione, o forse avrei preso un'altra strada. Fatto sta che senza preavviso, vengo scaraventata a terra prendendo una forte botta alla testa, presa in pieno da una motocicletta che sfrecciava a tutta velocità. Ed è così che sia io, sia il conducente della moto, ci ritroviamo in una pozza di sangue.

Buffo, non precipito da un'altezza pari a venti metri, e basta una moto per farmi, forse, finalmente, chiudere gli occhi, stavolta, per sempre.

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ERIK

Sto vincendo. Sto vincendo contro papà, che per la prima volta sta giocando ai videogame con me, oggi è tornato prima da lavoro e mi proposto una sfida a FIFA. Come dirgli di no?
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Sono le 19.30, è ora di cena, e invece siamo tutti preoccupati, Vanessa non è tornata a casa, ed è uscita alle 16, per cui dovrebbe essere tornata già da un bel pezzo, e invece niente.
Ci siamo seduti tutti in salotto, mamma ha lo sguardo più triste che abbia mai visto in tutta la mia vita, non può averci abbandonati così senza preavviso. Pensavo si trovasse bene, certo sta ancora male, ma non vedo il motivo per cui dovrebbe essere scappata.
La suoneria del telefono di papà, mi distoglie dai miei pensieri.
<<Si, sono io. Si sono il suo tutore. Come in ospedale? Cosa sta dicendo? È uno scherzo vero? Ok, sì certo. Arrivo subito>> riattacca e subito si alza, indossa la sua giacca e ci intima di fare lo stesso. <<Papà, cos'è successo? Perché andiamo in ospedale? Dove cazzo sta Vanessa?>> Sono troppo spaventato. Non può essere in ospedale. No, non può essere!
<< Erik, non so dirti molto, mi hanno solo chiamato dicendomi Vanessa è lì, e che è successo qualcosa. Per telefono non volevano dirmi altro>>
Dice stringendo il volante, sfrecciando per le strade. Ok Erik. Calmo, non sarà nulla di grave, sarà stato un calo di zuccheri... Respira..
Dieci minuti più tardi, siamo al banco informazioni dell'ospedale, per sapere di più. L'infermiera ci sa solo dire che, la mia piccolina, si trova al reparto di terapia intensiva. E bastano queste due parole a farmi andare nel panico.
Velocemente prendiamo l'ascensore, è una volta arrivati al piano che ci interessa, ci guardiamo intorno preoccupati, alla ricerca di un medico, o di qualsiasi persona che sappia qualcosa.

<< Siete i tutori di Vanessa?>> Un medico, non molto giovane, ci viene incontro con una cartellina in mano e con uno sguardo che non promette nulla di buono. Mio padre prontamente conferma, e mia mamma si stringe a lui.
<< Allora, la ragazza è stata vittima di un incidente. Un ragazzo si trovava alla guida di una motocicletta, ha perso il controllo del veicolo e ha preso in pieno la ragazza. Vostra figlia, non ha riportato danni fisici o motori, ma... Ha subito un forte trauma alla testa, danneggiando così alcune funzioni cerebrali... In questo momento si trova in coma farmacologico, ma quando si sveglierà potrebbe non ricordare nulla.>>  La mia tigrotta, potrebbe non ricordare nulla, potrebbe non ricordarsi di me, di noi. Detto ciò, il dottore ci lascia da soli, ed io preso dallo sconforto, mi accascio a terra.

Andrà tutto bene.

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Stamattina sono di turno in ospedale. Nel senso che mamma e papà sono a lavoro e io sto con Van. Van che a momenti, stando a ciò che dicono i medici, dovrebbe svegliarsi.
Passo le ore a parlarle, sperando che al suo risveglio, si ricordi tutto, soprattutto di me, di mamma e di papà.

Stavo leggendo quando la meravigliosa creatura che dormiva, stava mugulando e cercando di aprire gli occhi. Di scatto, quindi, mi avvicino a lei, e attendo che apra i suoi meravigliosi occhi.

Sul momento si guarda intorno spaesata, cercando di focalizzare dove si trova.
Con le lacrime agli occhi la saluto << Ciao Van>> le dico sorridendo. <<Ben tornata... Mi hai fatto spaventare un botto, non hai idea di quanto io fossi distrut->> non riesco a finire la frase che mi blocca << scusa, ma...chi sei tu? E chi sarebbe Van?>>
E bastano queste poche parole a farmi capire, che da oggi in poi, nulla sarebbe più stato lo stesso.

😬😬😬😬😬😬😬

E niente, e questo è tutto. La il capitolo finisce quì. Heartbreak Girl, finisce quì. Sì perché da adesso in poi, la storia prenderà una piega del tutto diversa. Con il sequel. Che vi giuro uscirà subito.
A Presto ⭐

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