Non prendetemi per incosciente, ma in quel momento avrei potuto scalare una montagna da sola, con la quantità di adrenalina che scorreva nel mio corpo. Stavo guidando in modo poco raccomandabile verso casa di Rosie Marshall, forse avevo perso il poco senno rimasto. Strinsi il volante tra le dita, cercando di concentrarmi sulla strada. Malgrado fosse il mio migliore amico, volevo assicurarmi che avesse detto la verità. Come se lei lo ammettesse, Sherlock. Chiusi gli occhi con forza, appoggiando la testa sul sedile. Sospirai, inoltrandomi per il suo quartiere con la mia macchina rovinata. Probabilmente volevo solo convincere me stessa del contrario, per non allontanarmi da lei, perché sapevo non ci sarei riuscita. La mia testardaggine mi avrebbe portata in guai più grandi di me, ci avrei messo la mano sul fuoco.
Parcheggiai fuori casa sua, togliendo la chiave dal nottolino. Fissai, attraverso il finestrino, l'unica stanza illuminata e le varie auto parcheggiate intorno a me. Afferrai tra i denti il mio labbro inferiore e scesi dalla macchina, sbattendo lo sportello. "Rivers."- una voce in lontananza mi richiamò, attirando la mia attenzione. Mi voltai e mi ritrovai davanti a chi stavo cercando. Mi guardava come se avessi tre teste, cercando di zittire il suo gruppo di amici che, invece, mi scrutavano attentamente. Non sembravano contenti della mia presenza. "Cosa ci fai qui?"- continuò, raggiungendomi. Rivolse uno sguardo veloce alla mia macchina e poi di nuovo a me.Rosie.
Cosa diamine ci faceva davanti a casa mia? Aveva perso la ragione, per caso? Per quanto mi riguarda, se fosse rimasta lì ancora per molto, le conseguenze sarebbero state spiacevoli, per lei. E non per mia volontà, ma per forze maggiori. Se avessi saputo prima del suo arrivo, avrei fermato tutto. Serrai le labbra, cercando di non far trapelare il mio nervosismo. Mi guardava con un espressione corrucciata, ma non avevo tempo per cercare delle spiegazioni. Ryan e Marcus mi mettevano pressione, sospirando e picchiettando la punta della scarpa contro il marciapiede, parlando tra loro. "Cosa ci fai qui?"- le chiesi, guardandomi intorno, in allerta. Un gruppo si sarebbe presentato lì nel giro di pochi minuti, e lei doveva assolutamente andar via. "Vattene."- sbottai, anche se non avrei voluto. Ma pensai fosse la cosa più giusta da fare. Lei ci rimase male, ma si ricompose immediatamente, incrociando le braccia contro il petto. "Non prendo ordini da te."- rise sarcasticamente, scuotendo la testa. Il mio sguardo si fece serio immediatamente, serrando la mandibola. "Cazzo."- sentii Marcus imprecare, in istintivamente mi voltai nella sua direzione, riuscendo a visualizzare il gruppo di quello svitato di Luke, intenzionato a 'lavorare' con noi. Tornai a guardare Bella, con un velo di preoccupazione negli occhi. Perché cazzo mi stavo preoccupando per lei? Insomma, non ce l'avevo mica trascinata io, lì. Roteai gli occhi, afferrandola per il gomito. Lei trasalì, corrugando la fronte. "Che cazzo fai? Lasciami immediatamente."- strillò cercando di liberarsi dalla mia presa. "Sali in macchina e torna a casa."- la ignorai, obbligandola a raggiungere il suo veicolo. Nel mentre Luke si stava avvicinando a noi, con il suo sguardo da psicopatico cronico. Metteva i brividi solo a guardarlo, ma sapeva non mi sarei fatta mai problemi a conficcargli una pallottola nella testa. "Perché dovrei?"- insistette, spingendomi lontana dal suo corpo. "Abbiamo visita?"- la voce fastidiosa di Luke rieccheggió, irrigidendomi. Gli occhi curiosi di Bella si spostarono oltre la mia spalla, individuando il nuovo arrivato. Corrugò la fronte e si ammutolì, guardandomi di nuovo. "Lascia stare, Luke."- sbottai, spostando la ragazza dietro la mia figura, come per proteggerla dal ragazzo davanti a noi. Incrociai le braccia contro il petto, sospirando profondamente. Lui fece un mezzo sorriso rivoltante, giocando con il coltellino svizzero tra le dita, con delle lievi risate dei suoi due scagnozzi senza palle. "Non essere scortese. Presentaci la tua amica."- ghignò, alzando il mento come solo un figlio di puttana poteva fare. Mi ribollí il sangue nelle vene. "È una faccenda che riguarda me e te, Luke."- sbottai, stringendo i pugni lungo i fianchi. Cercai di aggrapparmi a tutto l'autocontrollo che avevo in corpo, non volendo mostrare a Bella un lato poco piacevole della mia persona. [...]
Miracolosamente, io, Ryan e Marcus riuscimmo a convincere Luke a spostare l'incontro. Non volevo includere Bella in questa storia, e non potevo fare altrimenti, visto che non s'era mossa per niente. Non voleva saperne di tornare a casa e, in cuor mio, volevo rimanesse con me anche in quella circostanza. Pensiero altamente egoista, vero?
Prima di raggiungere il salone, mi beccai una pacca sulla spalla da parte di Marcus, che mi sorrise, rassicurandomi. Bella mi stava aspettando sul divano in pelle, era ancora un po' scossa, conoscendola, si stava facendo calpestare dalla curiosità, ma anche dall'ansia. Infilai le mani nelle tasche della felpa e la raggiunsi, un po' titubante. Inutile dire che non sapevo come gestire quella situazione. Nessuno si era mai ritrovato faccia a faccia con la realtà della mia vita, e il fatto che Bella fosse la prima, mi metteva a disagio. Sperai, almeno, capisse il motivo per il quale avevo sempre cercato di tenerla lontana da me. "Perché non mi hai mai detto di tutto questo?"- parlò lei per prima, alzando lo sguardo su di me. "Avrei dovuto?"- alzai le sopracciglia, scuotendo la testa. "No, te lo dico io. Non avresti dovuto assistere a tutto questo."- parlai prima che lei potesse aggredirmi, sedendomi poi al suo fianco. Distolse lo sguardo da me, continuando a fare la sostenuta, come se le fosse tutto dovuto. "Però è successo."- sputò, strofinandosi il viso con una mano. Scosse la testa, un velo di delusione nel suo sguardo. "Grazie, Sherlock. Non ci sarei arrivata senza il tuo aiuto, davvero."- feci dell'umorismo, accennando una risata forzata. Lei però non rise, anzi, mi guardò male. Roteai gli occhi, leccandomi le labbra, evidentemente a corto di parole. "Ti accompagno a casa."- borbottai e feci per alzarmi, ma la sua mano intorno al mio polso mi fermò. Puntò i suoi occhi nei miei, incatenandomi con lo sguardo. Se mi avesse guardato ancora per molto, l'avrei sbattuta contro quello stesso divano. Ma cercai di reprimere quella strana voglia e distolsi lo sguardo. "Non voglio."- sussurrò, attirando nuovamente l'attenzione su di lei.Bella.
Per qualche strana ragione, avevo voglia di restare con lei, quella notte. Non ero affatto spaventata da quel che avevo visto, nè da lei. Più che altro, rimasi delusa, avrei voluto mi raccontasse qualcosa della sua vita reale. Ma, effettivamente, cosa potevo mai pretendere? Mi conosceva, si e no, da due settimane.
Serrò le labbra a quella mia affermazione, rilassando poi i muscoli. "Per favore."- continuai, alzandomi per raggiungerla. In quel momento ero a pochi millimetri dalla sua faccia. La fissai, anzi, mi persi nei suoi occhi e a lei non sembrò dispiacere. Sollevò una mano sul mio viso, muovendo poi le dita sulla mia guancia arrossata. Le sua mano bruciava sulla mia pelle, facendomi sospirare. Portò il pollice sulle mie labbra, tracciando il loro contorno. Qualunque cosa stesse facendo, volevo continuasse.
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DANGEROUS
Fanfiction"Lei era diventata l'unico spiraglio di luce nel bel mezzo della mia vita buia." @Casie.