T w e n t y n i n e

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"Si, John, sto bene."- continuai a parlare al cellulare, cercando di tenere quest'ultimo vicino al mio orecchio, ma i grossi libri che avevo tra le mani minacciavano di cadere. "Bels? Cosa diavolo stai facendo?"- chiese, insistente, ma io sbuffai soltanto, incastrando il mio iphone tra l'orecchio e la spalla, per tenere più comodamente quell'ammasso di carta. Ma, da brava ragazza sbadata, andai a sbattere contro qualcuno, facendo cadere i libri sul pavimento. Quel tonfo attirò l'attenzione di un terzo delle persone presenti in quella grande biblioteca, ed io imprecai a bassa voce, ricoperta di imbarazzo. "Accidenti."- sibilai, piegandomi sulle ginocchia per raccogliere quel che mi era sfuggito di mano, e due altre mani mi aiutarono, attirando la mia attenzione. Chiusi la chiamata bruscamente ed alzai lo sguardo, incontrando quello di una ragazza dai lunghi capelli rossi, intenta ad osservarmi, quasi minuziosamente. Inutile dire che il suo sguardo insistente mi infastidì parecchio, ma non volevo assolutamente apparire scortese, dunque mi limitai ad abbozzare un sorriso. "Mi dispiace.."- sussurrò, sospirando, mentre si raddrizzava con uno dei miei libri tra le mani. Mi alzai anche io, portandomi una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio, accennando poi una risata flebile. "È colpa mia, ero impegnata a seguire la chiamata."- risposi, stringendo al petto il libro dalla copertina scura. La rossa curvò le labbra in un sorriso, accentuando le fossette ai lati della bocca che le davano un'aria innocente, in contrasto con la rasatura sulla nuca e ai lati della testa. "Oh, questo è tuo."- borbottò, porgendomi il libro, che afferrai, gentilmente. "Ti ringrazio."- innaspai, alzando lo sguardo su di lei, che nel frattempo aveva nascosto le mani nelle tasche dei jeans larghi. Un velo di imbarazzo cadde su di noi che, per qualche strano motivo, restammo a fissarci, ammutolite. Probabilmente mi sarei dovuta spostare e lasciare stare, ma lei spezzò quel silenzio imbarazzante, schiarendosi la voce e allungando una mano verso di me. "Sono Marilyn, è un piacere."- si leccò le labbra piene, in attesa di una mia risposta. Schiusi le labbra e guardai la sua mano, come una perfetta cretina, ma mi affrettai a stringerla, educatamente. "Bella, il piacere è mio."- sussurrai, accennando un sorriso gentile, che lei ricambiò. "Ci si vede in giro, Bella."- mi salutò, strizzando l'occhio e sorpassandomi. Ed io, la seguii con lo sguardo, intontita, con il labbro inferiore incastrato tra i denti. Accidenti. Pensai, ancora, tra me e me. Avevo palesemente fatto la figura della stupida, imbambolata davanti a lei, come se non avessi mai visto una ragazza.

Scossi la testa, innaspando e guardandomi intorno. Il mio cellulare vibrò nuovamente, e il nome del mio migliore amico illuminò lo schermo, facendomi roteare gli occhi. Da quando aveva saputo del litigio con Rosie, era diventato più assillante, petulante. Accettai la chiamata e mi diressi verso l'uscita, infilando i libri nello zaino di pelle, rigorosamente nero. [...]

Non avevo notizie di Rosie da giorni, e malgrado la mia preoccupazione, lasciai che ci fermassimo a quella discussione in veranda. Avevo perso la forza di starle dietro, di acconsentire ogni qual volta lo desiderasse. Le avevo chiesto solo di rinunciare a quel che più la uccideva, e lei non aveva perso tempo ad allontanare me, piuttosto che il suo lavoro malato. E pensarci nuovamente non migliorava il mio umore, al momento disastroso.
E per quanto stupido possa essere, quel pomeriggio mi ero accordata con Marcus, per vederci a casa sua. La sera prima mi aveva chiamata, la sua voce sembrava allarmata ma non mi disse assolutamente nulla, ed io cercai di reprimere le mie innumerevoli domande. Mi aveva assicurato che non avrei trovato Rosie al mio arrivo, e sperai vivamente sarebbe stato così.

Sospirai, parcheggiando la mia macchina sul vialetto, scendendo subito dopo dal veicolo, chiedendomi successivamente dove cavolo fosse Rosie in quel preciso momento. Illusa. Pensai, rivolgendomi a me stessa. Afferrai tra i denti il mio labbro inferiore e mi decisi ad avanzare verso la porta, sulla quale bussai. Mi guardai intorno, il sole iniziò a calare, lasciando spazio al buio, e così anche la temperatura. Dopo alcuni secondi, la porta dinanzi a me si aprì, rivelando un Marcus dall'aria cupa. Mi rabbuiai, puntando i miei occhi verdi su di lui, insistentemente. "Entra.."- disse, spostandosi sul lato per lasciarmi entrare. Il suo tono di voce non premetteva nulla di buono e mi ritrovai a sospirare, con aria sconfitta. Dimenticai tutto quel che era successo negli ultimi giorni, e mi concentrai su quel che aveva da dirmi. Avanzai, entrando definitivamente in casa, lasciando poi il mio zaino sullo sgabello in legno. Mi guardai intorno, il quella piccola abitazione regnava il silenzio, interrotto dalla televisione accesa su un canale a caso.

Mi voltai verso Marcus e lo guardai, incitandolo a parlare. Il moretto prese posto sullo sgabello, appoggiando i gomiti sul bancone. Perché diavolo ci metteva così tanto ad aprir bocca? Roteai gli occhi. "Allora? Parla, Marcus."- innaspai, avvicinandomi al bancone, di fronte a lui, con i palmi aperti sul ripiano in marmo. "Ricordi Aida?."- chiese, io annuii con il capo. "Bene, a quanto pare ha una ragazza, e ovviamente ha preso parte del gruppo di Luke. Probabilmente il bastardo sta sfruttando il fatto che nessuno abbia mai visto questa ragazza, e infatti non abbiamo alcuna informazione su di lei. Potrebbe essere ovunque, e noi non riusciremmo a capirlo."- spiegò, con frustrazione nella voce. Rimasi leggermente spiazzata, per questa storia infinita, per la voglia irrefrenabile di far del male di questi ragazzi. Inutile dire che la faccenda mi agitò, ma cercai di non darlo a vedere, e mi schiarii la voce, sospirando. "E cosa hai intenzione di fare?"- chiesi, mettendomi a sedere, sullo sgabello, mordendomi nervosamente il labbro inferiore. Marcus si spettinò i capelli, abbassando per un attimo gli occhi, prima di riportarli su di me. Nel mentre, pensai a dove potesse trovarsi Rosie, e mi irrigidii. "Non lo so, Bels. Insomma, non so cosa sia successo tra te e Rosie, ma ormai ci sei dentro, capisci? Continueranno ad usarti come bersaglio, per tenere in pugno Ros. Indipendentemente da come andrà a finire tra voi."- disse, scandendo bene le parole, assicurandosi che le avessi sentite forti e chiare. Schiusi le labbra, tirandomi indietro con il busto, appoggiando la schiena sul legno. Mi portai le mani sul viso, strofinandolo, con aria frustrata. Mi sentivo impreparata a tutto questo, malgrado fosse passato più di un anno. E in quest'anno erano accadute fin troppe cose, creandoci un fottuto cappio alla gola. Che per un attimo capii Rosie. Ero entrata a far parte di quel giro senza neppure volerlo. Involontariamente, e troppo velocemente. Avrei potuto benissimo prendere le mie cose e mollare tutto, ma non esistevo solo io. Al mio fianco c'erano due ragazzi e la mia bionda, della quale era innamorata.

Marcus mi rivolse un sorriso, e fu' come se volesse scusarsi di quel che stava accadendo, ma lui non aveva alcuna colpa. Ad interromperci, fu' il rumore della serratura, che attirò la nostra attenzione. Fissai la porta, finché non si aprì completamente. E sull'uscio di quest'ultima si fermò Rosie, che appena si accorse di me, chiuse le labbra in una linea dura, fissandomi. Non riuscii a decifrare il suo sguardo, ma mi sentii ugualmente in imbarazzo, a disagio. Strinse le chiavi della sua auto nella mano, e sperai la smettesse, altrimenti si sarebbe fatta del male. Dietro di lei, apparí Ryan, che con nonchalance buttò la sua giacca di pelle sulla poltrona, alzando poi lo sguardo su di noi. Ci guardò uno ad uno, corrugando la fronte quando si fermò su di me. "Ciao, Bels."- accennò un sorriso, infilando le mani nelle tasche dei jeans chiari. Io ricambiai il sorriso, gentilmente, ma sentivo lo sguardo di Rosie bruciarmi addosso. "Ciao.."- borbottai, abbassando lo sguardo sulle mie mani.

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora