Parliamone...

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Il cellulare di Annalisa vibrò intorno alle dieci. 

"Tutto bene?". Il messaggio di Marzio la spronò a prendere la rimandata decisione di fare colazione. 

Era sveglia già da due ore, ma aveva una paura fottuta di scendere al piano inferiore per prendersi una buona tazza di latte e caffè. 

"Sono sveglia da un po', ora scendo a fare colazione, sperando di non trovare un boia e una ghigliottina ad aspettarmi". Inviò il messaggio. 

"Fammi sapere come è andata. E ricorda: nessuno può costringerti a fare quello che non vuoi fare e comunque io ci sto...sempre, chiamami se hai bisogno di farlo". 

Che carino...pensò sorridendo e sbuffando subito dopo al pensiero di scendere quelle scale. 

Le imboccò come se fosse una condannata e i suoi ultimi passi nel miglio che la separa dalla sedia elettrica. 

"Buongiorno", entrò in cucina con un po' di imbarazzo addosso. 

"Ci vuole coraggio a dire buongiorno, dopo che per colpa tua abbiamo passato una notte in bianco e non pensare di averla fatta franca ieri sera...eravamo ben svegli quando sei rientrata in casa". Commentò sua madre. 

"A mezzanotte inoltrata...", fece eco suo padre. 

"Appunto e se non sbaglio, hai il permesso di uscire la sera, ma prima delle undici devi ritornare a casa". Disse sua madre. 

"Beh è stata una serata un po' particolare direi...", si versò il latte prendendo la caffettiera in mano per aggiungere del caffè. 

"Io e tuo padre abbiamo parlato molto ieri sera su questa assurda situazione", sua madre sorseggiò del caffè ancora fumante. 

"Immagino...", rispose lei in automatico. 

"Non fare la spiritosa", suo padre la riprese. 

"Guarda che lo immagino davvero, non era una battuta, papà", Annalisa già sentiva le due prediche riecheggiare nella testa. 

"Cerca di metterti nei nostri panni e soprattutto nei miei - suo padre usò un tono tra il voler essere calmo e comprensivo, misto a una punta se "non ti uccido ancora è un vero miracolo" - sono siciliano di nascita e questo non è un fattore molto vantaggioso in questo momento; inoltre, per qualunque padre è difficile da digerire l'idea di sua figlia in mano a un ragazzo, se poi quest'ultimo ha dodici anni più di lei, ha la reputazione del mordi e fuggi e ha praticamente sverginato tre quarti delle fanciulle del paese, la situazione diventa assai critica e dura da mandare giù, credimi!". Ponendo un tono accentuato sull'ultima parola. 

"Ecco cosa ti interessa: vuoi solo sapere se ci sono andata a letto o no, se ci scopo o meno, se sono ancora pura oppure puttana. Non vuoi sapere nient'altro. Non ti interessa se ci sto bene o meno, se lo amo o no, se è importante o meno, se sono felice oppure no...tu vuoi solo sapere se facciamo sesso". Replicò duramente Annalisa. 

"Che ci vai a letto è chiaro e palese, altrimenti, con uno del genere, non avresti chance Annalisa", replicò secca anche sua madre. 

"Bene, allora a quando il processo a porte chiuse?", chiese Annalisa guardando ironicamente sua madre e rimanendo anche stupita del suo dire. 

Non aveva idea da dove ricavasse tanta audacia in quel momento, la vecchia Annalisa, quella del prima Marzio, non avrebbe mai osato usare un tono del genere con  i suoi genitori e, probabilmente, sarebbe morta d'infarto all'idea di quello che stavano pensando su di lei in quel momento. Di botto realizzò quanto Marzio l'avesse cambiata e non era una questione di sesso, del sentirsi grande grazie all'appagamento dei sensi. No, era altro. Si sentiva diversa dentro, si sentiva, specie dopo la serata appena passata, più padrona del suo fato. Era lei che aveva voluto quell'uscita ufficiale, seppur stuzzicata da Marzio a farlo; era sempre lei che aveva scelto di restare con lui, invece che finire in casa a sentirsi i suoi sbraitare; ed era sempre lei che ora stava difendendo quelle scelte, dalla prima all'ultima, compresa la folla scelta di finire tra le coperte di Marzio. 

Questione di pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora