Capitolo 43: La forza è nel tuo dolore

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Il funerale è stato celebrato pochi giorni dopo, giorni che io ho passato completamente estranea al mondo, con lo sguardo perso nel vuoto e riempiendo il mio corpo con le giuste sostanze nutritive senza neanche accorgermene

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Il funerale è stato celebrato pochi giorni dopo, giorni che io ho passato completamente estranea al mondo, con lo sguardo perso nel vuoto e riempiendo il mio corpo con le giuste sostanze nutritive senza neanche accorgermene.
Tutti hanno cercato di risvegliarmi da questo stato catatonico, ma nessuno c'è riuscito. Perché io non voglio smettere di vivere in un posto dove Gwen e papà stanno bene e sono al mio fianco, felici.
Sì, penso già che mio padre stia all'altro mondo, nonostante sia ancora in terapia intensiva.
Abbiamo cercato di vederlo, ma c'è stato proibito per le sue condizioni critiche. Non fammi vivere un'altra perdita.

Anche il giorno del funerale della donna che mi ha cresciuta non sono riuscita a risvegliarmi e per la mia non presenza mentale, avrei potuto tranquillamente rimanere nella mia camera. Non volevo mancare, però.

-Char...-
Sento la voce di Adam come se provenisse da un'altra dimensione, per quanto è lontana, ma capisco che è al mio fianco quando sento una leggera pressione sul mio avambraccio.
Non mi volto, non mi muovo, né do qualche segno di sentirlo, ma sento che la mia mente si concentra momentaneamente sul biondo vichingo buono al mio fianco.
-Charlotte, so che mi senti perché anche se tu fossi in coma potresti sentirmi. E tu sei viva e vegeta, quindi parlerò anche se tu fingi che io non sia qui.-
"Che io non sia qui, in questo luogo e in questo tempo." Vorrei correggerlo, ma non ne ho le forze, quindi rimango in silenzio.
-Lo so che è dura, lo so che può sembrare che tutta la tua vita è morta con lei, ma non è così. Hai un regno che ti aspetta, una madre che piange nella sua camera senza mai uscire, un migliore amico che si dispera per te e non sa cosa farti, una guardia del corpo che non esce mai dalla tua stanza e con il cuore a pezzi. Il tutto perché tu stai male.-
James non si è mai mosso da qui? Perché?

-La tua vita è qui, con le persone che ti amano e che vogliono vederti sorridere! Tuo padre ha bisogno della tua forza per continuare a lottare per la sua vita e Gwen...-
Sento qualcosa sbloccarsi dentro di me e non voglio più rimanere in questo buco di finzione che mi proteggeva dal dolore, o almeno, lo attutiva.
Una volta tornata alla realtà, con un Adam dai capelli sporchi e in disordine e la sua mano chiusa attorno al mio polso, il dolore mi colpisce come se fosse una bomba nel mio petto e calde lacrime rigano il mio volto.
-Gwen non c'è più, Adam! Non ha bisogno che io sia forte, che io prenda le redini del regno o che altro. Non c'è più e sono stufa di vivere una vita che mi sta portando molto dolore da quando sono qui!-
La mia voce roca, per colpa dell'inutilizzo per troppi giorni, è un grido. Un grido disperato, di aiuto e di dolore, quel dolore che non riesco a mandare via.

-Non devi mandarlo via.-
La voce che conosco bene, ma che fatico ad associare a un volto, visto che i miei occhi sono pieni di lacrime salate.
-So che cosa pensi, perché ci sono passato prima di te. Non te ne parlai quando mi hai chiesto della tua famiglia perché non volevo farti provare ulteriore dolore, ma io ho perso il mio gemello.-
Vedo la figura mascolina di quello che riconosco essere James sedersi sul letto accanto a me, creando un'onda di colori di capelli e di altezze.
-Vedi, come ti ho detto, io lavoro qui da cinque anni circa. Eppure, non sono originario di qui, vengo dalla Carolina del Sud, precisamente dalla città di Newberry.-
Non riesco a capire come la storia della sua vita possa aiutarmi.

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