La curiosità uccise il gatto

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Marzio era appoggiato alla sua scintillante macchina nera dalle forme sportive. Guardava avanti a sé con estrema sicurezza: non aveva mai sbagliato un centro e non poteva di certo mancare il colpo con una come Annalisa. 

Piccola, ingenua Annalisa...non hai scampo. Si ripeteva nella testa abbozzando un leggero sorriso soddisfatto. A fargli cadere tale ottimismo arrivò la lancetta dell'orologio da polso che già segnava l'ora stabilita, ma di Annalisa non vi era traccia. Allungò lo sguardo, guardandosi intorno, ma niente. Si scostò dalla macchina infastidito, non poteva crederci che quella pivella gli stesse dando buca: aveva una reputazione da difendere dopotutto.  

Annalisa se ne stava zitta e nascosta dietro a un albero del parchetto e lo vide allontanarsi di qualche passo dalla macchina. Le sembrò nervoso, lo vedeva sbuffare mentre controllava spesso l'orologio. 

Non sarei dovuta neanche venire fin qui...si ripeteva nella testa ammonendosi. Come mi è venuto in mente? Devo stare lontana da quel tipo, molto ma molto lontana! La parte più razionale di lei prendeva piede, ma non a sufficienza da contrastare l'altra parte: quella che non pensava manco di possedere, la parte ribelle e che si sentiva ammaliata proprio dalla pessima reputazione di Marzio. 

Sei una pazza...la ragione incalzava; però si vive una volta sola e male che vada potrai dire che hai vissuto qualche emozione di tanto in tanto...la ribelle rispondeva! 

Tesa e in bilico sulla lama del rasoio, dell'andare o non andare, si sentiva estemporaneamente diversa dal solito. Non capiva fino in fondo cosa la spingesse a sfidare la sorte, come non comprendeva il doversi farsi male per forza. Una cosa, infatti, le era chiara nella testa: quella storia non sarebbe finita bene, nessuna delle storie di Marzio finivano bene e lei non era tanto diversa dalle altre, soprattutto perché per lui erano tutte uguali. 

Ne aveva sentite di cotte e di crude su di lui: dalle scommesse che faceva con i fratellini, sul come e quando si sarebbe scopato una ragazza, alle manie da perverso che alcune sue vittime avevano poi decantato. 

Sì però ci sono state, il lamentarsi è arrivo dopo, nel durante sono state zitte! La ribelle cercava di far valere le sue ragioni. In finale aveva quasi vent'anni e non era andata oltre a semplici baci da quinta elementare. Non era manco questo poi il punto o il motivo per cui era andata a quel pazzo appuntamento. Le piaceva l'idea che un uomo così grande le stesse dietro, anche se sapeva che si trattava di un interessamento momentaneo. 

Marzio si voltò spazientito e convinto che non sarebbe più venuta, si decise a tornare in macchina per andarsene. Annalisa fece un sussulto in  avanti per fermarlo e finalmente i loro occhi, seppur lontani, si incrociarono di nuovo. 

"Sei in ritardo tesoro - le disse allargando le braccia e sfociando un sorriso radioso - ma se indossi il completino nero sei perdonata". 

"No, non lo indosso - si affrettò a rispondere mezza imbarazzata, non sapendo se lo fosse per la bugia o per l'allusione che leggeva nelle parole di lui - sono venuta solo per sapere alcune cose". 

Il piano lo aveva studiato a casa, per benino. Si sarebbe presentata da lui lasciandogli intendere che voleva sapere determinate cose e non perché fosse interessata a lui. 

"Cosa vuoi sapere?". Lui si avvicinò di qualche passo e lei fece altrettanto. 

"Uno: come fai a sapere dove abito? E due: come facevi a sapere che stavo guardando proprio quel completino?". Ecco, aveva appena sviolinato la sua scusa ufficiale, malgrado però avesse usato un tono secco il suo volto tradiva l'emozione del momento. 

Era adrenalina a fiumi che le scorreva nelle vene e aumentava a ogni passo che Marzio faceva verso di lei. Dio...quanto è affascinante però...furono le parole che gli accarezzarono la mente non appena lo ebbe davanti e a una distanza ravvicinata. Era affascinante, in effetti, oltre che un bell'uomo di trenta anni, Annalisa vi scorgeva la bellezza, ma il gioco più forte nel suo animo era esercitata dal carisma ammaliante che possedeva. In quel momento si sentì ricoperta di ferro e impossibilitata a resistere alla morsa della calamita gigante che si avvicinava a lei. 

Tutto questo la spaventava ed eccitava allo stesso tempo: un cocktail micidiale. 

"Uno: non abito molto distante da te, malgrado ci siamo incontrati poche volte; due: ti ho visto davanti a quel negozio e dubito che stessi guardando un paio di mutandoni della nonna!". 

Ora erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, Annalisa sentiva alle spalle la leggera chioma verde dell'albero  e davanti avvertiva l'imponente corpo di Marzio che avanzava. 

Oddio adesso che faccio? Si domandò nei pensieri mentre cercava di ricordare quella maledetta vetrina per capire se le stava mentendo o meno. L'idea di essere seguita non le piaceva affatto, ma i pensieri correvano lontano da quel ricordo ed erano proiettati sul panico attuale. Marzio si avvicinava e lei aveva finito i passi indietro: la sua schiena poggiava all'albero. 

"Non ricordo la vetrina", le uscì dalla bocca come se volesse deviarlo con un'assurda ipotesi fuori dalle sue intenzioni, ma Marzio non era solito a queste distrazioni, specie se aveva l'obiettivo da colpire a pochi passi dal tracollo. 

"Sono sicuro che non scorderai questo però...", le sussurrò con voce sensuale all'orecchio prima di voltarsi e baciarla. 

Annalisa aveva il cuore che percorreva la Ventimiglia mentre le sue labbra si schiusero inermi al contatto con la morbidezza delle labbra di Marzio. Le lingue incominciarono a rincorrersi in quell'umido intimo delle loro bocche: da prima in modo lieve, quasi dolce, poi aumentando il ritmo. 

La durezza dell'albero svanì dietro alla sua schiena, le sembrò di stare sospesa e sorretta dalla forza di quelle braccia maschili che la presero in vita. Dalla camicetta in seta il calore di quelle mani trasparì  riscaldando la pelle di Annalisa. Il fuoco stava per incendiare la paglia e quest'ultima si sentiva alla deriva di un naufragio. Una sensazione strana prese vita all'interno del suo ventre, qualcosa di imprevisto e inatteso, soprattutto mai provato. Eppure non era la prima volta che le capitava di pomiciare con un ragazzo, ma per quanto fu dura ammetterlo: non era un ragazzo qualunque quello che la stava baciando. 

Era un uomo di vita, uno che aveva esperienza e si vedeva. Annalisa ne avvertiva la competenza, il suo baciare non era un semplice baciare: c'era del sensuale in ogni punto in cui le loro lingue si accarezzavano e, soprattutto, sapeva dove e come muovere quelle splendide mani nervose e calde. Dai fianchi era sceso con una mano lungo la gamba, le accarezzava lievemente la coscia salendo verso il fondo schiena; l'altra mano aveva intrapreso il camino verso il seno e lo sfiorava lievemente. 

Annalisa che stai facendo? La voce della coscienza la riportò alla realtà. L'incanto si spezzò nel momento stesso in cui i rimorsi la invasero. No, non poteva lasciarsi andare così facilmente, non poteva anche se lui era riuscito a farglielo desiderare. 

La mano di Marzio cercò rifugio all'interno della sua camicetta, la bloccò con una mano e quando sentì il corpo di lui spingerla con forza contro l'albero si rese conto che era eccitato. Racimolò tutte le forze e oppose resistenza, prima bloccando la mano di Marzio, poi smettendo di baciarlo per allontanarlo con forza. 

"Dai tesoro, non dirmi che non vuoi perchè non ti credo". Replicò lui sensuale come un'oasi in mezzo al deserto. 

Oh sì che vuoi...la ribelle fece capolino nella sua testa, ma la coscienza aveva ripreso il controllo della situazione. Per questo motivo, imbarazzata e ben consapevole della figuraccia che stava facendo, manco avesse quindici anni invece che venti, si allontanò di corsa urlandogli di scusarla. 

Marzio la vide sparire lungo la strada, ma si sentiva più che soddisfatto. Era riuscito comunque a tastare il terreno e a farla cedere. 

Sei mia piccola, non mi scappi più...pensò risalendo in macchina.   

Questione di pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora