Capitolo 8: Restare in piedi o Pestare i piedi?

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Sono preoccupata più di ogni volta che ho dovuto sostenere un esame, il che è tutto dire e sia fatto santo Adam che è riuscito a sopportarmi ogni singola volta

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Sono preoccupata più di ogni volta che ho dovuto sostenere un esame, il che è tutto dire e sia fatto santo Adam che è riuscito a sopportarmi ogni singola volta.
Una guardia del corpo di mio papà mi accompagna fino alla biblioteca e rimane lì fin quando non arriva il mio migliore amico, lasciandomi il silenzio di cui necessito per pensare a questo assurdo ballo, ma che sembra di vitale importanza per la mia famiglia.

-Zuccherino!- Adam mi viene incontro a braccia spalancate e io corro per tuffarmici dentro.
I suoi abbracci sono una delle parti migliori delle mie giornate, sono veramente sentiti, li definirei "quegli abbracci che ti spaccano le ossa, ma ti riparano il cuore", come piace tanto definirli agli adolescenti su qualche social network.
Dopo un tempo infinito ci stacchiamo e noto che la guardia è sparita, come se non fosse mai stata qui.

-Oh, Adam! È successa una tragedia!- esclamo lasciandomi cadere su una poltrona blu scuro vicino a me.
-Non provare a dirmi un'altra volta che ti si è rotta l'unghia, perché questa te lo scordi che chiamo l'ambulanza per una delle tue tragedie!- mi punta il dito contro lui.
Ops!

-Giuro che questa è una vera tragedia! Una tragedia di scala mondiale!-
-Oh, davvero? Ti si sono rotte tutte le unghie delle mani?- mi scimmiotta lui.
Gli faccio una linguaccia, ma mi controllo per davvero che le unghie siano tutte in ordine: sono tutte integre, devo decidermi a mettermi uno smalto per tenerle ancora più in ordine.

-Allora, qual è questa tragedia di scala mondiale?- mi chiede con finto interesse perché è convinto che dirò un'altra delle mie "insignificanti" tragedie.
Come quella volta in cui l'ho chiamato nel bel mezzo del matrimonio di sua cugina perché mi si era rotto lo zaino sotto casa.
O quella volta in cui avevo sbagliato a comprare la tonalità di smalto che volevo e me ne accorsi solo dopo averlo messo e per un intera settimana andai in giro con le unghie colorate con lo stesso colore della pelliccia di cane, ma di uno sporco di fango.

-Per presentarmi nuovamente in società, i reali vogliono organizzare un ballo in mio onore invitando tutte le personalità più importanti del mondo e una fetta di popolo.- dico esausta.
A queste mie parole si volta di scatto verso di me, puntando i suoi occhi impauriti nei miei e come una molla si alza dalla sua poltrona e comincia ad andare avanti e indietro davanti a me continuando a ripetere esclamazioni di disappunto.

Ogni tanto si ferma davanti a me, mi chiede se ho detto a mio padre che io non sono capace di ballare e dopo la mia risposta affermativa ricomincia il ciclo.
Ho seriamente paura per questo bel pavimento di marmo: ho paura che a furia di camminarci avanti e indietro il mio amico lo buchi, ma proprio mentre lo sto per chiamare, si ferma nuovamente davanti a me con una luce speranzosa negli occhi.
-Tra quanto tempo sarà il ballo?-
Odio dovergli dare brutte notizie.
-Tra due settimane.- dico mesta, abbassando lo sguardo sulle mie ballerine nere come i pantaloni.

Questa volta il mio amico si lancia nuovamente contro la poltrona, ricominciando a esclamare disappunto.
-Servirebbero anni per riuscire a farti fare due passi di danza senza combinare disastri!-
Lo guardo male.
-Scusami dolcezza, ma non puoi nascondere la verità delle mie parole.-

The Princess Saga - La scopertaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora