Capitolo 28: Collegare i fili e grandi rami su cui arrampicarsi

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Dopo un lungo tempo trascorso con Gwen, del quale la maggior parte del tempo siamo state in silenzio ognuna preda dei suoi pensieri, sono uscita dalle segrete dall'ingresso principale

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Dopo un lungo tempo trascorso con Gwen, del quale la maggior parte del tempo siamo state in silenzio ognuna preda dei suoi pensieri, sono uscita dalle segrete dall'ingresso principale.

Una volta uscita sento una voce maschile che mi è familiare chiamarmi sorpresa, mi volto e vedo Adam, con le lacrime agli occhi e con la barba e i capelli in disordine.
Che cosa ti è successo?
Mi preoccupo subito, ma non ho il tempo per aprire la bocca che lui si fionda contro di me e mi stritola in uno di quegli abbracci per i quali è famoso.
Combatto contro il mio stesso corpo che vuole ribellarsi al contatto e stringo a mia volta Adam con le mie braccia esili.
Quando il mio corpo riesce a capire che Adam non è una minaccia, riesco a rilassarmi e a godermi appieno l'abbraccio del mio migliore amico, iniziando a singhiozzare contro il suo petto, mentre lui mi accarezza lentamente la schiena per darmi conforto.

-Mi dispiace così tanto.-
Sento la sua voce rotta e il suo corpo ha dei forti sussulti, ma quando provo ad alzare gli occhi per potergli dire una parola di conforto, ma soprattutto che non è mica colpa sua, mi schiaccia ancora di più contro di sé per impedirmi di muovermi.
Oh, Adam! Non devi sempre mostrarti il vichingo senza macchia e senza paura che impersonifichi sempre.
Dopo un po' riesco a staccarmi e a vedere due grandi lacrime scendere dai suoi occhi e sento di voler essere io quella forte per lui per una volta.

Gli asciugo le lacrime con i pollici e lo stringo in un nuovo abbraccio che spero possa trasmettergli tutta la mia forza e la mia voglia di vederlo felice.
-Se non ci fossi stato tu, sarebbe stato molto peggio. Per favore, non essere triste.-
Non riconosco nemmeno più la mia voce, ma quelle poche parole che ho pronunciato sembrano aver raggiunto il cuore di Adam, calmandolo.

-Torniamo in camera?- mi chiede per poterci sedere e rilassarci, ma mi irrigidisco tutta pensando di dover tornare nella mia camera.
Nella camera dove lui...
Riesco a balbettargli di non andare nella mia, così mi porta nella sua e passiamo il tempo ad abbracciarci e a calmarci a vicenda.

Riesco a balbettargli di non andare nella mia, così mi porta nella sua e passiamo il tempo ad abbracciarci e a calmarci a vicenda

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-Voglio tornarmene a casa.- ripeto per la seconda volta nella giornata e Adam non replica, fissando solamente i suoi occhi nei miei.
Non so nemmeno perché l'ho detto, ma non voglio più stare qui: so che darò un grande dispiacere ai miei genitori, ma qui c'è troppo dolore per poterci restare.

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