s i x t e e n

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Avete presente quando non riuscite a trovare il lato positivo di una qualsiasi situazione? Bene, perché io, in quella situazione, non ci trovavo alcun lato buono. Dopo aver strillato dalla frustrazione davanti a Marcus e Ryan - si presentò una volta dentro la sua macchina - li avevo convinti a portarmi da lei, mandando poi al diavolo le suppliche di John. Anche in quel caso, pretendeva restassi al suo fianco. Ma il mio fottuto cuore mi spingeva da lei, e la paura, la preoccupazione, l'angoscia, mi stavano divorando lentamente, rendendomi maledettamente vulnerabile. E il pensiero che si fosse fatta del male solo per proteggermi, mi mandava in bestia, mi sento responsabile, e il minimo che potessi fare era restarle accanto. Che poi, l'avrei fatto comunque. [...] "Ancora non mi avete detto cosa è successo."- brontolai, incrociando le braccia. Ryan e Marcus si guardarono complici, sospirando. Quest'ultimo si avvicinò a me, spettinandomi i capelli ondulati, affettuosamente. Cercava di confortarmi? A me importava ben poco, volevo, piuttosto, sapere la verità. Difatti mi voltai verso di lui, scostando la sua mano in modo sgarbato, ma lui non si scompose. Probabilmente capiva il mio stato mentale del momento, in fondo era uno dei suoi migliori amici, ed io mi stavo comportando da vera stronza. "Non sta a noi dirtelo, Bella. Mettiti l'anima in pace e rilassati."- borbottò, passandosi una mano sulla faccia stanca. Aprii la bocca per dire qualcosa ma Ryan parlò prima di me, affiancando l'amico. "Avanti, ragazza. Prenditi qualcosa di caldo e riposa, appena si saprà qualcosa, te lo faremo sapere."- accennò un sorriso, appoggiando una mano sulla mia spalla. Lo guardai come se fosse impazzito - ed effettivamente stava impazzendo. "Stai scherzando, spero - lasciai una risata sarcastica- io non mi muoverò da qui."- mi impuntai, voltandomi per dare loro le spalle. I miei occhi si posarono sui vari dottori che facevano avanti e indietro per il lungo corridoio, alcuni di fretta, altri con la massima tranquillità. L'ospedale, in generale, mi metteva sempre tanta ansia, avrei potuto trovarci di tutto, là dentro. Tra quelle mura bianche, divise in reparti, uno peggio dell'altro. E pensare a Rosie all'interno di uno di questi, mi faceva annodare lo stomaco, trasmettendomi un senso di nausea. Che cosa diavolo mi stava facendo, quella ragazza? Dove cazzo si era nascosta la mia arroganza? Mi portai entrambe le mani tra i capelli, stringendoli appena. Chiusi per un attimo gli occhi, sospirando lentamente.
"Bella?"- mi voltai, ritrovandomi davanti a Ryan. Si schiarì la voce, infilando le mani nelle tasche dei jeans. "Si è svegliata. Lasciamo a te il posto.."- sorrise ampiamente, porgendomi un pezzetto di carta con un numero scritto in penna. Lo presi, un po' confusa e contenta al tempo stesso. "È la sua camera. Corri."- continuò, facendo cenno con la testa verso le scale. Io lo guardai, quasi incredula, come se avessi perso le speranze in così poco tempo. Mi misi a correre, sorpassando di fretta le infermiere e i vari pazienti che passeggiavano in compagnia. Percorsi le scale a due e due, guardandomi intorno, per leggere i numeri delle stanze. Trovai quella corrispondente al mio foglio, e mi precipitai, fermandomi però davanti alla porta socchiusa. Deglutii, appoggiando la mano sulla maniglia che tirai verso il basso, aprendo completamente la porta. Due bellissime pozze azzurre si fermarono su di me, facendomi venire le farfalle nello stomaco. "Bella.."- sussurrò, socchiudendo le labbra. Io annuii, avvicinandomi al suo lettino. Il suo viso presentava due tagli piccoli sopra il sopracciglio, il labbro leggermente spaccato. Il suo braccio sinistro era fasciato, e il suo respiro spezzato. Sorrisi leggermente, per darle conforto, ma anche perché lo sentivo davvero. "Cosa ci fai qui?"- continuò, osservandomi da capo a piedi, con un lieve sorriso sulle labbra. Si aspettava la lasciassi da sola? Scossi la testa, afferrando istintivamente la sua mano. "Sono corsa qui appena l'ho saputo - il mio sguardo tornò triste, e abbassai lo sguardo sulle nostre mani - cosa diavolo ti è successo?"- tornai a guardarla, stringendo la sua mano più grande della mia. Lei distolse lo sguardo da me, alzandosi con il busto. Sembrava non le facesse male nulla, dunque la lasciai fare, forse anche un po' ingenuamente. "Lascia stare, Bella."- borbottò, passandosi una mano tra i capelli biondi. Solo allora mi accorsi del suo nuovo taglio. La sua coda era sparita, lasciando spazio ad un ciuffo spettinato, non troppo lungo. Avrei voluto passare le dita sulla rasatura, ma cercai di reprimere quel pensiero. "Che hai fatto ai capelli?"- cambiai discorso, ma avrei approfondito la questione più tardi. Lei fece un mezzo sorriso, spettinando maggiormente i capelli. "Ti piacciono?" - "Mi sento molto a mio agio con questo taglio."- alzò le spalle, puntando i suoi occhi nei miei, tornò seria immediatamente, ma non mi meravigliai, i suoi sbalzi d'umore non mi sorprendevano. "Dove sono Ryan e Marcus?"- si guardò intorno, sospirando. Mi schiarii la voce, abbassando gli occhi sulle mie vans. "In corridoio. Mi hanno permesso di entrare e-"
"Non m'importa. Voglio vederli."- mi bloccò, alzandosi dal lettino. Come diavolo faceva ad avere tutta quella forza dopo aver perso i sensi per parecchie ore? Scossi la testa, osservandola in silenzio. Con una sola mano infilò i pantaloncini da basket, restando con il top sportivo, rigorosamente nero. "Chiamali, Bella."- mi fece pressione, serrando le labbra in una linea dura. La sua arroganza mi fece perdere la poca ragione rimasta, e non riuscii a fare a meno di sbottare, piazzandomi davanti al suo corpo. "Quale cazzo è il tuo problema?"- strinsi i pugni lungo i fianchi, lei distolse lo sguardo dal mio, e il suo respiro accelerò. Alzai le braccia, lasciandole cadere lungo i fianchi successivamente. Solo pochi giorni prima si era presentata a casa mia, cercando di mettermi al sicuro, chiedendomi anche scusa. Ma ci trovavamo puntualmente al punto di partenza, come se avessimo - come se avesse - eliminato tutto il resto. Tre passi avanti e cento indietro. "Sei tu il mio fottuto problema."- alzò la voce, ed io sussultai, indietreggiando verso la porta. I suoi occhi chiari incastrati nei miei, restai immobile, in silenzio. Cercai di elaborare le sue parole, cercandone il significato. Rosie era solo un complicato ed irrisolvibile enigma.

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora