Capitolo 3: La sfortuna è una stalker o lo è quell'uomo in nero?

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Ormai ho perso il conto degli scontri, con persone o cose, che ho fatto oggi, ma ancora non riesco a trattenermi dal gemere di dolore ogni volta

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Ormai ho perso il conto degli scontri, con persone o cose, che ho fatto oggi, ma ancora non riesco a trattenermi dal gemere di dolore ogni volta.
Alzo gli occhi per vedere contro cosa sono andata a sbattere e mi ritrovo a un palmo dal naso del ragazzo con il quale mi sono scontrata anche oggi fuori dalla mensa!
Non l'ho mai incontrato in vent'anni che abito qui e ora pure due volte in un giorno, incredibile!

-Charlotte, giusto?- mi chiede dopo essersi profuso in milioni di scuse verso di me.
Annuisco con un sorriso e lui mi dice nuovamente il suo nome chiedendomi se mi ricordo di lui.
-Certo che mi ricordo, ci siamo scontrati anche oggi mentre uscivo dalla mensa.-
È facile chiacchierare con lui e mi dimentico di ciò che mi circonda, arrivando persino a dover essere richiamata da mia madre per presentargli la persona con la quale sto parlando.
Mentre faccio le dovute presentazioni, vedo che James scruta un po' troppo profondamente mia madre, come un cacciatore che studia la sua preda.

Mia madre è una brava donna, lavora come segretaria nella scuola primaria della città, come amiamo definirla io e Adam è diversamente alta, infatti è alta poco più di un metro e mezzo, con una folta chioma di ricci capelli neri che sono impossibili da tenere a bada, occhi neri profondi e qualche segno dell'età che avanza sulla sua morbida pelle olivastra.

Mamma ricambia lo sguardo in maniera dubbiosa, sembra quasi che James la metta in soggezione, il che mi sembra strano: mamma non si è mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno dal suo ex marito violento, che io non ho mai conosciuto per fortuna.
-Cosa ci fanno due così belle ragazze in giro tutte sole?- chiede cercando di fare il marpione, anche se con me casca male.
Mia mamma, gasata per il fatto che le abbia detto che è una bella ragazza, tuba esageratamente, proponendogli di aggregarsi a noi, cosa che lui accetta di buon grado come se non aspettasse altro.

Io alzo gli occhi al cielo per il comportamento di mia mamma e nel farlo noto lo stesso signore che mi ha seguita ieri e nel notarlo mi viene la pelle d'oca.
Avevo archiviato la questione come una casualità, ma sto perdendo tutta la poca convinzione che ero riuscita a racimolare.
Ho uno stalker? È pericoloso? Devo denunciarlo?
Noto che né mia mamma, né James si sono accorti dell'uomo in nero e mi avvicino a lei per sentirmi più sicura mentre loro due continuano a chiacchierare, mentre percorriamo la strada che ci porta al ristorante cino-giapponese.

Ogni tanto mi guardo intorno per vedere quell'uomo in nero, il man in black dei poveri, ma è scomparso come un mago che sparisce alla fine del numero.
Meglio così.
Tiro un sospiro e riesco a unirmi alla conversazione che avveniva intorno a me.

Tiro un sospiro e riesco a unirmi alla conversazione che avveniva intorno a me

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-Caro James, dicci un po' di te.- lo esorta mia madre mentre mangiamo l'ennesimo piatto di spaghetti di soia.
James rischia di strozzarsi per la domanda di mia madre, ma si riprende in fretta e ci racconta di come sia nato in un piccolo paesino, di come sia stata dura essere l'ultimo di cinque fratelli e di come cerchi di realizzare il suo sogno di diventare medico.
Sembra proprio un bravo ragazzo.

-Raccontatemi qualcosa ora voi, mi sembra di aver parlato per ore intere.- chiede sorridendo esageratamente.
Mia mamma si lancia in un racconto sulle mie disavventure più imbarazzanti, con me che cerco di fermarla e smentirla per non fare una figura peggiore di quella che già mi sta facendo fare, purtroppo ogni mio tentativo fa un buco nell'acqua, per indicare quanto ci stessi andando lontano direi di fare buchi nell'acqua dell'oceano.
-E il padre di Charlotte dov'è?- chiede ingenuamente, interrompendo la lunga lista delle mie marachelle, il ragazzo moro seduto di fronte a noi.
Il sorriso che mia mamma aveva sulle labbra svanisce immediatamente, facendole abbassare lo sguardo e io mi incupisco.
-Non ho un papà.- ribatto secca.
Lo sento balbettare qualcosa di simile alle scuse, ma sono impegnata a vedere come sta la mamma, che si asciuga gli occhi e torna su, con un sorriso triste sulle labbra che scusa James e gli spiega che sono stata adottata quando ero molto piccola.

-Ah, sì? Charlotte è stata adottata?- chiede indagatore James.
Ogni segno di dispiacere avuto per la domanda inopportuna di prima è scomparso, ora si sporge anche sul tavolo per sentire meglio la risposta e scruta mia madre come a voler scoprire tutti i suoi più intimi segreti.
-Sì, Charlotte è stata adottata.- ribatte mia madre, ma sento un pizzico di nervosismo nella sua voce.
L'espressione affabile di James sparisce, lasciando spazio al ghigno che ho sempre visto solo nelle facce dei villians dei film quando stanno per mettere in atto il loro piano malefico.

Spostandomi leggermente all'indietro con la sedia, per colpa di una brutta sensazione verso il moro, prendo probabilmente l'unica piastrella non ben livellata, la sedia si blocca contro di essa, io spingo con insistenza e un attimo dopo mi trovo con la sedia ribaltata all'indietro e le gambe all'aria.
Per un minuto buono, scioccata da quel che è successo, rimango con le gambe alzate senza pensarci, poi lo spiffero di vento entrato dalla porta, che è stata aperta per far entrare dei nuovi clienti, mi sfiora le gambe, facendomi ricordare di portare la gonna.
Così porto immediatamente le gambe contro il petto e con le mani cerco di tenere l'indumento che dovrebbe coprirmi il corpo in maniera che non lasci troppa pelle scoperta.
In tutto questo, né mia madre né James si sono accorti della mia caduta e continuano a sfidarsi con lo sguardo e un cameriere che passa da qui è l'unico ad aiutarmi.
Lo ringrazio e mi metto nuovamente seduta composta e ricomincio a mangiare come se niente fosse.

-Charlotte, vai a casa.- mi ordina mia madre.
La fisso con la forchetta ancora in bocca: che diamine sta succedendo?
-No, ti prego Charlotte, rimani ancora un po'.- mi chiama dolcemente James.
-Non ti permetto di parlare così a mia figlia!-
Una risata isterica esce dalla bocca del ragazzo al tavolo con noi e questa risata continua per un tempo che mi sembra veramente esagerato.
Raccolgo le mie cose e sono pronta a dare ascolto a mia madre, quando lui smette di ridere e dice una cosa che mi fa gelare il sangue nelle vene.
"E da quando sarebbe tua figlia, ladra di bambine?"

Ed ecco il tanto atteso colpo di scena!Scioccati? Ve lo aspettavate?

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Ed ecco il tanto atteso colpo di scena!
Scioccati? Ve lo aspettavate?

Fatemi sapere se ne avete voglia, tanto io sono qui :)

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The Princess Saga - La scopertaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora