s e v e n t e e n

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"Ti stai agitando per nulla, Bella."- Ryan continuava a ripetere la stessa frase da minuti eterni, caricandomi di rabbia maggiormente. Mi trovavo fuori casa di Rosie, con la sola intenzione di vederla, mettere un punto a questa fottuta situazione, mettere in pace me stessa. L'ultima volta, lasciai l'ospedale in preda alla rabbia, mandando al diavolo lui e Marcus che, dopo avermi rincorsa, ricevettero due spintoni da parte mia. Dunque, dopo due intere settimane passate a lavorare e ascoltare le parole forzate di mia madre, avevo deciso di arrivare fin lì, consapevole che sarebbe successo proprio questo. "No, io non credo. Lasciami entrare."- mi impuntai, sbattendo un piede sul terreno, in maniera infantile. Ryan roteò gli occhi, ma una voce si intromise, azzittendoci. "Ci penso io, Ryan. Entra."- la sua voce indistinguibile, dal tono duro e privo di colore, mi irrigidì. Ryan alzò le spalle, sospirando appena, prima di sparire dietro le spalle di Rosie, lasciandoci da sole. Teneva tra le labbra una sigaretta appena accesa, con lo sguardo perso nel vuoto, e le mani nelle tasche della tuta. Deglutii, ma non riuscii a sostenere il suo sguardo, difatti abbassai la testa, dondolandomi sui talloni. Incredibile, vero? Dopo aver fatto tutte quelle storie, riuscii ad arrivare al mio obbiettivo, non riuscendo ad affrontarlo. Una vera codarda, cazzo. "Cosa sei venuta a fare, qui?"- borbottò, prendendo tra l'indice e il medio la sigaretta, così da poter lasciare una nuvola di fumo. Scossi la testa, alzando le spalle. Ma lei rise, calpestando la mia dignità ancora una volta. "Che c'è? Ora non parli? L'ultima volta che ho controllato, avevi la bocca larga."- ironizzò, senza esprimere alcuna emozione con la sua espressione. Serrai le labbra, stringendo tra le dita il tessuto interno della tasca della felpa. Non dissi nulla - e forse avrei dovuto - e mi voltai, dandole le spalle. Me ne stavo andando, avanzando a passo elevato verso il cancello, ma la sua voce mi bloccò ancora una volta, facendo sospirare pesantemente. "Dove credi di andare?"- fece un passo verso di me, buttando il mozzicone sul terreno. Mi voltai verso di lei nuovamente, incrociando le braccia al petto. "Lontana da te. Era quello che volevi, no?"- alzai le sopracciglia, scuotendo la testa. "No."- borbottò, distogliendo lo sguardo da me. "Mi prendi in giro, Rosie? Mi vuoi dire che cazzo ti passa per la testa? Perché diavolo sei così arrogante? Mi mandi in confusione, io impazzirò, forse a te non imp-"- le sue labbra si appoggiarono sulle mie, impedendomi di continuare. Portai le mani sulla sua nuca, senza pensarci due volte. Una scarica di adrenalina mi attraversò, facendomi tremare sotto il suo tocco fermo. Le sue mani si spostarono sulle mie guance, tenendomi attaccata al suo viso, anche se non me ne sarei andata comunque. Le sue labbra sulle mie mi davano una sensazione paradisiaca. Non volevo si staccasse, ma lo fece, in modo fin troppo dolce. Appoggiò la fronte contro la mia e sorrise appena, muovendo il pollice sulla mia guancia arrossata. "Parli troppo, lo sai?"- scherzò a voce bassa, leccandosi le labbra piene. Non so bene cosa le stesse passando per la testa, ma non volevo assolutamente rovinare il momento. "Ti accompagno a casa."- concluse, intrecciando le sue dita alle mie. Il mio sguardo scivolò sulle nostre mani, facendomi sorridere di cuore. [...]

Lasciai che il vento mi scompigliasse i capelli e continuai a tirare fuori il naso dal finestrino, chiudendo gli occhi. Una canzoncina commerciale ci accompagnava, facendoci restare in silenzio. Un silenzioso quasi piacevole, come la sua risata accennata. Mi voltai verso di lei ed osservai il suo profilo, afferrando tra i denti il mio labbro inferiore. Approfittai di quella situazione per saperne di più riguardo al suo incidente, con il rischio di farla incazzare nuovamente. Mi mossi sul sedile, schiarendomi la voce.
"Rosie?"- la richiamai.
"Si?"- continuò a guidare, senza staccare gli occhi dalla strada. I suoi muscoli erano sorprendetemi tesi, e mi sentii in colpa, sapendo che avrei rovinato quel clima tranquillo tra noi due. "No, niente."- scossi la testa, distogliendo lo sguardo. Ma lei aggrottò le sopracciglia, rivolgendomi uno sguardo veloce. "So che c'è qualcosa. Dunque, dilla."- sospirò, stringendo il volante tra le dita.
"Davvero no-"-
"Bella. Non dirmi puttanate, so che c'è qualcosa."- frenò di colpo, guardandomi fissa negli occhi. Innaspai, abbassando lo sguardo sulle mie mani. "Bella?"- mi richiamò ancora e ancora, facendomi roteare gli occhi. Era così impaziente, diavolo. Alzai la testa, incontrando i suoi occhi stanchi. "Cosa ti è successo per far si che finissi in ospedale? È colpa di quel Luke, vero?"- sussurrai, pressando le labbra assieme. Il suo sguardo cambiò drasticamente, e avrei voluto sotterrarmi. Abbassò gli occhi sulle sue cosce, sospirando lentamente. "Perché sei così testarda?"- sussurrò, senza alzare la testa. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma mi precedette. "Sai già così tante cose ed io - si bloccò, passandosi entrambe le mani tra i capelli, appoggiando la nuca contro il sedile - Cazzo."- tirò una botta al centro del volante, facendomi sussultare. Serrai le labbra, facendo aderire la schiena contro lo sportello, finché i suoi occhi non si posarono su di me. "Smettila di ficcare il naso nei miei affari, Bella." - "Ti prego."- le sue pozze azzurre mi trasmettevano pura sincerità, sembrava abbattuta, esausta, come se non potesse fermarsi, né fermare quel che stava accadendo nella sua vita. Ed io, per quanto improbabile ed assurdo possa sembrare, volevo aiutarla. Moralmente, almeno. Se me lo avesse permesso, sarebbe stato tutto molto più semplice. Ma non me ne sarei andata a prescindere da qualsiasi ostacolo. [...]

"Fai la brava!"- la voce di mia madre si fece spazio nelle mie orecchie, prima che potessi sbattere la porta principale alle mie spalle. Roteai gli occhi, tirando fuori dallo zaino le mie amate cuffiette - almeno quelle riuscivano a trasmettermi tranquillità, permettendomi di allontanarmi dalla realtà che tanto odiavo, ultimamente. Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed alzai finalmente la testa, sussultando quando mi ritrovai davanti l'ultima persona che aspettavo di trovare fuori casa mia : Marcus. Corrugai la fronte, avanzando verso di lui. Mi guardai intorno, sperando non ci fosse il resto del gruppo, ma, a quanto pare, era solo. "Marcus.."- scossi la testa, guardandomi intorno. "Cosa ci fai qui?"- continuai, togliendo le cuffiette. Lui sospirò, infilando le mani nelle tasche dei jeans. "Ieri Rosie è tornata a casa abbastanza nervosa. Malgrado i mille tentativi di Ryan di tranquillizzarla, è stata via per tutta la notte."- spiegò, serrando le labbra. Mi irrigidii, ma lui mi precedette, mettendo a tacere la mia paranoia. "Sta bene, Bella." - "Con Luke è stato un vero scontro. Ha minacciato di farti del male, a quanto pare sa più di quanto potessimo pensare e Rosie ha dato di matto, scagliandosi su di lui. Non era programmato, non eravamo pronti a questo. Sta solo cercando di proteggerti e dovresti smettere di ricordarle quel giorno. Almeno per il momento."- innaspò, passandosi una mano tra i capelli neri. Puntò i suoi occhi ambrati nei miei, accennando un sorriso forzato. "Insegnale a riconoscere i suoi sentimenti."- concluse.

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora