Tra il dire e il fare...c'è di mezzo nonna Esmeralda

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Il giorno dopo, Annalisa avvertiva quella strana sensazione che può provare un grissino sotto uno schiacciasassi. Aveva, a dir poco, l'umore in bilico su una lama tagliente, dove a sinistra regnava l'abisso e a destra il vuoto totale; il prezzo dei tagli inferti, da quella litigata, era lo scotto da pagare per non compiere un salto nel buio totale dei sensi. 

L'ho mandato al diavolo...e da due giorni non si fa sentire...ma si può essere più cretine? 

Eppure, a chiunque avesse osato chiederle di Marzio, aveva risposto con un secco:

"Andasse al diavolo davvero e ci restasse!". 

Per poi affacciarsi, ogni due secondi, dal balconcino della sua cameretta con lo sguardo puntato verso la strada principale. Scorgeva, da lontano, la villetta rosa antico, la siepe che costeggiava il piccolo viale d'entrata, la gente che vi passava davanti, ma della macchina di Marzio neanche l'ombra. Non l'aveva più vista parcheggiata lì davanti e questo fattore le metteva addosso un ansia terribile. 

Da quando avevano iniziato a stare insieme seriamente, Marzio non era più tornato a casa dai suoi, trasferendosi in quella villetta. Ora, il vederla abbandonata a se stessa, le dava quel brutto sensore della fine. 

Pieno di donne come è...mi avrà già dimenticata! Sono stata proprio una perfetta idiota! 

Si ripeteva nella testa rientrando in camera, ma proprio mentre attraversava la soglia, la coda dell'occhio, catturò una visione gradita. Come un proiettile sparato da una colt si diresse fuori dalla camera, scese le scale come un fulmine a ciel sereno, tanto che papà Federico, mamma Elsa e i due fratelli rimasero a bocca aperta nel vederla. 

"Nonna Esmeralda, nonna Esmeralda!", gridava tutta elettrizzata. 

A Federico venne quasi un colpo. 

Oddio no, signore ti prego, ce l'hai con me in questo periodo? Non può essere, ci mancava la pazza di mia madre, ora siamo al completo, pronti per finire tutti alla neuro. 

"Ci mancava tua madre, senza l'opera era incompleta", sentenziò sua moglie vedendo anche gli altri due figlioli correre fuori dalla nonna. 

"Nonna Esmeralda, che bello, sì, sei tu e sei qui!", Annalisa le piombò addosso dimenticando, per un attimo, la sua mole ormai non più da bambina. 

"Oh stellina della nonna, sono corsa non appena ho sentito la tua vocina così affievolita e triste. Su entriamo in casa, che mi racconti tutto". 

Salutò gli altri nipoti con affetto ed entrarono tutti in casa. 

"Buongiorno gente, come va?", entrò in salone con un'allegria inaudita, almeno agli occhi dei due coniugi, i quali ogni volta si chiedevano da dove prendesse tutta quell'energia a quasi settant'anni. 

"Ma che lo chiedo a fare? A guardarvi viene la depressione. Sempre allegra tu eh, Elsa mi raccomando non ti spremere troppo con i sorrisi, dovessimo poi scoprire che sai anche ridere. E tu? Sempre lì, come uno stoccafisso, animo figliolo. Sembri più vecchio di me". Si avvicinò al figlio sorridendo mentre i nipoti maschi le portarono dentro le valigie. 

"Cosa sei venuta a fare?", domandò Federico. 

"Sono corsa in aiuto della mia povera nipotina", rispose l'anziana signora. 

"Non credo che abbia bisogno del tuo aiuto", rispose il figlio. 

"Quanto ti fermi?", domandò preoccupata Elsa, che considerava sua suocera completamente fuori di testa. 

"Oh il tempo necessario", rispose sorridendo a mezza bocca e mostrando la sua dentiera bianca come se fosse lavata con la candeggina. 

"Il tempo necessario per cosa?", la nuora si sentiva crollare il mondo addosso. 

"Ma per stare con i miei nipotini e per sistemare questo pasticcio che avete combinato". 

"Quale pasticcio?", Federico lo domandò portandosi le mani ai fianchi. 

"Quello che ha ridotto la mia piccola stellina in questo stato pietoso...su, andiamo in camera tua e raccontami tutto. E stai allegra, sorridi, che ora nonna Esmeralda sistema tutto". 

Le vene di Federico provarono la sgradita sensazione che si vive al Polo Nord. Non riusciva a crederci e soprattutto vedeva già le onde di un possente tsunami minacciare la quiete della sua casa. 

"Allora? Tutto qui? Ma tesoro caro, non c'è bisogno di essere così disperate, pensavo peggio sai?". Nonna Esmeralda aveva sentito il resoconto della nipote. 

"Nonna...tu non capisci perchè non lo conosci, mi avrà già dimenticata, lo sento". Rispose  la nipote avvilita. 

"Ah, sciocchezze...vedrai che sistemeremo tutto, te lo prometto. Ora, piuttosto, sei pronta per uscire?". Domandò la nonna molto energicamente. 

"Uscire? E per andare dove?", domandò Annalisa. 

"No, dico, come pensi di fare pace con lui, stando qui a fare la muffa tra quattro mura? Su, tesoro, animo, vita...alzati, sistemati, che andiamo a caccia del tuo lui. Dai, sbrigati, che voglio proprio vederlo questo tizio, sono curiosa come una scimmia, voglio vederlo l'uomo che ha fatto innamorare la mia nipotina dolce". 

"Se vuoi proprio vederlo...ho qui delle foto". Rispose Annalisa, "non ho tanta voglia di uscire nonna". 

"No, ferma. Le foto lasciale ai nostalgici e poi non rendono mai giustizia, meglio dal vivo. Di persona si capiscono molte più cose, ma poi vedrai e ricorda: prima regola, mai fare le sepolte vive dopo una litigata...MAI. E ora vai a sistemarti, deve vederti raggiante, perchè la seconda regola, per tenersi stretta un uomo è: mai fargli capire che esiste solo lui. Nel guardarti deve ben capire che sei pronta per spiccare il volo dal nido". 

"Ma sei sicura nonna?", Annalisa era un po' perplessa. 

"E come credi che abbia trovato marito? Dai su, preparati". 

Spinse la nipote dentro al bagno fiduciosa, Esmeralda sapeva benissimo che a tutto c'è un rimedio. 

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