Capitolo 18-Quello che non doveva succedere

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I giorni volano e siamo già arrivati alla tappa giapponese del mondiale. Questa volta siamo arrivati di martedì per aver modo di abituarsi, almeno in parte, al jet leg.
Nei giorni prima della partenza non ho fatto molto, seguivo Hennel nel suo lavoro e rimanevo ad osservare, però ho avuto modo di vedere la galleria del vento in azione, davvero bellissima.
A differenza degli altri io faccio più fatica ad abituarmi al fuso orario, forse con il tempo mi ci abituerò anch'io.

Il venerdì va bene, il nostro passo è ottimo, perdiamo un pochino nella parti più tecniche, ma i lunghi rettilinei fanno esaltare il nostro motore Ferrari: infatti anche la casa di Maranello sta dominando senza problemi.
Subito dietro ci sono le Red Bull e noi siamo gli unici che riescono a competere con le due frecce d'argento per la 5ª posizione.
Le qualifiche del sabato rispecchiano in pieno le prove libere: 1ª fila rossa, 2ª fila Red Bull, 3ª e 4ª fila sono metà nostre e metà Mercedes.
La classifica finale è: Seb, Charles, Gasly, Verstappen, Giovi, Hamilton, Ocon e poi Giul.
Nelle ultime gare Max le sta prendendo non solo dalle due Ferrari, ma anche dal compagno di squadra, se Gasly non si fosse dovuto ritirare per problemi alla PU a Sochi avrebbe potuto lottare per la vittoria, mentre l'olandese si è fatto superare anche da Charles.

È domenica e io non riesco proprio a dormire, dopo la terza volta che mi sveglio decido di alzarmi. È ancora buio fuori, guardo l'orologio e infatti sono appena le 5:30.
In Italia dovrebbero essere le 22:30, quindi potrei anche chiamare qualcuno, per prima cosa provo a chiamare Laura.
Il telefono suona, ma nessuno risponde, sarà sicuramente uscita in qualche locale.
Provo a chiamare anche Gaia e Veronica, ma nessuno sembra volermi rispondere. Sbuffo e butto il telefono sul letto.
Non posso fare niente, quindi metto maglia e felpa del team e chiamo un taxi perché mi porti al circuito.
Magari incontro qualcun altro con i miei stessi problemi di sonno. Un'ora dopo sono già nel paddock, in effetti rispetto a Sochi c'è più gente nel paddock, ma sembrano tutti troppo indaffarati. Sto per entrare nel mio hospitality, quando qualcuno appoggia una mano sulla mia spalla.
"Non dovremmo smetterla di incontrarci a orari improponibili prima di una gara?"
Appena lo vedo nella sua felpa rossa e con un sorriso stampato in volto non posso evitare di sorridere a mia volta.
"Seb! Più che altro tu non dovresti iniziare a dormire di più prima di un gran premio?"
"Nah! Ho sempre fatto così, abituarmi al fuso orario non è mai stato il mio forte."
"Bene e alloravcosa vorresti fare? Io stavo entrando per fare colazione." E indico con la mano l'edificio alle mie spalle.
"Non so cosa ti aspetti di buono lì dentro, ma se vuoi nel nostro hospitality ci sono croissant caldi e buon caffè italiano."
I miei occhi si illuminano a quelle parole. "Davvero? Ma posso entrare?"
"Certo, dò giusto un'occhiata che non ci siano Binotto e Arrivabene prima di farti entrare, ma nessuno dei due è così mattiniero."
Seb entra per primo e poco dopo fa cenno anche a me di entrare. Ci sediamo ad un tavolino e lui mi porta croissant e caffè.
"Tu non mangi niente?"
"No, no. Ho già mangiato quello che dovevo, ho delle rigide tabelle da seguire."
"Non so come facciate voi piloti, io non ce la faccio a rinunciare a certe prelibatezze." E addento questo buonissimo croissant.
"Per ciò che si ama questi sacrifici non sono niente." Ha ragione e io lo capisco meglio di molti altri.
Finito di fare colazione usciamo prima che arrivi qualcuno a lamentarsi della mia presenza.
"Bene, ora che ho la pancia piena possiamo fare tutto quello che vuoi tu."
"Beh a Sochi aveva portato bene, quindi ti va di fare il giro del circuito?"
"Certo! Però stai attento che se continui a dirmi tutti i tuoi segreti ad ogni circuito per la fine della prossima stagione ti posso rubare il posto in Ferrari."
"Non ne dubito." E mi fa l'occhiolino.
Quando percorriamo i lunghi rettilinei in cui Seb non ha niente da dirmi su staccate e traiettorie ideali parliamo, per la prima volta parliamo di cose al di fuori della nostra passione per le 4 ruote.
Parliamo delle nostre famiglie, lui si sofferma in particolare sul suo fratellino Fabian, sembrano molto legati, mentre io gli parlo molto di mio fratello, del bimbo o bimba che deve arrivare e quindi anche di Arianna.
Gli racconto anche meglio chi sono i due amici a cui ho portato i cappellini, sono le prime persone oltre la mia famiglia con cui ho condiviso questa grande passione, per questo sono importantissimi per me.
"Un giorno se posso li vorrei portare nel paddock, magari il prossimo anno a Monza o in Austria. Non se ne rendono conto, ma hanno fatto davvero tanto. Io e Samuele ci scrivevamo dopo ogni qualifica e dopo ogni gran premio su Instagram. O io o lui mettevamo sempre una storia sulla F1 e l'altro rispondeva e da lì sono nate tante di quelle discussioni. Invece Marco ogni volta che uscivamo in gruppo la domenica sera o il lunedì mi tirava in parte e iniziavamo a discutere, anche se eravamo ad una festa, trovavamo sempre almeno 10 minuti per parlare da soli di F1.
Non so se lo capiscono, ma queste piccole cose hanno significato tanto per me. Sono i primi che mi hanno considerato alla loro pari."
"Dopo quello che mi hai raccontato sono ancora più contento di aver autografato quei cappellini."
Anche lui mi parla dei suoi amici storici, di quelli che ha da prima dell'inizio della sua carriera in F1. Quelli che venivano a vedere le sue gare da ragazzino quando correva ancora solo in Germania con i kart.
Poi gli parlo io di Veronica e Gaia, dicendogli di questa nostra amicizia un po' strana iniziata nonostante le differenti età quando eravamo ancora abbastanza piccole.
E infine gli parlo della mia ex coinquilina Laura.
Nessuno dei due si fa problemi a parlare, come se fossimo due amici di lunga data che semplicemente non si vedono da tanto tempo e devono aggiornarsi su quello che gli è capitato.
C'è solo una cosa di cui non parliamo: la nostra vita sentimentale. Io non è che abbia tanto da raccontare, sono stata troppo presa dagli studi per cercare di arrivare esattamente dove sono ora per riuscire ad impegnarmi con qualcuno negli ultimi anni.
Di Seb invece non so niente, da questo punto di vista è sempre stato molto riservato, i giornalisti non sono mai riusciti a scoprire niente, però mi vergogno ancora troppo per chiedergli una cosa del genere.
"Mi hai parlato così tanto dei tuoi amici che viene voglia anche a me di conoscerli, ma manca qualcuno nella tua storia, un ragazzo non ce l'hai?" È lui che inaspettatamente tira fuori l'argomento, cerco allora di prendere un po' di coraggio.
"Beh, è da tempo ormai che non ho un ragazzo, da quando ho fatto la mia prima laurea triennale a Torino. Sai ho impiegato tutte le mie energie per arrivare dove sono ora, non è stato facile. Ma tu? So tante cose di te, ma hai sempre evitato i giornalisti per quanto riguarda la tua vita sentimentale."
A guardarlo bene anche lui sembra un po' imbarazzato come me. "Seb non serve che mi rispondi se temi che possa far trapelare qualcosa." Ora mi guarda negli occhi e mi sorride.
"No tranquilla, io mi fido di te. Comunque i giornalisti non sanno niente anche perché non c'è niente da scoprire, almeno non di recente. Anche la mia storia è un po' come la tua, il mio lavoro mi prende troppo e non riesco a mantenere un rapporto così..."
"Mi dispiace, capisco che la fama abbia dei difetti, ma ho sempre immaginato che nella vostra vita abbiate tutto ciò che volete. È davvero stupido, lo so."
Finiamo il giro del circuito parlando di argomenti più leggeri e una volta ritornati nel paddock ci dividiamo esattamente come in Russia.

Anche oggi seguo la gara dal box di Giul, esco in continuazione sulla pit lain per guardare il cielo nella mezz'ora prima dell'inizio: ci sono dei nuvoloni che minacciano pioggia sopra di noi.
La pioggia non ci vorrebbe proprio, potrebbe sconvolgere le cose, ma oggi non ce n'è bisogno.
Inizia la gara e le nuvole sembra che non se ne vogliano andare. Continuo a mangiarmi le unghie e al 10 giro succede quello che non doveva accadere: Giovi è il primo ad avvisare con un team radio che nel terzo settore inizia a scendere una leggera pioggerella.
Dopo altri 5 giri inizia a piovere su tutto il circuito tutti rientrano per il pit stop, c'è chi mette le intermedie e chi le full wet, fra i primi 8 noi come le Mercedes andiamo sulle gomme blu.
Il meteo sembra che non migliorerà nella prossima mezz'ora, contiamo sul fatto che fra un paio di giri quelli con le intermedie non riescano a stare in pista.
Invece sia Red Bull che Ferrari decidono di andare sulle intermedie, non capisco questa scelta. È vero che nei primi giri faranno tempi migliori, ma guardando il meteo è chiaro che dovranno fare un pit stop in più per montare le full wet.
Continuo a guardare la gara e mi agito sempre di più. Dopo altri 5 giri, siamo al 20º ormai, continuano a comparire e sparire bandiere gialle in tutti i settori, tutti quelli che hanno montato le intermedie non riescono a stare in pista, devono assolutamente rientrare in questo giro.
Inquadrano la corsia dei box e vedo che stanno tutti rientrando, ma dopo un paio di secondi mi accorgo che è rientrata una sola rossa ed è quella con il numero 16.
Mi alzo in piedi e cerco di guardare in tutti i monitor per capire dove sia finito Seb e solo ora mi accorgo che ci sono delle bandiere gialle prolungate fra i settori 2 e 3.
A questo punto inquadrano la Ferrari piantata fra le curve 13 e 14 della Spoon.
Fortunatamente scende senza problemi dalla macchina, ma è arrabbiato e molto direi anche.
Vorrei potergli andare in contro e rassicurarlo, vorrei che si sfogasse con me e vorrei poterlo consolare, invece devo rimanere qui finché non finirà questo gran premio.
Prendo comunque il telefono per mandargli un messaggio.

Seb❤️🏎

Dimmi almeno che non ti sei fatto niente, per favore😞

Non mi aspetto che mi risponda subito e continuo a guardare la gara. Sono stati i 31 giri più lunghi di sempre per me, alla fine nonostante il doppio cambio Ferrari e Red Bull erano troppo superiori, la classifica è: Leclerc, Gasly, Verstappen, Giovi, Hamilton, Giul e Ocon.
Il nostro weekend è andato benissimo, ma io sono troppo preoccupata per il tedesco per pensare di festeggiare con il team. Ora Seb è a -20 da Max e mancano solo 4 gare.
Giro per un'ora su e giù per il paddock, senza ombrello e sotto la pioggia per cercare Seb che continua a non rispondere alle mie chiamate.

Seb❤️🏎

Per favore, rispondimi , è da un'ora che ti cerco nel paddock, ma sembri sparito...

Continua a non rispondere e decido quindi di tornare in hotel, sono fradicia, se non mi faccio una doccia calda subito rischio di ammalarmi.
Appena esco dalla doccia controllo per la millesima volta se mi è arrivato un suo messaggio.

Seb❤️🏎

Sto bene.

Dopo questo messaggio non capisco se essere rassicurata che mi abbia risposto o preoccupata per il modo in cui l'ha fatto.
Decido quindi di andare nella camera dei miei due piloti, dovrebbero essere rientrati ormai. È Giul ad aprire.
"Ciao, siete stati grandi davvero. Bellissima gara. Potreste darmi il numero di Charles? Sono preoccupata per Seb..."
Giul sorride malizioso come sempre, ma io lo stronco sul nascere.
"Giul sono seria, per favore mi riuscite a dare questo numero."
"Si certo... scusa. Ecco ti ho inviato il contatto."
A questo punto abbraccio Giul, sono stata troppo brusca prima.
"Grazie mille." E ritorno in camera mia.
Aspetto non più di due squilli.
"Pronto?"
"Ciao Charles sono Vittoria. Hai idea di dove sia Seb? Non risponde alle mie chiamate e risponde a monosillabi ai messaggi. Ho bisogno di sentirlo."
"Se n'è uscito dall'hotel sotto la pioggia un'ora fa, nessuno sa dove sia adesso." E fa una pausa prima di continuare a parlare.
"Vallo a cercare, ha bisogno di te."
"Grazie Charles!"
E chiudo la chiamata.
Prima di uscire ripenso ai discorsi che abbiamo fatto stamattina e capisco esattamente dove sia andato.

Spazio autrice

Ci stava di concludere con suspence il capitolo anche perché era già abbastanza lungo.
Non voglio lasciarvi con il fiato sospeso, se riesco aggiorno già sta sera, ma non prometto nulla, voglio che venga al meglio il prossimo capitolo.

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