Incomprensioni

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Annalisa ripensava ai suoi ripercorrendo le tappe salienti della loro vita in famiglia, quando le sembrò di sognare per ciò che vedeva dalla finestra. Arrivò persino a strofinarsi gli occhi per comprendere se stesse sognando o meno. 

Le sagome di Marzio e di suo padre che entravano in casa sorridendo, come se si conoscessero da una vita, le risuonarono strane e a dir poco inverosimili, eppure era ciò che accadeva sotto i suoi occhi. 

D'istinto si voltò catapultandosi giù dalle scale. Fermò la sua corsa solo quando ebbe davanti suo padre. Si guardarono per un attimo negli occhi e poi fu la voglia di non perderlo a vincere su ogni dubbio, o perplessità. Di botto non le interessava più sapere chi avesse ragione, o il perchè di certe azioni, si preoccupò solo di afferrarlo tra le braccia stringendolo forte, come se fosse un palloncino, che una volta lasciato andare via, sarebbe volato lontano da lei per sempre. 

"Oh papà", ripeteva trattenendo le lacrime. 

Poi si fece coraggio e asciugandosi il viso con la mano, alzò la testa verso quegli occhi castani che l'avevano sempre guardata come se fosse un gioiello e disse:

"Sei tornato finalmente", con un tono che lasciasse ben intendere quanto avesse avuto paura di non rivederlo varcare quella porta. 

Federico la riprese tra le braccia, baciandole la nuca e dicendo amorevolmente:

"Mai ho pensato di lasciarvi soli, tesoro mio. Avevo solo bisogno di riflettere e di sistemare alcuni conti in sospeso e ora... - prese tra le mani il volto della figlia guardandola dolcemente - vado da tua madre che è la cosa più importante che mi è rimasta da sistemare". La baciò sulla fronte e si diresse verso le scale. 

"Vuole lasciarla vero?", domandò sottovoce a Marzio. 

"Lascia che sia il tempo a dirlo e non io tesoro. Lascia che si chiariscano a dovere, ne hanno bisogno entrambi di sfogarsi a dovere, da quel che ho capito". 

Le mise un braccio intorno alla vita portandola verso la camera. 

Federico, nel frattempo, era entrato nella sua di camera, ritrovandosi Elsa seduta sulla sedia, di fronte al letto, con il viso rigato dalle lacrime e un fazzoletto fradicio in mano. 

"Se cerchi la valigia...quella grande è in cantina e quella media è sopra l'armadio", intonò con voce sconfitta. 

"Spiacente ma sono venuto in cerca d'altro", la guardò con tenerezza. 

"Cosa vuoi ancora Federico?", domandò con voce ferrea, come se si fosse rinvigorita. 

"Mia moglie". Rispose lui. 

"Hai uno strano modo di dimostrarlo!", gli puntò il nero gelido degli occhi addosso. 

"Lo so... - si avvicinò alla sedia mettendosi di fronte a lei a sedere sulle proprie gambe - però so anche...che ogni cammino porta a una meta e ha uno scopo. Non c'era altro modo, oltre il modo in cui tutto è avvenuto, affinché capissi veramente qual è il cammino giusto per me". Usò un tono basso, sussurrato, di una delicatezza tale che manco lui sapeva di possedere. 

Elsa abbassò, invece, la durezza del suo sguardo, seppur rimase sulla difensiva. 

"Elsa - disse toccandole una ciocca di capelli neri che le pendolava davanti al petto e innescando nella moglie un repentino salto all'indietro con il busto - non avere paura di me...perché è questa paura che mi ha fatto perdere la rotta e mi ha allontanato da te". 

"No - si alzò di scatto e in modo rabbioso - è quella donna! C'è sempre stata lei prima di me, sempre!". 

Federico si alzò in piedi guardandola e ritornando vicino a lei. 

Questione di pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora