Wrong Person

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Chapter 13

Le sue braccia forti rimasero intorno a me, come volendomi proteggere da quei vertiginosi sguardi.

Presi il telefono dalla tasca posteriore dei miei jeans, quando vibrò, facendo attenzione di non sfiorare il riccio non disposto ad allontanarsi da me.

-Ashton devo andare- sentì il nodo allo stomaco alleviarsi leggendo il messaggio del direttore, che mi diceva esplicitamente di raggiungerlo tra cinque minuti nel camerino dei ragazzi.

Trovando la forza per premere i palmi delle mani sulle sue braccia, liberandomi dalla sua morsa.

-Dove?- mi afferrò l'avambraccio mentre ero intenta a riprendermi il materiale.

I suoi muscoli si tesero quando esitai nel rispondere, recuperai il materiale ma le sue dita non erano disposte a lasciarmi.

-Lasciami- sentì la rabbia percorrermi, ero stanca di lui, era soffocante, troppo per i miei gusti.

-Spreca fiato per baciarmi e non per chiedermi qualcosa che non farò- le dita insistettero sulla mia pelle facendomi pompare più il sangue nelle mie vene, la sottomissione non mi era mai piaciuta e questo non cambierà con lui.

Le sue labbra si incurvarono in un ghigno, era attraente, il mio corpo lo sentiva, ma la mia pazienza era finita e non sarei ricaduta nelle sue labbra, non avrei commesso lo stesso errore no.

-Vedi di far entrare in quella testolina,Irwin- sorrisi beffardamente -Che se cerchi una sgualdrina, cerca altrove perché la sottoscritta non è disposta-sibilai cercando mi uscire dalla sua stretta.

Fece un passo in avanti, eliminando quasi del tutto la nostra distanza, inalavo il suo respiro mentre la sua altezza mi sovrastava.

-Questa "indisponibilità" verso un tuo "superiore" potrebbe farti perdere il lavoro- mi minacciò con la malizia negli occhi, i ricci mi accarezzarono la fronte quando cercò di unire le nostre labbra, mi ritrassi con disgusto prima di parlare.

-Beh, allora preferisco essere licenziata che dare la mia "disponibilità" a d'un mio "superiore"- strisciai via quando la sua presa si alleviò radicalmente, non aspettandosi una mia risposta così, avventata.
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Sbuffai sonoramente sedendomi in modo frustrato in un divanetto nero di pelle.

Le gambe avevano ceduto dopo esser state in piedi per venti minuti, ma del signor Colins neanche l'ombra.

Sussultai quando il mio cellulare vibrò, raccattandolo dai miei jeans prima di leggere le lettere luminose sullo schermo.

Gemetti frustratamene tirando la testa all'indietro, uno stupido impegno del direttore apparso l'ultimo secondo mi ha fato perdere venti dannatissimi minuti e dopo questo vuole che adesso lo raggiunga in ufficio, facendomi perdere ancora più tempo di quanto lui e Irwin non mi avevano già rubato.

Ma siccome è il "direttore" non aveva neanche avuto la delicatezza di avvisare prima, mi alzai svogliatamente dal morbido divano rimettendo il telefono in tasca.

Mi avviai verso la porta che si aprì poco dopo, il battito cardiaco aumentò avvistando gli arruffati ricci dorati.

Mi torturai duramente il labbro, vedendolo ghignare nel vedermi, imprecai mentale essendo sicura che non me ne sarei liberata tanto facile questa volta, era una certezza.

-Adesso ho capito perché te ne volevi andare, volevi farmi una sorpresa, non è così?- il suo corpo fece un passo verso il mio, diminuendo l'ossigeno disponibile per far ripartire il sangue nelle mie vene, che alla sua vista sembrava essersi congelato impedendomi di muovermi o ragionare.

Trouble || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora