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rimasi paralizzata, mi lasciai nelle sue mani, senza alcun risentimento. Socchiusi le labbra istintivamente, sentendo il suo pollice tirare il mio labbro inferiore verso il basso, lasciandolo andare successivamente. I suoi occhi si alternavano tra i miei e la mia bocca, facendomi mancare l'aria. "Non dovremmo, sai?"- sussurrò contro la mia pelle, facendomi rabbrividire. Scossi la testa, a dir la verità non riuscivo nemmeno a sentirla. Desideravo solo sentire il sapore delle sue labbra, ma non l'avrei mai ammesso. Lei deglutì, afferrando poi tra i denti il mio labbro inferiore. Gemetti in risposta, presa alla sprovvista. Mi sentii quasi libera di incastrare una mano tra i suoi capelli, che strinsi in un pugno. Quel gesto bastó per far si che lei si scagliasse contro la mia bocca, divorandomi con dei baci tutt'altro che innocui. Indietreggiai, finché non sentii il muro freddo entrare in contatto con la mia schiena. Sfiorò la punta del mio naso con la sua, e quel gesto apparì stranamente tenero, ai miei occhi. Abbozzai un sorriso, involontariamente. Fu un sorriso spontaneo. "Mi farai dannare, Bels."- sussurrò ancora, appoggiando la sua fronte contro la mia. Chiusi gli occhi, scuotendo la testa. Potevo ancora sentire il suo respiro contro la mia bocca, ed era piacevole quanto eccitante. "E mi ucciderai."- concluse, staccandosi dal mio corpo. Mi lasciò con l'amaro in bocca, indubbiamente, ma restai in silenzio. Il mio corpo era controllato dal sonno, al momento. Desideravo distendermi su un comodo letto, chiudere gli occhi e perdermi in uno di quei sogni indimenticabili. [...]

Il giorno successivo, mi svegliai a causa dei raggi del sole puntati sul mio viso. Fui costretta ad aprire gli occhi di malavoglia, seguita dal silenzio tombale di quella camera a me sconosciuta. Mi alzai sui gomiti, guardandomi attentamente intorno. Corrugai la fronte, strofinandomi gli occhi con le nocche, mandando via anche un po' di mascara. Solo in quel momento ricordai la serata precedente, e avrei voluto nascondere la testa sotto terra. Mi alzai da quel letto e sbuffai sonoramente, chiedendomi se fossi sola o meno, ma, a giudicare da quel silenzio, pensai di più alla prima ipotesi. Camminai scalza fino alla porta, aprendola lentamente. La mia testa sbucava da quella fessura, ma anche il corridoio sembrava essere vuoto. "Buongiorno."- sussultai, portandomi una mano sul petto. Chiusi gli occhi, appoggiando la testa sul muro. "Rosie, cazzo. Mi hai spaventata!"- strillai a voce bassa, rifilandole uno sguardo torvo. Lei sollevò un angolo della bocca, in un mezzo sorriso, infilando le mani nelle tasche dei pantaloncini di basket, rigorosamente neri. "Ros."- mi corresse, pressando le labbra assieme. "Hai fame?"- continuò, facendo un passo verso di me. Sul suo viso non c'erano tracce di occhiaie, e pensai si fosse svegliata molto prima di me. Comunque scossi la testa, in segno di negazione. "D'accordo, se ti serve qualcosa, mi trovi in giardino."- borbottò prima di staccare gli occhi dalla mia figura e sorpassarmi, per raggiungere il piano inferiore sotto il mio sguardo confuso. Aveva, per caso, scordato i nostri baci? Una piccola parte di me, sperava fosse così, per non dover affrontare il discorso. Ma, al tempo stesso, non volevo sentirmi maledettamente insignificante per lei. [...]
Una volta raggiunto il piano inferiore, mi ritrovai davanti ai due ragazzi della sera prima, che alzarono lo sguardo dalle loro tazze fumanti, scrutandomi da capo a fondo. Mi sentii in imbarazzo, e restai immobile, sull'ultimo scalino, con un piede a mezz'aria. "Scusate.."- borbottai, distogliendo lo sguardo da loro che, successivamente, si scambiarono uno sguardo complice. Avrei anche dovuto spiegare loro la mia presenza?
"È in guardino."- disse soltanto, quello dalla carnagione più scura, riferendosi a Rosie. Sorrisi in modo gentile e, a testa basa, raggiunsi il guardino sul retro. L'aria fresca mattutina, mi provocò dei brividi, anche se era senz'altro piacevole. Mi guardai intorno, in cerca della bionda, che trovai seduta sul muretto, con le gambe distese su questo e un quaderno malandato tra le mani. Scriveva frettolosamente su quel foglio, corrucciando lo sguardo di tanto in tanto. Avrei dovuto avvicinarmi e, quindi, disturbare la sua quiete? In fondo era stata lei stessa a suggerirmelo.
"Ehi.."- sussurrai, avvicinandomi a lei. Infilai le mani nelle tasche posteriori dei pantaloncini di jeans. Lei alzò lo sguardo dal quaderno, puntandolo su di me. "Hai dormito bene?"- chiese con tono pacato, tornando a scarabocchiare sul foglio. Io tossii appena, pressando le labbra assieme. Avrei voluto dirle che, no, non avevo dormito affatto bene. Ma sapevo avrebbe preso questa risposta come un pretesto per tenermi lontana da lei, come sua abitudine. "Io- Si, divinamente."- innaspai, sedendomi sul gradino, sotto il suo sguardo persistente. Cosa aveva da guardare? Il suo silenzio mi metteva ansia. Presi un piccolo fiore tra l'erba e ci giocai, facendolo girare tra le dite. Accarezzai i petali, tirandoli delicatamente, per staccarli. "Vuoi scoprire se ti amo o meno?"- scherzò lei, saltando giù dal muretto, per prendere posto al mio fianco. Io scossi la testa, sollevando gli angoli delle labbra in un sorriso. "Sarebbe comunque impossibile."- la guardai per un momento, alzando le spalle, buttando poi il gambo tra l'erba rigorosa. "Nulla è impossibile, Bels."- portò lo sguardo davanti a lei, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Il sole illuminava il prato ben curato, tanto da poter scorgere qualche fiore colorato. Con quell'affermazione cosa voleva intendere? Mi sforzai di non cercare una risposta, poiché non sarebbe servito a nulla, e sapevo illudere la mia mente molto facilmente. "Mi dispiace, per ieri. Avrei dovuto tenerti lontana da tutto questo."- cambiò discorso, abbassando la testa sulle sue vans consumate. "Non è stata colpa tua."- innaspai, appoggiando la guancia sulle ginocchia. La guardai, sembrava quasi preoccupata, abbattuta. "Invece si. Lo è sempre."- scosse la testa, prendendosela tra le mani. Strinse tra le dita un po' dei suoi capelli, chiudendo con forza gli occhi. Avrei voluto comprenderla a pieno, avrei voluto aiutarla, restarle accanto. Se solo me lo avesse permesso sin dall'inizio. "Non è vero, Rosie. La colpa è mia, questa volta. Avrei dovuto farmi i cazzi miei, invece di ficcare il naso in faccende che non mi riguardano. E ti posso assicurare che sarà così, d'ora in poi."- la bloccai, contraddicendola. Mi passai una mano tra i capelli chiari, sospirando lentamente. Ci fu' un attimo di silenzio, riempito dai nostri respiri e sospiri. Poi parlò, guardandomi negli occhi, come se non avesse paura di dire quelle parole. "Il punto è che non voglio. Voglio averti ancora tra i piedi."

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora