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P.O.V. GRACE
Appena Andrea decide di rinfrescarsi le corde vocali io ne approfitto per iniziare ad intonare al pianoforte "Abbi Cura Di Te" di Levante. La dedico ad Ermal, si sto cantando solo per te, è tutta tua.
"Ovunque andrai abbi cura di te, cura dei tuoi guai
Io ti ricorderò tra I miei desideri e I sogni che
La notte porta e il giorno non cancella mai
Un giorno poi abbi cura di me, cura di noi
Per ogni passo che ho fatto per venire fino a te
Per quelli che farei, per quelli che farò
Per non stancarmi mai, mai, mai, mai
E chiamami amore, senza tremare
Saremo anche banali
Ma che nome dare a questo vortice che porto al cuore?
Ancora chiamami amore e ci faremo male
Ma che cosa vale vivere tra le paure senza avere mai
Il coraggio di rischiare?
Amore"
Sento dei passi, penso sia Andrea ma quando sento qualcuno sedersi accanto a me capisco grazie al suo profumo maschile inconfondibile, grazie ai suoi passi delicati ma sempre decisi, che è Ermal. Purtroppo però quel gesto è completamente sbagliato, lui non sa cosa voglia dire però io proprio non ci riesco (guarda capitolo 6.) La tristezza si impossessa di me e per evitare di scoppiare a piangere decido di tornare subito a casa di Ermal da sola. Un vento lieve mi accarezza e mi rinfresca facendomi compagnia per tutto il viaggio di ritorno. Trovo la casa e all'interno c'è solo la madre di Ermal intenta nel fare le pulizie casalinghe abituali e decido di scambiarci due chiacchiere.  "Ciao Grace come va?" Sembra una donna così gentile. "Tutto bene lei?" "Oh, ma quante volte devo dirti di darmi del tu? Mi fai sentire vecchiaaa" adesso ho la conferma che sia anche una donna molto simpatica, mi ha fatto sentire a mio agio fin da subito stranamente. "Va bene Mira!" Aggiungo che è anche più simpatica del figlio. La vedo guardarmi un po' pensierosa, sta per dire qualcosa... "Senti Grace, ma tu assomigli molto ad alcuni miei amici, chi sono i tuoi genitori tesoro?" Ecco, l'unica domanda che non avrebbe dovuto farmi. "Mi sembra alquanto strano perché i miei genitori sono morti in un incidente d'auto." La voce esce più fredda e acuta del solito, ma so che sto per piangere lo sento dal nodo che mi si è formato in gola. Mira si ferma un attimo a bocca aperta e lascia tutto ciò che stava facendo. "Ma...Ma tu sei la f-figlia di Antonio e L-Lucy Rossi??" E lei come li conosce? Solo sentire i loro nomi mi riporta indietro nel tempo, sento di stare per scoppiare. Ormai al limite chiedo con un lieve sussurro tremolante più che una voce "T-tu come f-fai a c-conoscer-rli?" "Oh piccola mia, quando ero giovane appena arrivata a Bari sono stati loro che mi hanno accolta e mi hanno fatta entrare nell'orchestra dell'anfiteatro. Ti amavano così tanto! I miei figli andavano pazzi per te, ricordi Rinald? Giocavi sempre con lui!" Ecco che miliardi di immagini mi passano davanti, ho aggiunto l'ultimo pezzo al puzzle della mia infanzia. Non ci posso credere, quindi il ragazzo a cui ho dato il mio primo bacio è... è Ermal! Proprio nella spiaggia di oggi. Non riesco a reggere tutto questo, mi butto tra le braccia di Mira e scoppio a piangere come non mai. Mira con fare materno mi accarezza e cerca di calmarmi. Ecco, lei era la donna che suonava il violino con mia madre, amica di mille avventure, lei era anche nella foto che trovai a casa! Mentre continuo a singhiozzare sento entrare Ermal in casa, penso sia abbastanza confuso. La mamma gli fa qualche gesto con le mani e lui si dirige silenzioso in una camera. Dopo un po', un bel po' passato a piangere, a sfogarmi finalmente come si deve, Mira che mi ricorda molto mia madre per i modi che ha e soprattutto per il suo profumo, mi abbraccia e mi bacia la fronte, altro gesto che mia madre faceva spesso. Quando raggiunge il figlio in camera mi fermo a pensare... quindi loro erano gli amici dell'Albania!  Quindi lo stronzo di cui parlavano i miei era il padre di Ermal? Oddio, povero Ermal soffre quasi quanto me ed io che faccio? Gli creo altra sofferenza. Ermal ritorna in soggiorno e sedendosi sul divano mi abbraccia fortissimo, talmente forte da aggiustarmi il cuore. Ricomincio a piangere e lui mi consola, mi accarezza i capelli e non cede, riesce a reggere la mia e la sua immensa sofferenza. È forte, è molto forte, un grande uomo. Inizio una preghiera disperata sussurrando perché voglio che solo lui senta cosa gli dico, perché  non l'ho mai chiesto e adesso voglio farlo con lui, perché magari ad alta voce rovinerebbe tutto oppure mi farebbe male ammetterlo.. prendo coraggio :"chiamami amore" Ermal mi stringe ancora più forte, Ermal anche se ci faremo male ti prego tu continuami a chiamarmi amore, perché se non è amore cos'è?

Non Ho Più Bisogno Di VedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora