Capitolo 44: Dolore di mamma e frasi che spiazzano

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Dopo quelle che mi paiono ore passate a sfogarmi con le persone a me care, riesco ad alzarmi e uscire dalla stanza

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Dopo quelle che mi paiono ore passate a sfogarmi con le persone a me care, riesco ad alzarmi e uscire dalla stanza.
Mamma, sto arrivando.

Busso piano, come se avessi paura di disturbare ed effettivamente è così, ma voglio mostrarmi forte agli occhi della donna che mi ha dato alla luce.
-Chi è?- le parole appena balbettate mi fanno capire quanto io sia stata egoista da non vedere anche il suo di dolore.
-Mamma, sono io. Charlotte.-
Sento dei rumori sospetti, come se stesse cercando di sistemare qualcosa prima della mia entrata e pochi secondi dopo la vedo aprirmi la porta con un mezzo sorriso sulle labbra.
I segni del pianto inesistenti.

-Come stai?-
Siamo entrambe ferme sull'uscio della porta, ma ci squadriamo come vecchie nemiche alla ricerca di un punto debole. Peccato che noi lo stiamo facendo per mostrare di sembrare più forte dell'altra e poter essere d'aiuto.
-Si va avanti, tesoro, anche se le condizioni di tuo padre sono così critiche dobbiamo andare avanti, no?- lo sento che vorresti ingannarmi, ma i tuoi occhi non mentono e so che non stai bene.
Faccio un passo avanti, costringendola a farne uno indietro.
-Come stai?-
Deve ancora conoscere la cocciutaggine di sua figlia.

-Te l'ho già detto cara, stiamo andando avanti, sempre con la salute di tuo papà nella testa.-
Se quello che dici è vero, perché non sei mai uscita da questa camera? Perché ti trovo deperita quanto me?
-Come stai?-
Lo chiederò fin quando non sentirò la verità dalle sue labbra e so bene che potrebbero volerci ore, ma ho tutto il tempo del mondo.

Ogni volta che le pongo la domanda, faccio un passo avanti, seguito da uno suo all'indietro. Visto dall'alto, potrebbe sembrare che stiamo ballando un ballo da sala, ma siamo solo una madre contro una figlia che è stufa delle menzogne.
-Ti ho già risposto tante volte, vuoi smetterla di pormi quella stupida domanda?-
E adesso saresti tu quella infastidita?
-No, non la smetterò finché non mi dirai la verità.- il mio sguardo è duro e tagliente, così come il suo.
-Ma io te l'ho già detta.-
Sbuffo e mi siedo sul letto, passandomi una mano sul volto e poi nei capelli. Batto l'altra contro il materasso, invitandola a sedersi al mio fianco.
-Mamma, per favore. Butta giù tutte le barriere che l'essere regina ti ha imposto e dimmi come stai.-
Sta per aprire bocca, ma la interrompo, chiedendole nuovamente di non mentire.
Richiude le labbra, guardando qualcosa davanti a lei in completo silenzio.

-Non sto bene, come potrei? La persona che amo è in condizioni critiche e mi viene impedito di vederlo, la donna che mi ha rubato vent'anni di tempo con la mia unica figlia è morta e io al posto di esserne felice, ne sono distrutta. L'uomo che credevo il mio fido consigliere ha organizzato tutto contro di noi e ha pure sparato a mio marito, rischiando di prendere anche te e ora devo chiedere a mia figlia di buttare all'aria la sua giovinezza per prendere il peso di un trono sulle spalle perché il Regno non può rimanere senza un sovrano.-
Devo dire che è riuscita a sfogarsi senza versare neanche una lacrima, anche se i suoi occhi sono lucidi e le sue mani, intrecciate alle mie, tremano vistosamente.
-Mamma, è normale che tutto questo ti faccia stare così male...- inizio dicendo qualcosa per consolarla, ma le ultime parole che ha pronunciato hanno appena finito di essere analizzate dal mio cervello e ho capito il loro significato.

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