Slut

8.5K 349 7
                                    

Chapter 12

Chiusi gli occhi.

Sudai freddo per un millesimo di secondo, boccheggiando quando qualcosa mi prese.

Il petto mi andava su e giù freneticamente non sentendo più il mio peso.

Aprì lentamente gli occhi captando di non aver toccato terra.

Due occhi miele mi ricoprirono la visuale, rimasi senza fiato con il cuore che pompava velocemente ancora pieno di terrore.

-Sei scemo?-sbraitai dimenandomi tra le sue braccia.

La sua faccia assunse un'espressione sconcertata aumentando la presa sul mio corpo, cercando d'evitare una caduta.

-Cosa hai detto?- chiese aggrottando le sopracciglia.

Mi rimise a terra.

-Che sei uno- mi bloccai, le parole mi rimasero in gola capendo d'averlo insultato in una lingua tutt'altro che inglese -Niente-cercai di riparare il danno.

-Hai detto qualcosa di strano-borbottò.

-Non è vero- mentì abbassandomi sul pavimento in modo da raccogliere delle matite cadute.

Afferrò il mio polso fermando il suo sfrenato movimento.

-In che lingua è?- i suoi occhi mi guardarono curiosi, confondendomi.

Il suo respiro mi sfiorava, era troppo vicino, abbassai lo sguardo capendo di aver ceduto al suo volere.

-Italiano-sussurrai sfilandomi il polso da suo tocco ipnotico.

-Oh- soffiò -Adesso capisco l'accento- risalì le scale per poi scendere quando rimisi tutto al suo dovuto posto.

-Anche tu non sei di qui- affermai aprendo un cassetto per prendere delle squadre, la sua voce oltre ad essere più o meno roca aveva l'accento che la distingueva.

-No- mi seguì -Vengo dall'Australia- Mi fermai per un secondo, pensando che la sua risposta sarebbe stata Irlanda o Inghilterra, ma d'altronde stavamo parlando di Ashton Irwin, lui è complicato.

-Allora parli due lingue- sentì il suo calore alle spalle quando mi avvicinai alla porta per andarmene

-Per specificare, tre- la mia bocca parlava mentre cominciai ad armeggiare con la matita camminando ormai fuori dalla sala attrezzi.

-Ci scommetto che è il francese- farfugliò faticando nel seguire il mio passo veloce per i lunghi corridoi

-No- aggrottai le sopracciglia -Spagnolo-continuai confusa dalla sua strana supposizione mentre cercai un posto tranquillo dove lavorare.

Anche se dopo tutto ero consapevole che con Ashton tra i piedi sarebbe stato abbastanza complicato se non impossibile.

-Perché un'Italiana che parla lo spagnolo verrebbe a lavorare degli Stati Uniti?- svoltai a destra, oggi il bar era più affollato che mai, chi per bersi un caffè, chi per armeggiare sul computer e chi come me con uno psicopatico alle calcagna intento a farmi esplodere il cervello con le sue domande.

Era assillante. Un'altra "qualità" di Irwin.

Mi appoggiai sul balconcino del bar, dato che tutte le sedie e i tavoli era occupati, sbuffai quando il riccio mi si mise accanto aspettando che rispondessi alle sue numerose domande, che al dire la verità non avevo sentito.

-Ashton, non adesso sono molto occupata- appoggiai il materiale sul balconcino di legno giocherellando con la matita.

-E cosa dovresti fare?- chiese tirando un'occhiata al foglio di mio possesso per poi riportare lo sguardo su di me.

-Non sono cose che ti riguardino- tracciai una linea perpendicolare prendendone dopo di che le misure per ricrearne un'altra copia esatta.

Sbuffò pesantemente appoggiando in modo svogliato la testa sulla mano che a sua volta il gomito era appoggiato sul balconcino.

Mi morsi l'interno guancia trattenendo un sorriso che mi minacciava d'invadere le labbra nel vedere il suo atteggiamento infantile.

-Devi farlo per forza?- le guance diventarono lava sentendo le sue braccia circondarmi la vita da dietro.

Mi guardai intorno sentendomi il corpo venir bruciato da un milione di pupille, la gente ci stava scrutando con attenzione, e la capivo, bisbigliavano tra di loro chissà che dicerie, ero "la nuova designer" nessuno mi conosceva davvero, che cosa potevano pensare di me, vedendo con che tale confidenza le braccia del 'capo' mi circondavano.

Puttana, si forse mi descrivevano così.

Il corpo rabbrividì al pensiero non sapendo come staccare il suo corpo dal mio, ero incapace di muovermi, come pietrificata.

-Ashton- sussurrai appena, con il suo respiro sul collo-ci guardano tutti- mi torturai duramente il labbro, non sapendo come resistere sotto tutti quegli sguardi.

-Ti danno fastidio?- lo sentì ghignare sulla mia pelle con i soavi ricci che mi solleticavano il viso.

Annuì debolmente socchiudendo gli occhi quando le sue labbra piene mi sfiorano l'orecchio.

-Dovrai abituartici, allora- sogghignò -Perché non ti liberai di me, te lo assicuro-

Trouble || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora