Capitolo 15

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Una volta rientrati a casa, Calum prese i sacchetti con i vari oggetti e la portó in camera, saltellando le scale.
Ashton invece, raggiunse Maggie, la ragazza bionda.
Lei era in cucina, forse troppo scoperta, Ashton le circondó i fianchi con le braccia per farla voltare e guardarla negli occhi.
Questo contatti visivo era molto importante per Ashton, lui si era sempre limitato alle parole dette freddamente, al contatto fisico distaccato, dato che non c'era nessun sentimento.
Calum intanto scese le scale e si diresse verso la cucina ma si bloccó non appena vide i due, stringendo un pugno lungo il fianco.

"Maggie, dobbiamo parlare di una cosa importante."
Lui che vuole parlare? Ma sta scherzando? Lui che impone le cose e che se gli vai contro é capace di ucciderti?- Pensó Calum, esagerando mentre continuava ad origliare.
"Ho avuto tanti sottomessi fino ad ora Babygirl, babyboy e tutto il resto. Ma non mi sono mai trovato ad averne due contemporanemente e soprattutto, uno dei due é piú importante."
Oh, cavolo..
Magari é la volta buona che la caccia..sí! Andrà cosí.

"Calum, corri subito qui."
Urló Ashton dalla cucina e il minore arrossí, facendo un rumore con i piedi come se stesse scendendo le scale e raggiunse i due subito dopo.
"Devo dirti una cosa."
Continuó il biondo, guardando freddamente il minore che peró non ci fece molto caso, lo faceva spesso.
Che saró il tuo unico sottomesso? Oh dai, sbrigati, che aspetti?
"Devi andartene da qui, io non ti voglio piú."
"C-cosa?.. M-ma daddy, p-perché?"
Sussurró con un filo di voce e le lacrime pronte a lasciare i suoi occhi per percorrere la strada delle sue morbide guance.
"Prendi le tue cose, entro sera devi uscire da qui."
"M-ma.. E-E do-dove vado?"
"La cosa non mi riguarda."
E con queste parole sparí dietro la porta, seguito dalla ragazza che ridacchiava felice.
Calum, restato solo, scoppió a piangere, poggiandosi al bancone troppo alto per lui, iniziando a pensare che, fino ad ora, nessuno lo aveva voluto.

Ashton si chiuse in camera, affacciandosi all'immensa finestra, guardando il paesaggio che lo circondava.
Quello che aveva fatto era sbagliato e lui lo sapeva, ma era proprio questo il punto, lui aveva sempre fatto cose sbagliate, cose prive di un ragionamento.
Sentí i passi sulle scale e il singhiozzo di Calum, era riconoscibile, lui era cosí piccolo, tenero, infantile come lo voleva lui ma non troppo, infantile al punto giusto, preferiva definirlo lui eppure quel ragazzo stava uscendo dalla sua vita.
Ashton era tentato dall'andare a fermarlo, dal prendere le sue piccole mani e fermarle, ma qualcosa di piú grande lo fermava, forse l'orgoglio.
Il piccolo mise l'ultima gonnellina della borsa e corse al piano di sotto con gli occhi rossi mentre Ashton scese, prendendo la giacca e le chiavi dell'auto, uscendo dalla casa con il minore.
Il viaggio fu silenzioso, ricordava tanto il loro primo, quello in cui Calum guardava di sottecchi il maggiore, intimorito, e l'altro rideva sotto i baffi, felice dell'acquisto.

"I-io..mi dispiace, Ashton, mi dispiace di averti deluso, i-io.."
Non finì la frase e abbassò lo sguardo, prendendo la borsa e uscendo dalla macchina mentre si diresse verso il negozio.
L'altro rimase impassibile alle sue parole e tornò verso casa.
Forse dovevano andare così le cose, forse quel ragazzo non era destinato per Ashton, forse aveva solo sprecato tempo, o forse, era solo un altro stupido modo per scappare ai sentimenti.

Non scappate, non è detto che sia finita così.

Tell me Daddy|| Daddy Cashton.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora