I tre segreti di Federico

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Esmeralda stava sistemando le sue cose nella valigia, Annalisa aveva chiamato comunicando il suo rientro per la mattinata e la nonna aveva deciso di ritornare a casa subito dopo averla salutata.

La porta della camera si aprì e la figura di suo figlio prese vita dentro quelle quattro mura rosa confetto.

"Buongiorno", disse alla madre.

"Buongiorno, come vedi sto per partire, quindi tua moglie può stare tranquilla. Aspetto solo che rientri Annalisa, la saluto e poi me ne ritorno a casa mia". Disse al figlio senza alzare lo sguardo per guardarlo.

"Elsa non è in casa...è uscita a fare la spesa". Federico usò un tono molto confidenziale.

"L'ultima frase potevi anche risparmiartela. Tua moglie mette il naso fuori da queste mura solo per tre motivi: il lavoro, la spesa e l'andare a messa". Rispose l'anziana donna chiudendo la cerniera della valigia.

"Ieri sera, quello che hai detto...lo pensi davvero?", domandò Federico seriamente.

Esmeralda rimase un attimo piegata sulla valigia, come se fosse pensierosa, poi si mise dritta e puntando gli occhi del figlio, rispose:

"Dopo cinquant'anni dovresti conoscermi...ah no, aspetta. Tua moglie, dimenticavo...lei pensa che io sia pazza e scommetto, uno a dieci, che te lo ripete ogni due per tre. Quindi, sarai anche tu rientrato nell'ottica che sono da neuro".

"Non l'ho mai pensato, non lo penso e difficilmente lo penserò". Federico disse con forza.

"Però, per far felice tua moglie, pensi che ho la sindrome di Peter Pan e che porto solo guai, o che tua figlia non sia al sicuro se sta con me, o che sia stata irresponsabile se l'ho lasciata con lui?", domandò la madre formulando un tono satirico.

"Mamma...lasciamo stare, è meglio", Federico fece cenno a voltarsi per tornarsene di sotto.

"Eh no, caro mio - Esmeralda lo anticipò chiudendo la porta per non farlo uscire - ora siamo in ballo e balliamo! Allora, cosa hai da dire a riguardo di ieri sera? Sentiamo".

"Mamma, credo che tu lo sappia".

"Lo saprei se, davanti a me, ci fosse mio figlio e non questa specie di fotomontaggio riuscito male".

"Oh andiamo mamma, che vuoi che faccia? Che litighi con mia moglie dalla mattina alla sera? Che la costringa a fare quello che non si sente di fare?", Federico sbottò all'improvviso.

"Beh, se non altro sarebbe un segnale di vita da parte tua". Replicò la madre quasi sarcastica.

"Tu davvero saresti contenta se io ed Elsa divorziassimo?", domandò istintivamente Federico.

"Oh no, divorziare no...anche perché, ormai, sarebbe inutile", la donna vide suo figlio alzare lo sguardo per puntarla negli occhi. "Mollare sì, ma ventotto anni fa, prima che quella donna ti spedisse in coma profondo". Replicò la madre.

"Quindi per te, io sto in coma profondo?", domandò il figlio.

"No, ormai non più...ora sei, come ho detto ieri sera, allo stato di zerbino...cose che succedono. Fai conto di essere stato riciclato...da uomo, poi coma profondo, poi vegetale e adesso zerbino". Esmeralda non voleva farsene una ragione.

"Non posso fare altrimenti, mamma, è mia moglie e io la amo. Ci devo passare la vita con lei. Che ti piaccia o meno".

"Seh, a sentirti sembra quasi che te l'abbia prescritto un medico...non posso fare altrimenti...sì che puoi, potresti iniziare a tirare fuori veramente le palle, un tempo ce l'avevi, prima che tua moglie ti castrasse. E non venirmi a dire i figli e altre stronzate di questo genere, perchè ormai sono grandi i vostri figli.  Poi tu conosci me da cinquantanni, io conosco te da cinquantanni e nove mesi...io so chi è mio figlio. L'apparenza potete regalarla in pasto agli altri, in pasto anche ai vostri figli, ma non a me...io lo so, io ti conosco e lo vedo...come l'ho visto e come continuerò a vederlo...che non sei felice con lei". Esmeralda andò dritta al punto.

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