T w e n t y s e v e n

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"Spero ti sia comportata bene, in mia assenza."- incalzò la bionda, sedendosi finalmente sul suo letto nel quale avevo dormito io, per tutte le notti senza di lei. Sembrava contenta di essere lì, circondata dei suoi averi, di tutti i suoi ricordi e con ancora il suo profumo nell'aria. Mi guardò, con le sopracciglia alzate, mentre si stendeva di schiena, reggendosi però sui gomiti per non perdere il nostro contatto visivo. Probabilmente m'ero persa a guardarla, e stavo studiando ancora e ancora i suoi movimenti, che inevitabilmente mi rapivano. "Perché non rispondi? Devo preoccuparmi?"- il suo sguardo si fece più serio, e si alzò con il busto mettendosi a sedere. Stava veramente prendendo in considerazione questa assurdità? rabbrividii al pensiero e scossi la testa, eliminando la distanza tra i nostri corpi. Mi abbassai sulle ginocchia e ci ritrovammo allo stesso livello, così presi tra le mani il suo viso, guardandola dritta negli occhi. "Non ho smesso mai, nemmeno per un secondo, di amarti. Non potrei mai sostituirti.."- sussurrai, ma con fermezza, mentre i miei pollici accarezzavano la sua pelle bianca. I suoi muscoli si rilassarono sotto il mio tocco e ne fui sollevata, difatti curvai le labbra in un sorriso. Era la prima volta, per me, in cui la vedevo vulnerabile, totalmente bisognosa di sicurezze. Si decise a muoversi e non perse tempo a posizionare due dita sotto il mio mento, facendo pressione per alzarmi la testa. "La mia ragazza."- disse, prima di regalarmi un bacio casto ma sentito, io sorrisi nel mentre, avvolgendo le braccia intorno al suo busto. Lei era ancora seduta sul letto, io inginocchiata tra le sue gambe che mi stringevano, e quell'abbraccio non fece altro che trasmettermi tranquillità. La stessa che Marcus spezzò, entrando in quella stanza di soppiatto, bruscamente. Io e Rosie alzammo la testa contemporaneamente, e guardammo male il ragazzo che sembrava imbarazzato. "Okay, torno indietro."- borbottò, ma Rosie roteò gli occhi, fermandolo. "No. Che cosa vuoi?"- gli chiese, e nel mentre mi alzai da lì, restando in piedi tra i due ragazzi, dondolandomi poi sui talloni. Marcus infilò le mani nelle tasche dei jeans e alzò le spalle. "Ryan è di sotto, dovremmo concludere un affare e—" - non fece in tempo a finire la frase, perché Rosie rispose prontamente, come temevo. "Vi raggiungo subito."- borbottò, facendo cenno verso la porta, facendogli segno di uscire dalla stanza, e così fece, sospirando. Sapeva benissimo quanto fossi contraria a tutto questo, soprattutto dopo aver quasi perso Rosie. Non riuscii a dire una parola, la guardavo amareggiata, illusa dal fatto che avrebbe lasciato perdere tutto dopo quel che le era successo. Invece no, imperterrita voleva immischiarsi in quella merda. Come se nulla fosse, sotto il mio sguardo spento, si mosse nella stanza in cerca della sua felpa, spettinandosi di tanto in tanto i capelli con le dita. "Non voglio che tu lo faccia."- dissi, spezzando il silenzio ed attirando la sua attenzione, e il suo sguardo non sembró neppure tanto sorpreso. Sospirò e distolse lo sguardo per un attimo, prima di avanzare verso di me, appoggiando poi le mani sulle mie braccia. "Non succederà nulla, Bella."- cercò di rassicurarmi, ma non le credevo, non più. Mi liberai dalla sua presa e scossi la testa. "No! Non sarebbe dovuto succedere nulla nemmeno quella notte!"- sbraitai, stavo impazzendo, una bomba ad orologeria, imprevedibile più che mai. Rosie rimase a fissarmi, abbattuta, mentre le lacrime rigavano il mio volto. "È il mio lavoro, Bels. Non posso fare quello che mi pare."- mi spiegò, con una calma disarmante che non fece altro che agitare me. "Non è vero. Te ne trovi un altro, maledizione!"- continuai, allargando le braccia prima di farle ricadere lungo i fianchi. Rosie sbuffò, strofinandosi il viso con entrambe le mani, e da quel gesto trapelava tutta la sua frustrazione. "Tu non capisci.."- sussurrò, scuotendo la testa, ma io risi sarcasticamente, infilandomi le dita tra i capelli per tirarli indietro. "Sei tu che non capisci, cazzo."- sbottai, puntando gli occhi verdi su di lei, il mio sguardo era rude, totalmente irremovibile come quel che pensavo. "Io non sarò complice del tuo male."- continuai, questa volta a voce bassa, e con il suo sguardo arrabbiato addosso. "Allora non puoi far parte della mia vita."- sputò, con una freddezza unica, come se fosse facile dirlo, e farlo, soprattutto. Quelle parole avevano lo stesso peso della pallottola che aveva colpito lei pochi mesi indietro, e le aveva pronunciate con una tale facilità. "Non puoi chiedermi di essere d'accordo con tutto questo.."- sussurrai, deglutendo, spiazzata. Lei trovò finalmente la sua felpa nera, infilandosela, prima di voltarsi verso di me e sospirare. "Non posso chiederti di esserne d'accordo, ma posso chiederti di lasciar perdere."- concluse, i suoi occhi sfiorarono per un attimo i miei, finché non abbassò la testa sulle sue vans rosse, non mi rivolse neppure un altro sguardo. Uscì dalla stanza, lasciandomi con un brutto magone in petto, un senso di vuoto e disagio.

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