All'ombra del Colosseo

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Arrivate a Roma, Esmeralda e Annalisa, cercarono un albergo e si fecero una doccia rigeneratrice. Per nulla stanca, nonostante il viaggio e l'età, nonna Esmeralda intonò alla nipote:

"Allora mia cara, dove abita questo Alfio?". 

"Non lo so di preciso nonna, per me abbiamo fatto una pazzia, insomma cercarlo qui...è come cercare un ago in un pagliaio", replicò Annalisa quasi rassegnata. 

"Dovessi mettere Roma a ferro e fuoco, ma se lui è qui, lo troveremo! Nonna te lo promette stellina cara. E ora togli dal viso quell'aria sconfitta, capito? Hai detto che lui ti ha portato qui a conoscere il nonno, da qualche parte vi sarete incontrati no?", domandò la nonna. 

"Sì, ma non  conosco Roma nonna. L'unica cosa che ho ben in mente è il Colosseo. Non eravamo distanti dal Colosseo, lo vedevo chiaramente. Ci siamo incontrati in un bar però, non so se il nonno abiti da quelle parti o meno". Confessò la nipote, quasi convinta di aver fatto fare alla nonna tanti chilometri per niente. 

"Bene, allora andiamo al Colosseo". Prese la nipote sottobraccio. 

"Aspetta nonna, è sera, sono le nove, non è meglio domani mattina?". Domandò la nipote. 

"Oh Annalisa, ma qui mica siamo al paese, che alle sette c'è il coprifuoco, manco fossimo ancora in guerra. Questa è Roma, è vita, è la città eterna...Roma si sveglia alle nove di sera e se lui è qui, non credo che stia in casa del nonno a fare la mummia, come stavi tu in paese, prima che io ti venissi a salvare dalla depressione galoppante in arrivo. Su, andiamo, che ogni minuto può essere prezioso". La trascinò fuori dall'albergo. 

In effetti, Marzio non stava in casa a fare la mummia, ma era seduto in una panchina vicino al Colosseo, a fare lo zombie con nonno Alfio. 

"Ah, non ti posso vedere così, che fine ha fatto mio nipote?". Alfio stentava a crederci che quel tipo di fianco a lui fosse lo stesso Marzio che conosceva. 

"Non lo so nonno, non so che fare. Da una parte la voglio disperatamente, dall'altra parte ho l'immagine fissa di quella sera, poi i casini con Elio, con mamma e papà...sono condannato a restare solo, mi sono giocato, per gelosia, l'unica chance che avevo. Non ci voglio più tornare in quel paese del cazzo, con gente del cazzo, a fare un cazzo!". Marzio si sentiva combattuto e arrabbiato allo stesso tempo. 

"Ecco bravo, vai a fare l'eremita in cima all'Everest...troppe volte litigherete, mica è sempre rosa e fiori, sai? E la bravura sta proprio lì, l'amore...quello vero...lo si vede da lì". Alfio non finì il discorso. 

"Tu dici nonno? Mi ha mandato al diavolo, non si è fatta più sentire, né vedere, è chiaro che mi ha lasciato e tu dici che l'amore si vede da lì? Io ne dubito". Replicò Marzio appoggiandosi alla spalliera della panchina.  

"No, che hai capito...si vede da lì, cioè proprio lì. Non è Annalisa quella?". Marzio seguì la direzione del dito di suo nonno. 

"Cazzo sì...ma che ci fa a Roma e chi è quella?". Sussurrò Marzio. 

"Non lo so chi sia, ma ha un certo fascino. Oh guarda, ci ha visto", si voltò verso il nipote e lo vide fissarla con una certa severità. 

I due si guardavano in silenzio, con sei metri circa che li separavano e il via vai di gente che gli passava davanti. Esmeralda continuò a camminare, senza rendersi conto di niente, parlando di quanto Roma fosse bella da vedere e da vivere. A un certo punto si guardò di fianco senza vedere più la nipote che la fiancheggiava. 

"Stellina, amore della nonna, dove sei? - si guardò intorno e alla fine la vide ferma e impalata a qualche passo dietro di lei - beh che fai? Ti è presa una paralisi? Oh tesoro che succede?". Ma niente la nipote sembrava non sentirla e aveva lo sguardo perso chissà dove. 

Questione di pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora