SECONDA PARTE.
(2 mesi dopo)Bella.
"Sei in ansia?"- chiese Marcus, in un sussurro, mentre stringeva il volante tra le dita. Ci mise talmente tanta forza che le sue nocche diventarono bianche. Non dissi nulla a riguardo, sapevo che il suo stato d'animo non ero così tanto differente del mio, motivo per il quale quella domanda apparì stupida. "Si, proprio come te."- risposi, quasi duramente.
Rosie sarebbe finalmente uscita da quell'ospedale, dopo cinque mesi di silenzio e ansia costante, durante la quale il pensiero di non poterla più abbracciare m'aveva più volte sfiorata. Il diploma era alle porte ed io avevo smesso anche di studiare, la mia testa era occupata a pensare a lei e al suo sguardo spento, privo di tutte le sue bellissime espressioni, che amavo ancora.Scendemmo dalla macchina e presi una boccata d'aria, chiudendo gli occhi, per trovare equilibrio. Quando gli riaprii la grande struttura quasi mi schiacciò ma cercai di ignorarlo, non mi sarei lasciata prendere dal panico. "Forza, andiamo."- sospirò Marcus, dopo avermi sorpassata. Camminava con passo deciso verso la porta a vetri ed io lo seguii, in silenzio. [...] I corridoi di quell'ospedale, bianchi e vuoti, mi trasmettevano pura angoscia, il solo pensiero che Rosie avesse passato cinque lunghissimi mesi in uno di quei lettini tristi, mi fece sospirare. Marcus si fermò di soppiatto e, involontariamente, andai a sbattere contro la sua schiena larga, emettendo un sussulto. "Marcus?"- lo richiamai, appoggiando una mano sul suo braccio, cercai il suo sguardo e, per la prima volta dopo tanto tempo, vidi una lacrima rigare la sua guancia, mentre fissava qualcosa dietro di me. Deglutii e, istintivamente, voltai lo sguardo nella sua stessa direzione. Prima di subito anche io lasciai che le lacrime bagnassero le mie guance e mi portai le mani davanti alla bocca, soffocando i singhiozzi prepotenti. Un ciuffo biondo e leggermente cresciuto nascondeva due occhi azzurri, un sorriso stanco e spaesato. Rosie era lì, davanti a me, il come le aveva tolto qualche chilo, ma era bellissima ugualmente, con la sua solita espressione da furba.
Non persi altro tempo, le mie gambe si muovevano agili verso di lei, e quando le fui abbastanza vicina, le allacciai le braccia al collo, stringendola al mio corpo. Talmente forte che sentii i battiti del suo cuore, veloci quanto i miei. Sentii il calore delle sue braccia invadermi e piansi sulla sua spalla, bagnando la felpa nera che aveva addosso. "Ehi.."- sussurrò, il suo della sua voce alimentò le mie lacrime e la sua stretta intorno a me. Incastrai le dita tra i suoi capelli biondi e chiusi lentamente gli occhi, respirando il suo profumo che sapeva tanto di casa. La mia. "Cazzo, mi sei mancata così tanto."- disse, prendendomi prontamente il viso tra le mani, premette i palmi sulle mie guance arrossate e mi guardò in viso, i suoi occhi si persero nei miei, i suoi pollici mi asciugarono le lacrime. Sorrise, facendo sorridere anche il mio fottuto cuore. Afferrai il collo della sua felpa tra le dita e la tirai a me, frettolosa, premendo le labbra sulle sue. Quel contatto scatenò l'ira delle farfalle nel mio stomaco e le ginocchia tremarono. Quell'attesa m'aveva uccisa, quel bacio mi stava ridando la vitalità che avevo perso. Mi baciò con tutta la dolcezza che non mi aveva dato in cinque mesi. La mia Rosie sarebbe tornata a casa, con me, con noi. "Okay, okay. Credo di meritare un abbraccio anche io!"- esclamò Marcus dietro di noi, interrompendo quel momento, ma Rosie rise, sorpassandomi per fiondarsi tra le braccia del suo migliore amico. Quest'ultimo la strinse possessivamente, si scambiarono qualche stupida battuta, battendosi il pugno. Marcus le lasciò una pacca sulla spalla e le sorrise. "Mi sei mancata, bastarda."- annunciò. "Stai piangendo, Marcus?"- lo prese in giro lei, trattenendo una risata davanti alla fragilità dell'amico. Marcus roteò gli occhi. "Piantala."- le tirò un pugno sul braccio.
Tutto questo mi era mancato.
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DANGEROUS
Fanfiction"Lei era diventata l'unico spiraglio di luce nel bel mezzo della mia vita buia." @Casie.