t w e l v e

368 18 1
                                    

In quel momento non pensai a cosa fosse sbagliato o giusto, l'incendio dentro di me non mi permetteva di pensare razionalmente, ero guidata dall'impulsività e dai miei ormoni che, in quel momento, avevano preso il sopravvento. E, ad ogni modo, non avrei avuto neanche il tempo di fermare tutto. Mi spinse contro la porta di legno della sua camera, premendo i palmi contro i miei fianchi, tenendomi ferma, anche se io, ferma, non sapevo starci. Difatti le mie mani vagavano già sul suo stomaco, sotto la felpa invernale. Arrivai al suo seno, che strinsi senza farle male, facendola sospirare sulla mia bocca. Prese tra i denti il mio labbro inferiore, tirandolo verso di lei, lasciandolo subito dopo. Il suo profumo mi inebriò la mente, facendomi sorridere leggermente. Si piegò quanto bastava per afferrarmi le cosce e tirarmi su, e dovetti legare le gambe intorno ai suoi fianchi. Quasi istintivamente, inarcai la schiena contro il legno, in cerca di maggiore contatto. A quel mio gesto, lei sorrise lateralmente, spostando le labbra sul mio petto scoperto - solo pochi minuti prima, mi aveva sfilato la felpa con un gesto talmente veloce da passare inosservato - che bació avidamente. Fu impossibile non gemere, e dovetti appoggiare la nuca contro la porta, chiudendo gli occhi. Un mix di emozioni contrastanti, il mio battito cardiaco mi stava facendo morire, così come le sue mani e la sua bocca su di me. Ciò che stavo provando in quel momento, succedeva sporadicamente, e questo mi mandava in tilt, il fatto che lei avesse questo potere su di me. Mi staccò dalla porta, camminando verso il suo letto, e lo capii quando la mia schiena entrò in contatto con una superficie morbida - il materasso. Le sue mani lasciarono le mie cosce, salendo sul mio corpo ancora coperto dalla biancheria intima, e mi congratulai con me stessa per aver scelto quella migliore, anche se l'avrei tenuta addosso ancora per poco. Le sue labbra presero possesso del mio ventre, facendomi ansimare. Mi alzai sui gomiti, solo per guardare la sua testa tra le mie gambe, era uno spettacolo gradito dai miei ormoni. Sollevò lo sguardo verso di me, e mi persi ancora in quelle pozze azzurre, e le sorrisi, tra un sospiro e l'altro. Ma lei riprese a fare la sua magia, afferrando tra le dita le due estremità dei miei slip, tirandoli verso il basso. Mi rifilò uno sguardo veloce, prima di abbassarsi nuovamente e picchiettare la lingua, impazientemente, contro la mia sensibilità. Strinsi in un pugno le lenzuola, inarcando la schiena contro il materasso. Gemetti vergognosamente, lasciandomi finalmente andare. E passammo tutto il pomeriggio l'una avvinghiata all'altra, impregnate di sudore e con il respiro pesante che ci impediva di parlare. [...]

"Rosie?"- continuai a cercarla in quella casa a me sconosciuta, camminando scalza sul parquet chiaro, vestita solo da una felpa. Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, afferrando tra i denti il mio labbro inferiore. Dopo aver consumato il rapporto, mi svegliai senza di lei, immersa nel buio, completamente nuda sotto le lenzuola. Il posto accanto al mio era freddo, segno che se n'era andata molto prima. "Ehi, tu."- una voce sconosciuta mi richiamò, ed io mi voltai verso questa, ritrovandomi davanti al ragazzo dalla carnagione scura che mi scrutava con curiosità, notando il mio aspetto un po' selvaggio. Sembrò capire, poiché sorrise maliziosamente, ed io mi sentii maledettamente in imbarazzo. "Sono Marcus."- allungò una mano verso di me, che guardai per un momento, prima di afferrarla gentilmente. "Bella."- borbottai, tornando al mio posto, con le braccia incrociate contro il petto. Lui si schiarí la voce, infilando le mani nelle tasche dei jeans. "Ascolta, Ros mi ha chiesto ti riaccompagnarti a casa. Dunque, puoi venire con me."- sorrise appena, passandosi una mano tra i capelli neri. "Ti aspetto in macchina, d'accordo? Cambiati."- borbottò prima di lasciarmi da sola, sbattendosi la porta alle spalle. Rimasi a fissare un punto indefinito della stanza, portandomi una mano sulla bocca. Scivolai lentamente verso il pavimento, portandomi le ginocchia contro il petto. La paura si impossessò di me, rendendomi nervosa. Mi aveva semplicemente usata? iniziai a pensare che, per lei, fosse stata solo una delle tante volte, con un'altra delle tante ragazze - io. Quando, magari, per me era stato tutt'altro che una delle tante volte. E probabilmente mi avrebbe scartata, dopo essere arrivata al suo obbiettivo. Avrei voluto pensare il contrario, ma da quel momento, nella mia testa balenavano questi pensieri spiacevoli. Inevitabilmente, una lacrima rigò la mia guancia e dovetti affrettarmi ad asciugarla con il dorso della mano, rialzandomi immediatamente da lì. Non potevo fare altro che inchiodare la colpa a me stessa, per averle permesso di usarmi. E, dunque, non avrei dovuto nemmeno piangermi addosso, non dopo aver scopato con lei di mia spontanea volontà. Me ne sarei andata da lì a testa alta, anche se non ne avevo motivazione. Avrei fatto finta di niente per il resto dell'estate, allontanandomi drasticamente da lei e da questa storia dannosa. [...]

Chiusi con forza la porta della mia camera, buttando lo zaino sul pavimento. Indossavo ancora la sua felpa, e quasi mi pentii di non averla lasciata a lei. Ma poco m'importava, volevo andarmene da quella casa il prima possibile, dunque m'ero portata appresso tutto. Il mio sguardo finii sullo specchio e, quindi, sulla mia immagine riflessa. I capelli completamente spettinati, non più tanto ondulati. Il viso struccato, ma con gli occhi circondati da mascara colato. Per non parlare della mia espressione apatica, che avrebbe messo in fuga chiunque. Come potevo trovarmi in quello stato per una ragazza del genere? Le avevo permesso non solo di entrare nella mia vita, ma anche nei miei fottuti vestiti, provando anche piacere. Mi sentii sporca, come se avessi mancato di rispetto a me stessa proprio come lei aveva mancato di rispetto a me. Il mio cellulare vibrò sul comodino, attirando l'attenzione. Lo afferrai, il suo nome illuminava lo schermo. La rabbia prese il sopravvento, e scagliai il mio iphone contro lo specchio, rompendolo in mille pezzi che finirono sulla moquette.

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora