T h i r t y o n e

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one month later.

"John?"- lo richiamai, per l'ennesima volta, quella mattina. Ma sembrava disorientato, perso nei libri che stava cercando di studiare da più di una settimana. Avrebbe dovuto affrontare un esame importante tra meno di un mese e si sentiva frustrato. "John!"- alzai la voce, facendolo sussultare, tant'è che i suoi occhi scattarono su di me. Sospirò, passandosi le mani tra i capelli corti, i suoi occhi erano contornati da occhiaie pesanti, che quasi provai pena. "Perché non provi a prenderti una pausa?"- sussurrai, avvicinandomi e appoggiando una mano sulla sua spalla. Era diventato un pezzo di legno, rigido e stressato. "Non posso."- sbottó, irritato. "Si che puoi. Devi solo chiudere questi dannati libri."- lo bloccai, controbattendo, e lui restò zitto, sospirando profondamente. Mi appoggiai alla libreria accanto alla sua scrivania. "Oggi non esci con Marylin?"- borbottò, alzandosi finalmente da quella poltrona, e raggiungendo il letto. "Si, dovrei. Ma tu puoi venire con noi..."- proposi, accennando un sorrisino innocente, anche se gli si leggeva in faccia che era stanco, dunque non lo avrei forzato.

Le serate con Marylin diventavano ogni sera più euforiche, e il più delle volte, tornavo a casa storta, per poi affrontare i postumi della sbornia le mattine dopo. Avevo abbandonato tutto, qualsiasi tipo di passione, qualsiasi interesse. Avevo iniziato a lavorare in un pub, e vivevo nella mia casa in campagna, autonomamente. Avevo perso ogni tipo di contatto con Rosie, e con i ragazzi, mettendo da parte tutti i loro affari e la preoccupazione che le avevo riservato per troppo tempo. Lei non aveva neppure provato a cercarmi, e per quanto male mi facesse, me lo feci andare bene.

"Oh, è arrivata. Ci vediamo domani!"- esclamai, salutandolo di fretta mentre bloccavo lo schermo del cellulare. Lui mi salutò con un cenno, ed io corsi fino al piano terra, uscendo da casa sua. Puntai lo sguardo sulla macchina della rossa e curvai le labbra in un sorriso euforico, prendendo posto sul sedile accanto al suo. Mi allungai verso di lei e le lasciai un bacio sulla guancia, prima di ricompormi. Mi guardava divertita, con un braccio appoggiato al finestrino, e l'altro teso sul volante. "Come siamo contente, oggi."- osservò, prima di riportare l'attenzione sulla strada e accelerare verso il centro. Mi strinsi nelle spalle ed abbassai interamente il finestrino, lasciando che il vento scompigliasse i miei lunghi capelli scuri. "È sabato, ciò vuol dire che ci divertiremo."- risposi, chiudendo gli occhi e appoggiando la nuca sul sedile. "Hai ragione."- annuì, tornando seria in volto. Stranamente.
Lasciai correre, non avendo voglia di entrare nella sua psiche. Le sarebbe passato, prima o poi.

"Questo posto è..strano."- borbottai, guardandomi intorno, circondata si bottiglie di alcolici appese sulle pareti di quel locale strano e buio, anche se molto affollato. Posti del genere non facevano altro che incrementare la mia voglia di esagerare. La rossa accennò una risata divertita, alzando le spalle, mentre si avvicinava al bancone. Le rivolsi uno sguardo e sospirai, appoggiando i gomiti sul bancone in legno. "Cosa prendi?"- chiese lei, abbassando gli occhi su di me, quasi dolcemente. Ma, prima che potessi risponderle, una voce alle nostre spalle spezzò il momento, attirando l'attenzione di entrambe. "Non prende niente."- mi si mozzò il respiro all'istante, quando i miei occhi finirono su Rosie, piazzata davanti a noi, con le braccia tese lungo i fianchi e lo sguardo di qualcuno che avrebbe potuto incenerire l'intero pub. I suoi occhi, come previsto, non lasciavano intendere alcuna emozione. Ad ogni modo, non risposi, le parole mi si bloccarono in gola. Non la vedevo da un mese ed inevitabilmente mi chiesi per quale assurdo motivo si fosse presentata di soppiatto.
La rossa non sembrò affatto contenta, difatti corrugò la fronte e assunse un espressione contrariata. "Che vuoi?"- sbottó, andandole davanti, come per fronteggiarla. Ma Rosie non si lasciava intimorire, rimase esattamente nella stessa posizione, solo con della carica in più. "TU, chiedi A ME, cosa voglio?"- le ringhiò in faccia, afferrandola per un braccio, per non farla spostare, altrimenti avrebbe dovuto alzare la voce. "Tu cosa vuoi, mh?"- continuò, il suo tono di voce apparì alquanto divertito e minaccioso, che per un momento pensai che stesse uscendo tutto il suo sadismo. La rossa rimase zitta, il che mi lasciò perplessa, non era una di quelle che si tappavano la bocca dinanzi una minaccia. "Rispondimi, Lauren."- alzò la voce.

Aspetta..Lauren?

Corrugai la fronte, alternando lo sguardo tra la rossa e Rosie, sentendomi improvvisamente tradita. La mia testa stava cercando di ricollegare tutto, e gli avvertimenti di Marcus tornarono a galla. Aida. Luke. Sgranai gli occhi, avvicinandomi a loro, senza timore. La rossa aveva l'aria scocciata e anche colpevole, finché non spostò l'attenzione su di me, schiudendo le labbra. Non sapeva cosa cazzo dire, ma io si.
"Spiegami questa cosa."- innaspai, serrando le labbra in una linea dura. "Spiegamela, cazzo!"- alzai la voce, ma Rosie allungo un braccio verso di me, bloccandomi il passaggio, per impedirmi di prenderla a sberle. Sapeva che l'impulsività avrebbe preso il sopravvento. "Io mi fidavo di te.."- continuai, questa volte incrinando la voce, sentendomi usata e sola, improvvisamente. Rosie riprese in mano la situazione, mettendosi tra me e Lauren. "Stalle lontana, chiaro? Se vedo ancora la tua faccia di culo vicino a lei, provvederò per fartela sparire."- sputò, spingendola verso il bancone, sul quale andò a sbattere.

Ros prese distanza dal suo corpo e si voltò verso di me. La sua espressione cambiò radicalmente, i muscoli si rilassarono sotto il mio sguardo, e le labbra si curvarono in un sorriso debole. "Ti spiegherò tutto, ma non qui."- sussurrò, venendomi ancora più vicina. Nonostante la situazione, il tempo passato, le nostre liti. La sua vicinanza mi creava ancora troppo scombussolio. Ed io, in quel momento, avevo bisogno di risposte.

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora