Idiot

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Chapter 5

13:58

Scendemmo rapidamente dal taxi che ci portò velocemente alla nostra destinazione, sistemandomi la borsa a tracolla.

Sara scrutò con attenzione l'edificio dinanzi a noi mentre presi il telefono per mandare un messaggio d'avviso al direttore.

Dopo circa un minuto vedemmo spuntare la testa del signor Colins dalla grossa porta di ferro del grande edificio.

Ci fece un segno di entrare con un sorriso a trentadue denti.

La luce abbagliante mi fece socchiudere gli occhi quando entrai, nel mio udito risuonavano i tacchettii della suola delle scarpe delle segretarie, con le mani piene di fogli e porta listini.

I cameraman correvano senza sosta di qua e là con milioni di cavi tra le mani, senza fare attenzione a dove mettevano i piedi.

I caos incombeva e io non riuscì a non pensare che forse tra un po' anch'io avrei fatto la stessa fine.

Il direttore raggruppò un po' di persone sorridenti e indaffarate con delle cartelline, sfogliando ripetutamente i fogli in essa.

-Ragazzi, loro sono le nuove designer, che vi guideranno nell'arredo delle varie scene del video- spiegò il Signor Colins ai dipendenti apparentemente distratti.

-Vi dividerò in due gruppi- gli avvertì scrutando con attenzione i fogli che aveva in mano -Ronald, Hyde, Ross, Johnson, Flynn e Carter, andrete con Allison e i restanti con Sara- finì distogliendo lo sguardo dai documenti.

I ragazzi che avevano più o meno la mia età, tra cui maschi e femmine, mi sorrisero prima di avvicinarsi leggermente a me.

-Queste sono vostre, su cui c'è scritto cosa dovete fare e dove- continuò porgendosi delle cartelle -E quando avete del tempo cercatemi nella stanza delle registrazioni così ne approfitterò per presentarvi i vostri "capi"- disse facendo le virgolette con le dite con una faccia abbastanza sconvolta.

Alcuni dipendenti risero, rabbrividendo quando sentì alcuni pettegolezzi alle mie spalle.

-Non crede che l'aggettivo "capi" sia troppo per quei ragazzi, signore?- chiese una ragazza mora di fianco a me ridendo sotto i baffi.

-Non hai tutti torti Emy- ridacchiò -In effetti si potrebbe dire bravi musicisti, distruttori di backstage, bambini immaturi, ma "capi" è anche strano dirlo- spalancai gli occhi al sentire le varie "qualità" appena elencate, mi chiedo con chi razza di ragazzi mi toccherà averci a che fare.

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Le mie dita giocherellarono con la matita per poi ricominciare a disegnare sul pezzo di carta.

La stanza soprannominata "Calum's room" doveva essere in classico stile adolescenziale, e anche se mi definivo tale era difficile ricreare una camera maschile essendo del sesso opposto.

Sentì la sfrenata voglia di dissetarmi quando la gola mi diventò tremendamente secca da un momento all'altro, mi guardai un'attimo intorno in modo da essere sicura che nessuno mi stesse guardando per poi andarmene di soppiatto.

I corridoi erano lunghi e abbastanza stretti, chi affollato e chi desolato, camminai senza meta alla ricerca di bar o di un distributore d'acqua.

I miei occhi luccicarono a vedere quest'ultimo a metà di uno dei tanti corridoi.

Premetti un piccolo pulsante dopo aver messo il bicchiere di plastica che fu poco dopo riempito.

-Calum!-una voce alle mie spalle tuonò, i miei capelli furono leggermente scompigliati dalla ventata d'aria, un ragazzo mi passò accanto correndo in fretta e furia con i continui ridacchi alternati dal respiro pesante che lasciarono le sue labbra.

Un piccolo gridolino mi abbandonò quando sentì qualcuno andarmi addosso.

Il senso di bagnato sul petto mi fece rabbrividire, prima che la rabbia s'impossessasse di me.

-Guarda dove cammini- sbraitai scuotendo velocemente la maglietta bianca, cercando invano di asciugarla.

-Merda- imprecò guardando la sua che aveva solo piccole gocce sparse -Guarda dove cammini tu, ragazzina- sibilò alzando lo sguardo verso di me, lo vidi bloccarsi e con lui anch'io.

Rimasi come senza fiato, il corpo mi si paralizzò e il respiro sempre più lento.

Il marroncino chiaro sfumava dolcemente nelle sue iridi, fino a trasformarsi in un verde quasi trasparente.

I tratti facciali erano quasi perfetti, candidi, leggeri, tratti incorniciati dai ribelli ricci dorati e dalle labbra rosee che mi scombussolarono.

Vidi i suoi occhi luccicare facendomi abbassare lo sguardo.

Le guance si surriscaldarono rapidamente nel vedere l'effetto che il bagnato aveva sul bianco.

Il reggiseno si vedeva perfettamente, volevo solo sprofondare dalla vergogna mentre scossi ripetutamente il tessuto reso appiccicosa dall'acqua.

-Vuoi un aiuto?- lo sentì ridacchiare.

-Vaffanculo- sibilai con la rabbia e la vergogna che facevano guerra al mio interno.

-Che linguaggio scurrile- sogghignò appoggiandosi al muro con una spalla.

Sentivo il corpo bruciare sotto quello sguardo malizioso, un sorrisetto da prendere a schiaffi.

-E io che pensavo fossi una brava ragazza- continuò facendo un passo verso di me, togliendomi l'aria.

Lo guardai dal basso conoscendo il genere di ragazzo con cui mi ero scontrata.

Idiota.

-Pensavi male allora- sputai - ricordati che le brave ragazze sono cattiva ragazze che non sono ancora state beccate- buttai freddamente il bicchiere di plastica in un cestino per poi andarmene.

Spalancai gli occhi quando delle grandi mani mi afferrarono i fianchi, cominciai a sudare freddo col corpo immobile sentendo il suo respiro sul collo.

-Quindi significa che sei stata già beccata- sussurrò lievemente.

La pelle d'oca mi ricoprì quando le labbra piene si appoggiarono su un punto del collo, i ricci mi accarezzarono la guancia.

-Perché vorrei essere io il primo a beccarti- rabbrividì alle sue parole mentre i baci umidi si spostavano all'insù.

Cercai, senza risultato, di sfuggire dalla sua presa che aumentò quando captò che volevo scappare.

La mia forza non era niente al confronto con la sua, odiavo questo.

Odiavo sentirmi debole, fragile, indifesa, ma era quello che la sua vicinanza mi provocava.

-Penso che sarà divertente giocare con te- soffiò sulla pelle delicata facendo schioccare le labbra su di essa.

-Sì, sarà molto divertente- il corpo si rilassò quando il suo si staccò da me.

Le suole delle scarpe si fecero meno udibili alle mie spalle, fino a non sentirsi più.

E l'unica cosa che poteva pensare era: perché tutte a me?

Trouble || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora