E, come previsto, arrivò il giorno dell'atteso ballo. Nonostante i mille tentativi di fuga, John riuscí a trascinarmici, obbligandomi anche ad indossare uno di quei stupidissimi vestiti. Ma io, solo per non smentirmi, indossai ugualmente un paio di converse sotto il vestito bianco. "Smettila di lamentarti, sei bellissima!"- sospirò, rivolgendomi uno sguardo. Ci trovavamo all'entrata della grande palestra già stracolma di alunni. "Non riesco a muovermi!"- mi lamentai, sbuffando di tanto in tanto. Lui roteò gli occhi, e finalmente si decise ad ignorarmi. Ebbene si, avevamo fatto 'pace', chiarendo la questione Rosie. Gli avevo raccontato tutto, anche del pomeriggio passato a casa sua, a consumarci. Inutile dire che ne uscì arrabbiato, ripetendomi 'avevo ragione', come se non fosse ovvio. Ma, ad ogni modo, dopo quel giorno, Rosie sparì dalla mia vita, e speravo la situazione non mutasse, sinceramente. "Dai, entriamo."- mi afferrò la mano, tirandomi verso l'entrata. Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardandomi intorno. Le luci illuminavano il centro della palestra, ma si intravedevano ugualmente le panchine ai suoi lati, e i tavoli stracolmi di bevande e dolci apparentemente buoni. Non rimasi stupita nel vedere alcune ragazze vestite eccessivamente eleganti ed eccentriche, probabilmente avevano dimenticato di essere ad un ballo scolastico, e non ad un matrimonio. Istintivamente, roteai gli occhi. "Non osare tenere il muso per tutta la serata - John mi prese per le spalle, guardandomi dritto negli occhi - Avanti, Bels. Divertiti!"- accennò un sorriso, facendo scivolare le mani lungo le mie braccia. [...] Continuai ad ondeggiare i fianchi a ritmo di musica, seguita dalla risata esuberante del mio migliore amico. Era palesemente ubriaco marcio, e anche io non ero da meno, ma riuscivo a comprendere ancora qualcosa. Avevo seguito il saggio consiglio di John, lasciandomi andare in qualche bicchiere di troppo, fino a sentire la testa girare e le guance doloranti a causa della risata ininterrotta. Era da troppo che non sentivo quella sensazione di leggerezza, era da troppo che non liberavo la mente, senza lasciarmi opprimere dai pensieri che mi tormentavano. Ma Dio aveva programmato altro, per me, quella sera. Riuscivo a sentire due occhi bruciarmi addosso, avrei voluto continuare a ballare, ma ingenuamente mi guardai intorno. Due pozze nere attirarono la mia attenzione, la loro aria familiare mi spinse ad avvicinarmi. Mi strofinai gli occhi arrossati, mettendo a fuoco la persona a pochi metri da me. Improvvisamente, ricordai l'incontro a casa di Rosie. Mi trovavo davanti al ragazzo dal coltellino svizzero che, come immaginavo, anche quella volta teneva tra le mani. Sorrise disgustosamente, ma rimasi impassibile, stringendo tra le dita il tessuto del vestito. "È scortese, da parte tua, non salutare."- ghignò, facendo dei passi verso di me. Istintivamente indietreggiai, respirando profondamente. "Cosa c'è? Non ti fidi, per caso?"- parlò ancora, allungando una mano verso di me. Scossi la testa in segno di negazione, e il suo sorriso sparì all'istante. Il suo sguardo non aveva nulla di buono, e cercai di liquidarlo con una scusa qualsiasi, senza far trapelare il mio panico. "Resta qui, dai."- insistette, afferrando tra le dita il mio polso. Trasalii, alternando lo sguardo tra la sua presa e i suoi occhi, ero evidentemente terrorizzata. Ma una terza persona mi salvò da quella situazione, e la ringraziai mentalmente. "Ci sono problemi, Bella?"- Marcus, l'amico di Rosie, si piazzò davanti a me, fissando poi il mio polso nella mano dello sconosciuto. "Avanti, Luke. Mollala."- mi diede le spalle, fissando Luke. Quest'ultimo sospirò pesantemente, mollando il mio polso con poca delicatezza. Io feci ancora un passo indietro, restando a fissare la scena. "Dov'è quella figlia di puttana della tua amica?"- sputò Luke, fronteggiando Marcus che rise, spingendolo violentemente contro il muro. Pessima scelta, visto il suo sguardo pieno di rabbia, che quasi mi tremavano le gambe. "Se per toglierla di mezzo, dovrò fare del male a lei - mi indicò, sorridendo di sghembo - allora è quello che farò. Ve lo posso assicurare."- sbottó prima di sbattere la spalla contro quella di Marcus, così da andare via, lasciandoci soli. Cosa c'entravo io? E, soprattutto, mi avrebbe realmente fatto del male? Il terrore si impossessò di me, e mi irrigidii. Marcus sembrò accorgersene, e appoggiò le mani sulle mie spalle, scuotendomi appena. "Ascoltami, Bella. Non ti farà nulla, va bene? Sei al sic-"
"Come fai ad esserne così sicuro?"- lo bloccai bruscamente, alzando la voce. Mi passai una mano tra i capelli, chiudendo per un attimo gli occhi. "Perché io?"- continuai, prima che lui potesse rispondere. Puntai i miei occhi verdi nei suoi, scuotendo la testa. "Rispondimi, cazzo!"- sbottai, appoggiando le spalle contro il muro dietro di me. Non ci stavo capendo un bel niente. Perché mai avrebbe dovuto colpire me per far del male a Rosie? Ero io quella che avrebbe sentito dolore, non lei. Involontariamente, avevo dato voce ai miei pensieri, e Marcus non perse tempo per rispondere. "Appunto, Bella."- sospirò, ma io continuavo a non capire. Restai in silenzio. "Fare del male a te, equivale a fare del male a lei. Se ti succedesse qualcosa, non se lo perdonerebbe mai."- continuò, infilando le mani nelle tasche della giacca. Scosse la testa, distogliendo lo sguardo da me. Volevo convincermi del fatto che era tutto uno scherzo, e che io ci stavo cascando con tutti e due i piedi. Ma lo sguardo preoccupato di Marcus, mi convinceva, invece, del contrario. E per un momento pensai, dopo quell'affermazione, di avere un irrilevante importanza per Rosie. Si, lo pensai, senza però crederci. Se fosse stato così, non sarebbe sparita in quel modo, e non mi avrebbe nemmeno lasciata da sola dopo avermi presa nel suo fottuto letto. Mi strofinai il viso con entrambe le mani e lasciai un urlo straziato, seguito da un lamento strozzato. "Lasciatemi fuori da questa storia."- sputai, serrando le labbra in una linea dura. "Non dipende da noi, Bella! Se non avessi ficcato il naso nella vita di Rosie, ora non saresti una pedina per distruggerla."- anche lui alzò la voce, gesticolando sulla mia faccia. Il suo umore era cambiato drasticamente. "Ora vorresti dirmi che è colpa mia?"- borbottai, premendo un dito contro il mio petto. Lui rise sarcasticamente, annuendo subito dopo. "Si, cazzo! Perché, sai una cosa? Sono stato proprio io a suggerirle di sparire dalla tua fottuta vita. Perché sia io, che Ryan, sapevamo sarebbe successo tutto questo! Ma Rosie è già maledettamente fottuta e, in un modo o nell'altro, ci sei dentro."
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Fanfic"Lei era diventata l'unico spiraglio di luce nel bel mezzo della mia vita buia." @Casie.